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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 14/06/2014 @ 17:06:07, in A) Aziende, innovazione, produttività, costi, ecc., cliccato 644 volte)
PAGAMENTO TASI AD ALTA BUROCRAZIA
 
Non ho nessuna intenzione di discutere su questa tassa. già ne hanno parlato in troppi. Invece penso sia utile evidenziare le assolutamente scarse regole stabilite da Poste Italiane SpA riguardanti l’organizzazione del pagamento di questo tributo.
Mi permetto di farlo perché, da anziano consulente di direzione e organizzazione, salto sulla sedia quando vedo disorganizzazione, spreco di tempi e quindi maggiore spesa in un’azienda.
 
Venerdì 13 sono andato all’ufficio postale del mio Comune (meno di 5000 abitanti) per pagare la prima rata della TASI con il modulo F24. E’ passato mezzogiorno da un pezzo ma c’è una lunga fila. Ambedue gli sportelli, sia quello “banca” che quello “posta”, gestiscono questi pagamenti, oltre naturalmente ai compiti usuali come raccomandate, pagamenti vari, ritiro contante da parte dei correntisti, ecc..
Quando arriva il mio turno saluto l’impiegata che mi conosce bene e subito si sfoga con me: “non ne possiamo più (lei e la sua collega); è da stamattina che facciamo queste operazioni e…ci fanno lavorare il doppio quando si poteva organizzare meglio con il risultato di velocizzare la procedura di pagamento….lo si poteva fare con un modulo di c/c postale, così avremmo fatto velocemente tutto attraverso il computer, come al solito; poi, cosa ancora più grave, il computer non legge l’F24 anche se è interamente compilato con un PC; quindi, dopo aver controllato velocemente nome, cifre, dobbiamo scrivere tutto a mano e infine ritirare il denaro contante o con il bancomat, dopo aver tagliato a mano il modulo F24 di cui tratteniamo la metà….”.
 
E, aggiungo io, siete obbligate anche a stampare l’addebito/ricevuta per il bancomat che è superflua per chi non la desidera, così come lo è quando si va a ritirare il contante in banca e il distributore di banconote chiede se vogliamo o no la ricevuta.
 
Ragazzi dell’alta direzione delle Poste Italiane Spa, datevi una svegliata e chiedete a chi ha organizzato le modalità di pagamento di organizzare le procedure con il fine ultimo di risparmiare: questa è vera “spending review”!
 
Di Gennaro Aprea (del 31/07/2016 @ 16:31:01, in A) Aziende, innovazione, produttività, costi, ecc., cliccato 821 volte)
SP14 MILANO CITTA' METROPOLITANA e BREBEMI

