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\\ Home Page : Storico : L) Zero-carbonio (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 29/03/2015 @ 12:44:14, in L) Zero-carbonio, cliccato 698 volte)
COSA SUCCEDE NELLE ALTE SFERE DELL'ENERGIA?
Il 4 marzo ho assistito ad un incontro al Politecnico di Milano il cui titolo era molto promettente:
Mercati internazionali, geopolitica, prezzo del petrolio:
quale futuro per l'industria dell'energia?
Si è trattato di alcune interessanti presentazioni di 3 esperti alle quali sono seguite interventi della platea.
Le tre persone erano in ordine::
Nicola Monti, vice Presidente Esecutivo Esplorazione e Produzione della EDISON
Daslav Brkic, vice Presidente Senior dello Sviluppo del Business & Technology
   della SAIPEM (Gruppo ENI)
Vittorio Chiesa, Professore al Politecnico e direttore dell'"Energy Group".
con un presidente e moderatore del Politecnico, Prof Andrea Sianesi
 
Molti già conoscono le due società, ma vorrei precisare che Edison è in Italia la seconda produttrice di energia elettrica dopo ENEL ed ha numerose centrali che utilizzano l'intera filiera degli idrocarburi a ciclo combinato; importa inoltre il 20% del mercato del gas naturale.
Saipem è leader mondiale nei campi dell'ingegneria, delle costruzioni e della perforazione per petrolio e gas in aree remote ed acque profonde; fornisce servizi e progetta ed esegue grandi impianti on-shore e off-shore.
L'Energy Group del Politecnico segue da vicino gli andamenti di tutte le fonti energetiche e dei loro mercati, in particolare di quelli delle alternative-rinnovabili: Annualmente produce un rapporto particolareggiato, utilissimo a tutte le grandi e medie aziende del settore, nonché alla classe politica.
Potete quindi immaginare quanto questi esperti potessero dare un importante contributo alla discussione sull'argomento in oggetto.
Invece, a mio parere il risultato non è stato ottimale, nel senso che mi sarei aspettato alcune dichiarazioni chiarificatrici e "al di sopra delle parti", mentre i due alti dirigenti delle multinazionali ha illustrato solo il punto di vista della propria azienda basandosi anche su
quelli di un'altra multinazionale, la BP.
Nicola Monti ha mostrato fra l'altro un diagramma dei consumi suddivisi per ciascuna fonte energetica dal 1965 al 2014 e le previsioni fino al 2035. Il loro andamento evidenzia il grande sviluppo del carbone, del petrolio e del gas naturale, seguito dal nucleare, idroelettrico e rinnovabili le quali nel passato sono state percentualmente insignificanti rispetto alle altre. A partire da quest'anno gli esperti di previsioni delle società petrolifere evidenziano un andamento leggermente più accentuato per le rinnovabili, mentre nucleare e idroelettrico restano quasi al passo. Le tre energie fossili invece, contrariamente alle aspettative di diminuzione dovuto alla accelerata presa di coscienza dei danni crescenti per l'ambiente e la vita (fauna, flora e umani) derivati dalla loro utilizzazione, non ne tengono conto e continuano ad avere un andamento crescente dei loro consumi pressoché invariato, cioè sempre crescente.
Di conseguenza secondo Monti il prezzo del petrolio a breve termine tornerà ai livelli precedenti alla sua recente diminuzione (meno di 60 dollari per barile) per raggiungere i livelli di 80-110 $/barile
Mi è sembrato il rapporto di un ufficio studi che serve a tranquillizzare gli azionisti delle società petrolifere. Comunque ritengo personalmente che siano troppo ottimisti di fronte alle attuali politiche di numerosi paesi dell'OPEC (Organizzazione Paesi Esportatori di Petrolio) che hanno iniziato da tempo ad investire pesantemente in settori alternativi, così come la Cina (grande produttrice di carbone) e di altre entità che disinvestono dal settore energetico delle fossili (es. Fondazione Rockfeller, varie università e fondazioni di importanza mondiale).
Daslav Brkic ha ribadito i concetti di Monti basandosi su un paradigma che lui afferma essere apparso sui mercati che stanno subendo una trasformazione. Il nuovo concetto è:
- se il mondo si avvia ad un periodo di alta domanda di energie unita ad un'alta crescita economica con ridotta disponibilità di energie, il prezzo tende ad aumentare
- se invece vi è disponibilità di energie, ridotta crescita economica e ridotta domanda di energie, il loro prezzo tende a diminuire.
Mi sembra di aver già appreso questi concetti al primo anno di Economia nella prima metà degli anni 50 del secolo scorso.
Hanno poi parlato delle alte diminuzioni di prezzo dovute alla abbondante nuova produzione di petrolio e gas negli USA causa dal metodo "fracking" (vedi su google) che si sta allargando a numerosi paesi del globo. I due esperti affermano che questo metodo di estrazione tenderà a diminuire a relativamente breve termine, così che i prezzi torneranno a salire.
Successivamente il Prof Vittorio Chiesa è intervenuto fornendo molti dati sullo sviluppo delle fonti alternative negli ultimi 3 anni, sviluppo dovuto soprattutto alla pesante diminuzione dei costi di produzione unita al forte aumento dell'efficienza.
La situazione significativa degli investimenti in fonti rinnovabili a fine 2014 sul totale di tutte le fonti nel mondo è la seguente (% degli investimenti):
- Americhe            23
- Europa                21
- Africa                    4
- Asia e Oceania   46
Tutto ciò con una percentuale maggiore nel fotovoltaico (46%) ed eolico (28.7%)
Non solo, egli ha anche dimostrato che l'incremento di potenza delle fonti di energia rinnovabili, compreso in Italia, sarà decisamente superiore a quanto prospettato da Monti e Brkic.
Le rinnovabili sono state caratterizzate da una diminuzione di costi di produzione pari al 60-80% negli ultimi 3-4 anni, unito ad un notevole aumento di efficienza. che hanno consentito un deciso incremento della domanda; questo trend continuerà ancora nei prossimi 20 anni, a meno che si affaccino sul mercato nuove più avanzate tecnologie.
Ha aggiunto infine che il legame tra il prezzo dell'energia elettrica e quello del petrolio è molto debole e che il settore dei trasporti (che ha il maggior impiego del petrolio) potrà subire dei mutamenti con lo sviluppo dei veicoli elettrici e l'uso dei biocarburanti.
In altre parole ha dimostrato che le previsioni dei consumi di energie mostrate poco prima non avevano tenuto conto di queste realtà
 
