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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 08/12/2008 @ 11:44:43, in C) Commenti e varie, cliccato 822 volte)
LE ONDE DELL’OCEANO
 
E’ da molti giorni che non scrivo un rigo sul sito; la ragione principale è che sono stufo di vivere questo periodo nel quale si sente parlare solo di crisi economica, di discussioni e crisi della magistratura, di improperi e accuse fra politici, ecc., di ingiurie più o meno sottintese.
Perciò ho voglia di cambiare argomento e di pensare un po’ al caldo in questi giorni in cui la temperatura ci fa rabbrividire.
Molti – meno dell’anno passato - potranno andarsene per le feste di fine anno alle Seichelles o ai Carabi o in altri posti nel sud del mondo dove c’è l’estate…così ho pensato di raccontarvi un episodio che fa’ parte della mia vita, il quale appunto si è svolto a 30 gradi all’ombra in un passato ormai lontano.
 
 
 
LE BELLE ONDE DI COPACABANA
 
Molti anni fa quando abitavo in Brasile, a Rio de Janeiro, quasi tutte le domeniche mia moglie ed io andavamo ad una delle molte spiagge, spesso a quella famosa di Copacabana oppure a qualche chilometro fuori città dove non vi era l’affollamento tipico delle giornate di festa e dove l’acqua, e soprattutto la spiaggia, erano più pulite.
Sulle rive dell’Atlantico in Brasile, anche quando il mare è calmo, vi sono le famose onde che fanno la gioia dei surfisti. Alla spiaggia di Copacabana sono meno alte e non vi sono quasi mai correnti, però bisogna stare attenti perché se non sei un buon nuotatore un’onda, alta due o tre metri quando è vicino alla riva, ti può prendere e sbattere sul fondo, perciò devi saperla “infilare”.
E’ pericoloso soprattutto per i bambini che non hanno il permesso di bagnarsi se non insieme ai genitori. Agli inizi del mio soggiorno mi era capitato due volte di salvare un bambino che era stato preso da un’onda ed aveva bevuto tanto da non reagire più. La prima volta eravamo due italiani con amici brasiliani e, dopo averlo raggiunto rapidamente a nuoto (non c’erano bagnini o barche di salvataggio come da noi) ce lo lanciavamo fra un’onda e l’altra che passava sopra la nostra testa tenendolo sempre fuori dell’acqua, mentre ci riavvicinavamo al bagnasciuga.
Però avevo notato una cosa strana e sorprendente: nessuno degli astanti o di quelli che erano già in acqua, compreso la madre, si era lanciato per cercare di salvare il bambino in evidente difficoltà: rimanevano sul bagnasciuga a guardare preoccupati e magari si disperavano, ma non si muovevano..
Quando tutto era finito e l’ambulanza aveva caricato il bambino e la madre, un amico brasiliano della brigata che aveva notato il nostro disappunto, mi aveva spiegato la ragione dell’atteggiamento dei bagnanti.
Mi disse: “In Brasile molti credono che se qualcuno si trova in difficoltà in mare, pensano che ciò dipenda da una “volontà superiore”, e lasciano che il destino faccia il suo corso. Ciò è dovuto alle antiche credenze delle religioni animiste dei vecchi schiavi africani che si sono mescolate a quelle della religione cristiana nel corso di secoli, credenze che si sono radicate nel popolo delle favelas, soprattutto in quello di carnagione scura che, se vi guardate intorno, abbonda dappertutto”.
Una bella domenica di maggio - è la fine dell’estate nell’altro emisfero – ce ne andiamo a cercare come al solito una bella spiaggia fuori Rio a circa 30 chilometri dalla città.