Ogni anno i media danno notizie sulla BREBEMI (Brescia-Bergamo,Milano), cioè sulla nuova autostrada inaugurata 2 anni fa. Per gli italiani del Centro-Sud ed i turisti è un'illustre - si fa per dire - sconosciuta. Ma forse è interessante leggere queste notiziole.
L'idea di costruirla è stata di un'impresa privata che ha messo un po' di capitali presi a prestito da importanti banche ed ha convinto alcuni Comuni interessati di aggiungere una parte del finanziamento (in totale più di 2 miliardi di Euro). Ho sentito una recente dichiarazione del CEO in difesa delle accuse per le perdite di bilancio dell'attività, il quale ha semplicemente sottolineato che dal primo anno al secondo vi è stato un aumento del traffico di più del 45%.
Il progetto prevedeva un traffico di 60.000 veicoli l'anno che invece ora sono soli 15.000. Ciò significa una perdita importante per la società. Le ragioni? Sono più di una, ma la prima è che gli imprenditori promotori, a mio parere, non sono stati ed hanno continuato a essere poco capaci nel loro mestiere.
Quando nel luglio del 2014 la A35 (così è stata numerata) fu aperta al traffico, non vi era collegamento diretto con la TEE (Tangenziale Est Esterna) che avrebbe permesso al traffico dall'A1 (A. del Sole) di accedere alla A35 e viceversa (completata solo 10 mesi fa); né vi erano i necessari collegamenti diretti fra la Brebemi e l'A4 (Torino, Bergamo, Brescia, Venezia, Trieste) a Brescia e a Bergamo. Il primo è attivo da pochi mesi mentre quello con Bergamo è di là da venire. Dico io: come si fa a non collegare immediatamente un'autostrada con le altre? Il progetto non lo prevedeva: male. Il pedaggio inoltre non è in concorrenza con quello dell'A4 anche se fa risparmiare alcuni kilometri.
In breve scarsa imprenditorialità. Ma veniamo ora la primo titolo, la SP14 che dimostra una volta di più questa mie ultime affermazioni.
Questa Strada Provinciale esiste da decenni; si chiama anche Rivoltana perché da Milano porta a Rivolta d'Adda. Insieme alla Cassanese, quasi parallela un po' più a nord, esse sono state scelte dagli ideatori della Brebemi per collegare Milano alla Tangenziale Esterna e da lì alla Brebemi. Le hanno quindi modificate in parte (erano normali strade a una corsia per verso di marcia con velocità massima 90 kmh) I miei concittadini e lo scrivente la conoscono bene perché la usiamo da sempre per andare e tornare a/da Milano; così vale anche per altri Comuni che sono toccati dalla Rivoltana.
L'hanno fatta diventare un "superstrada" per un decina di km, poi si sposta abbandonando la vecchia Rivoltana per raggiungere la TEE mentre la vecchia continua come era prima. Ed ecco le mie considerazioni sulla segnaletica e i segnali vari.
1) uscendo da Milano la superstrada comincia al km 2 (dove c'è il Lunapark) ed inizia con un leggera curva con 7 (dico sette) segnali inframmezzati da un albero (d'inverno per fortuna è senza fogliame) in un tratto di 50 m. Un automobilista di qualsiasi tipo di veicolo per poterli leggere tutti non dovrebbe avere una velocità superiore passo d'uomo, specialmente l'ultimo cartello, altissimo, che indica i nomi delle prime sei uscite indicate da i seguenti numeri:1a (che potrebbe leggersi "prima"), 1, 2, 3, 4, 5. Se non sbaglio, nella sequenza dei numeri civici "1" si colloca prima di "1a". No comment
2) Velocità massima 70 kmh per circa 4 km: prima era 90 sulla vecchia strada e lo è tuttora quando la Rivoltana ritorna ad essere la vecchia SP a due corsie totali. Dopo questi 4 km la velocità permessa è di 110 kmh. Vorrei una spiegazione dagli imprenditori della Brebemi. Da notare che nessun veicolo mantiene il limite di velocità a 70 ma vi è un controllo fotografico al km 6.5, quando si può già viaggiare a 110: perché non prima? Commento un po' faceto: se vi fossero dei controlli dei vari Comuni che sono attraversati dalla "nuova Rivoltana" essi potrebbero risolvere tutti i loro gravi problemi finanziari. Oppure sarebbe logico permettere i 110 all'ora fin dall'inizio, comunque con controlli frequenti?
3) Al km 5,5 vi è l'uscita per Pioltello-Limito (e per Rodano dove risiedo). Tre preavvisi che non hanno indicato Rodano (non vi dico le ragioni altrimenti mi arrabbio troppo). Dopo più di 1 anno di proteste i Rodanesi hanno ottenuto che solo uno dei tre preavvisi includa Rodano!! (ogni volta che qualche amico intende farmi visita gli raccomando di uscire al Pioltello-Limito; se non l'ho fatto si sono persi)
4) Dallo stesso svincolo Pioltello-Limito-Rodano per andare verso Milano, cioè al km 5,5, la distanza indicata è 4 km.
5) Sulle autostrade e superstrade le corsie di decelerazione sono regolate dal Codice della Strada come segue: "...è buona norma di comportamento imboccare la corsia di decelerazione a velocità non elevata, ma sufficientemente alta da sfruttare appieno la sua lunghezza per ridurre la velocità, senza disturbare i veicoli che seguono...". Ebbene su questa nuova superstrada tutte le corsie di decelerazione, anche se rettilinee, sono indicate immediatamente per 40 kmh. Per esempio nell'uscita di Piotello-Rodano si passa dai 110 kmh a 40 all'improvviso sulla corsia di decelerazione diritta per 800 m, cosa che contrasta con la regola appena menzionata. 40 kmh sono giustissimi quando il complesso delle corsie di uscita dalla super-autostrada è fatto a "quadrifoglio" ed è necessario comunque decelerare rapidamente perché il raggio di curva è corto. Da noi, se si passasse comunque da 110 a 40 di colpo si rischierebbe di provocare molti pericolosi tamponamenti. Simili attenzioni dovrebbero essere regolate per le corsie di accelerazione nell'immissione nella superstrada. Perché non indicare all'imizio della decelerazione 80 kmh e alla fine, quando si avvicina la rotatoria dalla quale partono le strade per i vari Comuni della zona, un secondo cartello a 40, o addirittura a 30 kmh?
6) Vi sono alcune strade di "avvicinamento" alla Rivoltana o di uscita dalla stessa (anche abbastanza lontane dallo svincolo e alcune classificate Strade Provinciali) diritte e senza ostacoli, incroci, edifici, ove il limite di velocità indicato è 40 o addirittura 30 kmh. La cosa più buffa è che dai 30 all'ora di una di queste, a partire dal cartello di ingresso nel Comune di Rodano sulla stessa strada, la velocità permessa è ovviamente di 50 kmh. Altra richiesta di spiegazioni da parte degli imprenditori.
Tutto ciò che precede può essere interessante anche per gli automobilisti che non utilizzano queste strade e superstrade. Il fatto è che in Italia i limiti di velocità sono volutamente approssimativi, quindi sbagliati, sempre esageratamente per difetto, cosicché quasi nessuno ne tiene conto. E nessuno ha pensato di fare contravvenzioni.
Ciò serve comunque a dimostrare che alcuni imprenditori italiani che si credono padreterno sono invece dei grandi impreparati e incompetenti. E chi dovrebbe correggere questi errori spesso è allo stesso livello di preparazione.
 
