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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 17/01/2008 @ 18:43:34, in C) Commenti e varie, cliccato 848 volte)
I vecchi lettori di questo sito sanno bene come la penso; a quelli che lo guardano per la prima volta adesso e che per caso si sono interessati al titolo, desidero chiarire che sono un laico-laico democratico, ma che posso raggiungere punte di anticlericalismo ogni volta che qualsiasi chiesa, cattolica e non, interferisce e vuole dettare legge allo Stato Italiano, compreso naturalmente i musulmani che rappresentano oggi la seconda religione praticata in Italia.
Non posso fare a meno quindi di fare alcuni commenti ed esprimere il mio pensiero su quanto è successo a Roma.
Ieri ho sentito e letto molti pareri, espressi da un gran numero di persone, che prendevano posizione in favore della libertà del Papa di parlare e contro la decisione dei professori e degli studenti di non volere Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico, ed altri – di numero inferiore – che difendevano la posizione dei professori e degli studenti.
Personalmente ritengo, come i più, che sia stato un errore prendere posizione contro la presenza del Papa dopo che l’invito era stato già fatto, per una serie di ragioni, molte delle quali egregiamente espresse da molti commentatori, in primis da Ezio Mauro, Direttore de La Repubblica.
Ma c’è un altro errore che mi sembra nessuno abbia evidenziato. Il fatto che il Vaticano abbia rinunciato alla presenza nell’Aula Magna della Sapienza di Roma li ha resi in un certo senso dei “martiri”, quindi i dissidenti hanno perso un’occasione in più per comportarsi come dei laici democratici ed hanno fomentato la speculazione politica dei molti atei devoti, e di tutti i baciapile.
Certo è che l’origine di questa presa di posizione contraria alla presenza del Papa la possiamo senza dubbio ritrovare in tutte quelle numerose e pesanti azioni di interferenza della CEI (Ruini per circa 14 anni) e di Papa Ratzinger da quando lo è, che ha fatto arrabbiare molti laici, anche assolutamente democratici. In un certo senso il rifiuto dei professori e degli studenti se lo sono voluto loro.
Mi sembra che Papa Wojtyla non sia stato rifiutato come Josef Ratzinger quando ha parlato all’Università di Bologna.
 
Però io mi sarei comportato in altra maniera, anzi in altre due maniere alternative:
 
1)     Affermare il loro dissenso pubblicamente con una lettera firmata senza rifiutare la presenza del Papa; far preparare i posti a sedere per i Prof e per gli studenti che lo rifiutano, e alla fine non presenziare dimostrando la dissidenza con l’evidenza dei posti vuoti
 
oppure
 
2)     Fare una lettera firmata nella quale si augura che il Papa non venga ad affermare la supremazia della fede cattolica sulla scienza, presenziare alla “lectio magistralis” ed ascoltare. Solo se il Papa avesse cominciato ad accennare una frase a conferma del suo atteggiamento di ingerenza e di imposizione dei propri punti di vista come dogma di comportamento clericale, alzarsi e silenziosamente abbandonare l’aula, senza un solo rumore (e gli studenti senza gli “haugh”).
 
Forse sono più estremista di molti altri ma certamente comportamenti del genere avrebbero forse fatto capire allo Stato del Vaticano che deve cominciare a cambiare politica ed atteggiamento nei confronti dello Stato Italiano.
Dato che sono ottimista di natura, mi auguro comunque che le conseguenze di questo fatto possano contribuire ad avviare un ripensamento del Vaticano e di questo Papa sul loro comportamento ormai non più accettabile dallo Stato Italiano, salvo purtroppo le contestazioni di alcuni esponenti politici
 
 
Post Scriptum del giorno dopo
 
1)     Quando ho scritto questo articolo ieri sera tardi non avevo ancora afferrato l’importanza del fatto che il Rettore ed il Senato Accademico – sbagliando - avevano ormai invitato il Papa. Il rifiuto quindi non ci doveva essere nella modalità estrema con la quale è stata sviluppata e che ha provocato la rinuncia. In effetti in quegli eventi è prassi che chi parla non venga pubblicamente contraddetto e che non vi sia alcun dibattito. Di conseguenza mi convinco che le due alternative cui avevo pensato erano valide
2)     Ieri non avevo letto ancora il contenuto del discorso che il Papa avrebbe esposto e che è apparso sui quotidiani di oggi. L’ho esaminato con attenzione e riporto alcuni passaggi importanti del suo pensiero che mi hanno colpito.
Ad un certo punto afferma che il Papa “non deve cercare di imporre ad altri in  modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà”, poi introduce, facendolo suo, il concetto di Agostino che afferma che “il semplice sapere (riferendosi alla conoscenza che si sviluppa in sede universitaria) rende tristi”. Bene, questo è solo un suo punto di vista perché molti di noi sanno che gli scienziati e gli intellettuali in generale non sono tristi quando conquistano una meta del sapere, anzi, ne sono ben felici; e nel mio piccolo anch’io lo sono per loro e per l’umanità (Galilei era triste solo perché la Chiesa lo contestava e lo ha obbligato a smentirsi).
Poi continua identificando “la ricerca della verità” come scopo principale del sapere ed afferma che è “compito del Pastore della Chiesa (cioè il Papa stesso) mantenere desta la sensibilità per la verità, che è la ricerca del vero, del bene, di Dio, e su questo cammino sollecitarlo a scorgere le utili luci della fede cristiana e a percepire Gesù Cristo, come la luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro”.
Io ritengo che queste frasi, che a mio parere odorano di retorica da catechismo e che non sono nemmeno molto chiare, siano in contraddizione con la prima affermazione di non voler “imporre ad altri in modo autoritario la fede, ecc.” perché il suo punto di vista in definitiva è che la sua chiesa cristiana è infallibile ed è la sola che ricerca e trova la verità che va bene per tutti gli esseri umani, anche per quelli che sono ahimè, nati, cresciuti e educati in altre religioni, musulmane, ebraiche ecc., e naturalmente anche nelle cristiane non cattoliche.
 