Ci fermiamo sulla strada dove, al di là di una serie di dune, ci appare un’ampia baia con una meravigliosa spiaggia bianca che forma una vera mezzaluna le cui punte estreme distano a occhio e croce almeno tre chilometri. Ogni 100-200 metri c’è un gruppetto di persone, qualche coppia, qualche surfista con le tavole piantate nella sabbia, altri stanno all’ombra delle palme, quindi niente affollamento. C’è anche un gruppo di donne che indossano tutte lunghi vestiti candidi che riconosciamo essere intente a fare un rito di macumba con canti, candele accese, bottiglie di “cashaça” (terribile acquavite di melassa) piantate nella sabbia, e tipici passi ritmati di danza intorno al centro dove è poggiata una statuetta di San Giorgio che uccide il drago.
Ci stendiamo sui nostri grandi teli da mare e dopo un breve periodo di lettura, non resistiamo per il caldo del sole a picco; così sentiamo il bisogno di bagnarci. Questa operazione, normale quando si sta sulla spiaggia in Brasile (alcune signore si bagnano con la bottiglia riempita di acqua di mare) si ripete più volte. Io sono meno resistente e le mie “abluzioni rinfrescanti” sono più frequenti di quelle di mia moglie. Non ricordo il numero di bagnature ma nell’ultima di quella giornata vado in mare e mi spingo un po’ più avanti dove l’acqua mi arriva alla cintola. Improvvisamente un’onda più forte delle altre mi prende e nel riflusso mi trascina dove non tocco più il fondo….ma mi rendo conto che sono già a quasi 50 metri dalla riva. Comincio a nuotare verso terra di buona lena da nuotatore esperto, ma invece di avvicinarmi alla riva, guardando verso le punte estreme della baia vedo che mi allontano verso la linea che le congiunge. Dopo pochi minuti mi rendo conto che sono ormai a circa 300 metri dalla riva nonostante continui a nuotare più velocemente possibile. Qualche onda mi passa sopra la testa e comincio ad essere seriamente stanco. ….e preoccupato.
Mia moglie, alla quale ho fatto dei segnali, pensa subito che io la stia salutando, poi si rende conto che sto scomparendo fra le onde. Capisco che si preoccupa anche lei perché la vedo correre verso un gruppo di persone.
Finalmente scorgo tre surfisti a 50 metri da me che si preparano a prendere l’onda. Gli grido che ho bisogno di aiuto, che si avvicinino per farmi appoggiare alla tavola….ma si degnano solo di uno breve sguardo distratto. Poi la corrente mi fa’ rapidamente allontanare ancora da loro verso il largo.
In quel momento capisco che non ce la farò mai più a tornare a riva e i pensieri si accavallano rapidamente….alla fine concludo che questo è l’ultimo giorno della mia vita e che non vale la pena di fare altro che chiudere gli occhi e aspettare. Mi metto a fare il “morto”, ma l’istinto di sopravvivenza fa sì che per ogni onda che arriva e passa sopra la testa resto in apnea finché non riesco fuori all’aria. Passa ancora qualche minuto e questo tempo mi sembra un’eternità. Poi mi rialzo e cerco di guardare verso riva……le persone sono dei puntini e non riesco più a riconoscere mia moglie; forse ormai sono a più di un chilometro……ma mentre mi giro ancora, vedo che una delle punte estreme della baia si avvicina. Allora riprendo con lena a nuotare e mi rendo conto che la corrente che mi aveva allontanato dal centro della spiaggia a mezzaluna ha girato verso la punta sinistra della baia..…è proprio così, mi sto avvicinando rapidamente alla riva a quasi due chilometri da dove sono entrato in acqua….
E’ fatta, è tutto finito. Mia moglie ha seguito tutto e corre verso di me; io finalmente “tocco terra” e mi metto a correre barcollando anch’io verso di lei; non sento più la stanchezza; mi sembra di essere un ubriaco…..e ci buttiamo uno nelle braccia dell’altro in un silenzioso abbraccio liberatorio.
Sono passati molti anni da quel giorno, era il 1976, ma non potrò mai dimenticare questa straordinaria avventura marina.
Cosa c’è da dire alla fine? Se andate in Brasile ed in altri posti dove il mare è pieno di correnti, state molto attenti, quei mari sono traditori!… La vita è bella, nonostante tutto!
 