Di Gennaro Aprea (del 19/06/2017 @ 18:26:16, in A) Aziende, innovazione, produttività, costi, ecc., cliccato 575 volte)
L'INDUSTRIA EDILIZIA VA MALE ?


 
Oggi, sul notiziario economico e finanziario del telegiornale di RAI 3 il giornalista/speaker ha riconfermato che l'economia produttiva sta andando (abbastanza) bene, ma l'unico settore che è in regressione è l'industria edilizia delle nuove costruzioni, che ha perso, su base annua, il 4,6%.
Il tono era tale da voler dimostrare la negatività di quella statistica. Per me invece è una buona notizia perché significa che il consumo del suolo è diminuito.
 
Non vi era alcuna cifra che riguarda le ristrutturazioni che invece sono altrettanto importanti. Ormai gli economisti hanno capito che la sostenibilità di qualsiasi processo produttivo deve tener conto della cosiddetta "impronta ecologica".
 
In questo caso solo le imprese edilizie conservative - e sono ancora la maggioranza - pensano che il futuro delle loro imprese sta nel nuovo, pur avendo per fortuna accettato le costruzioni che necessitano di limitata energia per essere vissute. Ciò anche alla buona concorrenza.
Comunque nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni mancano ancora le i progetti e le realizzazioni delle strutture per il minor consumo di acqua, quelle di recupero dell'acqua piovana ed il recupero e l'uso delle acque di scarico (lavabi, bagni, docce, lavelli, lavatrici e lavastoviglie) per la pulizia dei servizi igienici.
 
Ci sono centinaia di milioni di edifici nel mondo (e decine di milioni in Italia) che possono e devono essere ristrutturati per portarli a consumi "quasi zero". La tecnologia ha fatto passi da gigante, quindi i costi son più che accettabili. E' anche vero che in alcuni casi particolari le realtà e le situazioni non permettono la ristrutturazione a costi competitivi. La soluzione è trovare spazi abbandonati (es. industrie ferme da tempo) disinquinare il terreno ove necessario, costruire il nuovo senza aumentare suolo occupato e volumi, trasferirne gli abitanti (ottimizzare i servizi che spesso mancano). Poi demolire i vecchi edifici e creare verde sulla stessa area, possibilmente aumentandone la superficie..
 
Nel piccolo Comune dove abito da tempo, sono state ristrutturate due cascine abbandonate e un terza è sulla stessa strada, tutte ristrutturate con gli stessi criteri. Ve ne sono ancora molte, non solo in questa zona da riutilizzare, anche per altri scopi sociali, come hanno fatto a Milano città.
 
Ma andando verso il sud non vi sono numerose valide iniziative di questo genere, soprattutto, dico io, per mancanza di impulsi imprenditoriali a progetti simili; soprattutto mancano  appoggi di tutti i generi da parte di chi ci governa a livello centrale, regionale e locale.
 
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