 
In breve, se io fossi stato un professore presente e non d’accordo con questo pensiero unilaterale del Papa, mi sarei alzato e silenziosamente me ne sarei andato non potendo aprire con lui un dibattito contestandogli la sua unilateralità (che è la stessa di quei gesuiti missionari che nei secoli passati trattavano molto male i selvaggi pagani per obbligarli a convertirsi alla religione cristiana). Per fortuna ora la Chiesa cattolica usa altri metodi più raffinati, ma altrettanto sottilmente cattivi e carichi di ipocrisia, che spesso sanno di plagio dei loro fedeli o, se volete, ha imparato a fare della buona comunicazione di marketing.
 
Di Gennaro Aprea (del 24/02/2008 @ 16:00:07, in C) Commenti e varie, cliccato 843 volte)
L’ETA’ DEI CANDIDATI
   
Su uno dei suoi ottimi “Bonsai”, quello di ieri, Sebastiano Messina è arrivato alla conclusione che l’ottantenne Ciriaco De Mita non è stato candidato dal PD perché è considerato un “rompicoglioni”, non perché è troppo vecchio.
Infatti il PD ha candidato il Professor Veronesi che è ottanduenne.
A me è venuto in mente che la spiegazione sia anche dovuta alla profonda differenza intellettuale delle ragioni che hanno accampato i due signori.
De Mita ha detto che i medici che lo seguono hanno stabilito che la sua “età biologica non è 80 ma 65 anni”.
Veronesi ha detto che nonostante si renda conto di essere vecchio (per non parlare della Levi Montalcini), si candida a senatore perché “può dare un contributo di idee al futuro Ministro della Salute…” e che “esiste anche un’età delle idee” che può servire per il Paese.
Non ho commenti da fare sulle ragioni di Veronesi che approvo in pieno mentre mi sembra un’idea ben povera quella ragione accampata da De Mita, alla quale si unisce evidentemente anche l’immenso amore per la cadrrega.
Bene: ha 65 anni? 44 di “contributi? E’ giusto l’età della pensione di tutti gli italiani; e allora ci vada in pensione e non ci rompa più con l’età biologica!
 
Di Gennaro Aprea (del 18/03/2008 @ 16:04:44, in C) Commenti e varie, cliccato 736 volte)
SCRIVERE
 
Non si può seguire l’intera produzione di volumi pubblicati, saggi, storia, romanzi, poesia, ecc. anche se la lettura e la cultura sono cose che riempiono, anzi, che devono riempire la vita di tutti noi.
Personalmente sono affezionato ad alcune interessanti trasmissioni televisive e radiofoniche e alla lettura delle pagine culturali dei giornali che leggo sul quotidiano ed il settimanale ai quali sono abbonato.
In televisione seguo quasi ogni giorno “Le Storie” di Corrado Augias e “Chetempochefa’” di Fabio Fazi il sabato e la domenica sera. In ambedue ci sono sempre delle presentazioni di libri e di dischi con la presenza dei relativi autori o con intellettuali che da esperti commentano libri appena pubblicati. Sul quotidiano “La Repubblica e su “L’espresso” vi sono altrettante recensioni.
Chissà quante altre trasmissioni e stampa fanno la stessa cosa: immagino che siano moltissime, così che viene spontaneo pensare che i volumi che si pubblicano in Italia (per non parlare dell’estero e delle relative traduzioni editate nel nostro paese) siano un numero enorme, pressoché incommensurabile.
C’è qualcuno che ha affermato che oggi vi sono più scrittori che lettori. Certamente non ha detto una fandonia se pensiamo quanti libri scritti da tanti autori sconosciuti non sono e non saranno mai pubblicati.
Questo è il mio caso, anche se la mia produzione è decisamente limitata.
Come forse già sapete dal mio CV non professionale, due mie libri che trattano argomenti riguardanti la mia professione di consulente d’azienda sono stati pubblicati, ma per farli ci ho messo molto tempo. E, quando ho cominciato a scrivere le mie memorie romanzate che non sono state pubblicate per una serie di ragioni che ho ipotizzato nella presentazione del volume (scaricabile da questo sito) ho impiegato 5 anni per completare le circa 120 pagine.
Poi, quando ho smesso di lavorare attivamente all’inizio del 2006, ho iniziato a scrivere un vero romanzo che però è fermo da molti mesi perché sono stato e sono tuttora molto impegnato in una serie di cose che mi hanno fatto volare il tempo, ivi compreso lo scrivere su questo sito.
Ma non mi preoccupo, andrò avanti, lo completerò, forse ne comincerò un altro, solo per una ragione: mi piace scrivere, forse per egoismo perché è un piacere che mi dà una soddisfazione simile a quella che può provare un artigiano che costruisce qualcosa di bello, o uno sportivo che pratica la sua attività preferita anche per prepararsi ad una gara e vede che la sua preparazione atletica migliora continuamente mentre si allena (non mi azzardo a paragonarmi ad un artista che crea, perché di artisti, anzi di ARTISTI, ce ne sono pochi.
C’è uno scrittore famoso, Stephen King che ha detto: “Scrivere è come il sesso, man mano che si invecchia è sempre più difficile cominciare ma, se cominci, non vorresti mai finire”.
Ciò mi conforta…ed è per questo che ho voluto oggi esprimere questi miei pensieri sul fascino dello scrivere.
 

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