 
Di Gennaro Aprea (del 22/01/2009 @ 06:55:52, in C) Commenti e varie, cliccato 858 volte)
EDITORIALE
 
E’ un po’ di giorni che non scrivo un rigo e mi sento in colpa. Soprattutto con me stesso. Però sono parzialmente giustificato perché il 3 gennaio sono partito con mia moglie per la Russia dove ho visitato Mosca e San Pietroburgo con molta soddisfazione di cui scriverò qualcosa appena mi è possibile. Al ritorno, dopo 9 giorni, sono stato “ciapà” (presissimo) con gli impegni teatrali per la compagnia “Gli scombinati” di cui ho scritto in passato qualcosa su questo sito; infine sto preparando una conferenza che si intitola “Energia e ambiente – ci sono soluzioni?” che presenterò a fine febbraio e sulla quale sto lavorando da più di un mese perché il contenuto è vasto ed impegnativo, ma è obbligatoria una presentazione completa ma breve e scintillante altrimenti l’uditorio si addormenta o si annoia.
Mi direte: ma cosa importa a noi lettori ciò che stai facendo, la tua vita privata, ecc.? bene, come ho accennato, cerco di giustificare per la mia assenza dal sito per 3 settimane.
 
E ora vi dirò alcuni miei pensieri. Dopo il precedente articolo del mio sogno sulle ragioni delle guerre, sono felice che finalmente palestinesi ed israeliani hanno smesso di battagliare e di scambiarsi missili, ma resta il fatto che ci sono più di 1350 morti in campo palestinese di cui 4-500 bambini (ma i morti potrebbero essere molti di più perché ogni giorno ne trovano decine sotto le macerie che stanno rimovendo) e più di 5000 feriti….per non parlare delle condizioni di vita in cui sono ridotti gli abitanti di Gaza. In campo israeliano i media non dicono più quanti siano i loro morti e feriti, ma penso che siano rimasti a non più di 20 in tutto: no comment!
Gli israeliani hanno detto di essere soddisfatti perché “hanno raggiunto il loro scopo”. Quale sia lo scopo non è stato precisato, ma si può supporre a prima vista che sia stato quello di far fuori tutti i capi e i guerriglieri di Hamas, di distruggere gli armamenti dell’avversario e di liberare il caporale del loro esercito rapito un paio di anni fa. A me pare che nessuno dei tre “goals” sia stato raggiunto, salvo un altro – come penso io – cioè quello di svuotare i magazzini di armamenti e di fare un po’ di marketing per le prossime elezioni di febbraio. Dall’altra parte i palestinesi estremisti di Hamas affermano di aver vinto la guerra – a me non pare – ma hanno raggiunto anche loro lo scopo di svuotare i loro magazzini di armamenti e ottenere, a costo di troppe vite umane, gli aiuti umanitari che nessuno gli voleva dare prima. Ergo: ambedue i contendenti hanno deciso di fare la “tregua unilaterale”.
Adesso poi c’è il piano Marshall di Berlusconi, il cui governo nella finanziaria ha tagliato abbondantemente i finanziamenti previsti per “aiuti all’estero”. Deve essere diventato il mago Merlino (era lui?) che trasformava in oro un metallo volgare!
A proposito di Berlusconi, l’altro ieri ho sentito gli “auguri” che ha fatto al nuovo Presidente degli Stati Uniti. Sono rimasto esterrefatto più di quanto non lo sia stato il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla notizia che Lula, Presidente brasiliano, ha negato l’estradizione per Battisti, 4 volte assassino. Ebbene, delle due l’una: o Berlusconi non sa l’italiano (ma non mi meraviglio troppo perché troppi politici italiani di ogni parte sono, a dir poco, ignoranti della nostra lingua) oppure non si rende conto di ciò che dice perché è andato fuori di testa.
Non si può fare “…gli auguri più sinceri affinché Obama sia all’altezza del compito che si è prefisso…” (doveva al massimo dire : “… affinché possa riuscire a realizzare ciò che si è prefisso”). Ma forse lo prende per un poveretto ignorante e impreparato, e glielo sputa in faccia? Proprio lui che non è all’altezza del compito che gli hanno dato gli elettori italiani, che di politica economica nazionale sa poco e che si vanta di essere un imprenditore non politico. Lui che non viene preso in considerazione dai suoi colleghi di altre nazioni ( fra l’altro non è stato incluso fra i 50 più importanti personaggi del mondo, contrariamente a numerosi governanti di altri stati che conosciamo bene) i quali lo ricordano che fà corna in fotografia, per gli insulti ad un parlamentare tedesco chiamato “kapò”, per le barzellette cretine, per i baci a Bush, ecc. ecc.
Poveri noi, ancora per quanto tempo dovremo sopportare questo uomo piccino e mediocrissimo?…e che pretende anche di candidarsi alla presidenza della Repubblica?
Oh, finalmente mi sono sfogato!
 
Di Gennaro Aprea (del 02/02/2009 @ 18:42:05, in C) Commenti e varie, cliccato 1067 volte)
VIAGGIO IN RUSSIA
  
Mosca - San Basilo sulla Piazza Rossa                        San Pietroburgo - Canale con la cupola di S. Isacco
 
Né mia moglie né io eravamo mai stati in Russia così, in occasione di un compleanno, ci siamo regalati questa breve vacanza. Molti ci avevano detto che Mosca e San Pietroburgo, le due metropoli più grandi ed importanti di questo grande paese erano affascinanti durante l’inverno: è stato così.
Siamo partiti il 3 gennaio e tornati il 10. Non starò qui a dirvi ciò che potete trovare in qualsiasi programma di viaggi dei molti tour operator che organizzano gruppi offrendo tariffe interessanti, o nelle descrizioni delle cose belle da vedere e da godere, che trovate sui libri editi dal Touring Club Italiano e simili.
Però vi sono delle cose che forse potrebbero essere utili se decideste di imitare i pazzi che vanno al freddo del nord in gennaio, ed anche alcune curiose consuetudini, cioè cose che non ho trovato sulle guide.
1)     La prima impressione che abbiamo avuto a Mosca, città di 10 milioni di abitanti, contrariamente a quanto ci avevano descritto alcuni amici che ci erano andati solo 6-7 anni fa, è che si ha la sensazione di una città ricca, piena di traffico automobilistico (nessuna auto italiana ma molte quelle fabbricate a Togliattigrad nello stabilimento creato dalla Fiat), perfino nelle strade a 8 corsie per ogni senso di marcia. Questo nonostante fossimo in un periodo di piena vacanza perché la religione ortodossa festeggia il Natale il 7 gennaio, quindi tutti erano a casa o fuori Mosca nelle “dacie”. Uomini e donne ben vestiti, pellicce, giacconi, cappelli di pelliccia, calzature, tutto come da noi in una città ricca del nord Italia; in una parola, eleganza e civiltà. Però con le facce abbastanza fredde, con scarsi sorrisi, specialmente nei confronti dei turisti i quali, come al solito, si riconoscono subito. Quasi nessuno parla inglese, anche nei ristoranti…ma le guide che parlano perfettamente italiano sono molto professionali ed ottime sotto tutti i punti di vista.
2)    Se non conoscete l'alfabeto cirillico e tentate di capire qualcosa leggendo scritte varie, cosa quasi impossibile, fin dai primi giorni avrete sicuramente occasione di entrare in una chiesa (dove spesso si paga per visitarla), in un museo, o nella metropolitana, ecc. Ebbene vi troverete davanti ad una scritta che vi sorprenderà e vi strapperà un sorriso, cioè "KACCA". Non ci fate troppo caso, non si tratta di una vendita di escrementi, e la ragione è che in cirillico la "C" corrisponde alla nostra"S", dunque si tratta semplicemnte della "CASSA" che si pronuncia in russo esattamente come da noi
3)     Le città sono state restaurate alla perfezione. Sono inoltre valorizzate da una ricercata illuminazione che mette in risalto sia i monumenti che tutti i palazzi di abitazione. Quindi l’impressione è sorprendente e affascinante. Non parliamo poi di tutti gli alberi di Natale (uno diverso dall’altro) illuminati con giochi di luce bellissimi; così come le fontane, che sono ovviamente gelate, e l’acqua è sostituita da cascate di luce.
4)     Il freddo. Si, il freddo c’è, ma è secco e dà meno fastidio dei meno 2-3° delle nostre parti. Attenzione a come ci si veste. Le guide turistiche e le agenzie raccomandano solo di coprirsi bene (abbiamo camminato con temperature dai – 10 ai -22° (di sera) con una media fra –12 e – 16°); è vero, ma attenzione: il segreto sta nell’essere capaci di coprirsi non più di come lo faremmo noi in Italia quando fa’ freddo; il segreto è invece coprirsi molto bene quando si esce all’aperto. La ragione è che dovunque entri al coperto, hotel, ristoranti, negozi e negozietti, musei, chiese, ecc. la temperatura non è mai inferiore a + 23°C., alcune volte anche 25° Quindi se indossi due o tre maglioni e giacche sotto l’indumento per uscire, pelliccia lunga o giaccone o meglio cappottone di piumino, ecc. rischi di sudare come in una sauna. E' importante coprirsi la testa (ho comprato un colbacco sul posto – quelli di falsa pelliccia costano 8 euro e fanno il loro dovere), le orecchie, il collo e il mento (quest’ultimo per le persone delicate). Sotto i pantaloni, bastano i collant pesanti per le donne e le calzamaglie per gli uomini. Le calzature ideali sono gli scarponcini o gli stivali con le suole spesse di gomma. I guantoni da sci sono ottimi.
5)     E’ stato un piacere, almeno per me, notare che l’euro è accettato ovunque, più del dollaro USA, salvo in tutti i luoghi gestiti dallo stato come musei o alcune chiese sconsacrate dove è obbligatorio pagare in rubli. Dovunque le carte di credito sono ben accette, Ma attenzione, Mastercard e Diners sono sconosciute
6)     Noi abbiamo preso il treno a Mosca per andare a San Pietroburgo (abitanti 4,7 milioni). Quando arrivate alle due stazioni (di partenza e di arrivo) ci sono i facchini (che lavorano a mani nude) i quali ti prendono i bagagli e te li portano sino allo sportello del vagone o dal vagone al mezzo di trasporto fuori stazione, gratis. Speriamo che questa consuetudine si mantenga in futuro. Invece dovete fare estrema attenzione a quando passate dal marciapiede all’interno del vagone. Piattaforma e vagone sono allo stesso livello ma…..vi è una distanza di almeno 50 cm e si rischia seriamente di cadere nel vuoto…si devono fare esercizi preventivi di salto in lungo!....
7)     In Russia le persone sposate portano la fede a destra, come in Germania. Però potete incontrare molti che la indossano a sinistra, come una delle nostre 3 guide. Abbiamo chiesto spiegazioni alla n ostra guida e lei, una simpatica signora bionda 40nne, ci ha detto che la portava a sinistra perché era divorziata e così dimostrava di essere libera alla sua età. La logica alla quale siamo abituati, anche in altri paesi europei, è che i divorziati semplicemente non portano alcuna fede. La mia ipotesi è che i russi non parlano troppo di se quando si incontrano, quindi risparmiano spiegazioni sul loro stato civile; sarà così?
8)     Alimentazione. Al cambio Euro-rublo di quando eravamo là, il costo di un ristorante era più che ragionevole, fra i 15 e i 20 euro. Nel ristorante più caro di San Pietroburgo, compresa la mancia che si attendono essere del 10%, lo “Strogonoff Steak House”, incluso il vino che è in genere caro, abbiamo speso 28 euro a persona. Non vi è molta varietà nei menu, ma nel complesso non si mangia male.
9)     Il biglietto della metropolitana di Mosca (alcune stazioni sono da visitare per la loro architettura) è di 2 rubli cioè 5 centesimi di Euro (per i nostalgici, meno di 100 lire). Ma fate attenzine ad avventurarvici da soli: le indicazioni sono scarse e solo in cirillico
10)     Non siamo riusciti a vedere un solo pezzo di carta per terra a Mosca e, a San Pietroburgo, in pieno periodo di feste, solo una bottiglia e due lattine di birra in 3 giorni e mezzo di peermanenza.
 
Si, la Russia ci è piaciuta e ci siamo detti che vale la pena di tornarci d’estate (non in agosto)
 
Avrete forse notato che la mia foto sul sito è cambiata. Ne ho preso una fra quelle fatte in ottobre 2008 durante il viaggio in Libia. I capelli sono spettinati, gli occhi non ben aperti per la luce accecante, ma l’immagine rispecchia meglio della precedente il mio viso, perché 6 anni fa non avevo barba e baffi ed apparivo più giovane.
 

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