Nessuno dei tre oratori ha parlato dei problemi del clima, dell'aumento delle temperature terrestri, della presa di conoscenza dei politici e degli rapporti degli scienziati i quali hanno dimostrato le conseguenze deleterie per il continuo uso delle tre fonti fossili. Evidentemente l'unico interesse cui guardare delle multinazionali è quello economico.
 
Al termine dei vari interventi, il moderatore ha chiesto al numeroso pubblico, Prof  Andrea Sianesi del Politecnico, di fare domande agli esperti. Sono intervenuto per primo così.
 
A dicembre di quest'anno tutti gli stati che fanno parte delle Nazioni Unite (196 paesi) si riuniranno a Parigi per decidere come evitare l'aumento dei gas serra (prodotti dal carbone, petrolio e gas) per decidere se e come evitare che l'aumento delle temperature in corso non ecceda i 2° C in media alla fine del secolo.
La gente comune sta cominciando a prendere coscienza di questa situazione e sta facendo pressione sui politici affinché adottino le politiche di contenimento graduale dell'uso delle fonti fossili al più presto e non oltre il 2050 fino alla definiva decarbonizzazione.
Tutto ciò (la pressione sui politici dal basso) costituisce un fattore che sicuramente avrà un impatto sui consumi ed i prezzi delle fonti di energia. Mi sembra che nella costruzione delle previsioni dei consumi di energia a livello mondiale, sarebbe necessario - avrei dovuto dire, obbligatorio - tenerne conto.
Nessuno degli esperti ha commentato le mie affermazioni.
 
E' importante sottolineare che pochi giorni dopo questo incontro sono apparse le statistiche ufficiali dell'Agenzia Internazionale dell'Energia delle emissioni di gas serra nel mondo nel 2014. Esse mostrano per la prima volta un arresto del loro aumento dopo 40 anni di crescita ininterrotta nonostante l'aumento della produzione globale del 3.3%; la ragione ed il merito sono della Cina.
Questo grande paese infatti (finora l'uso del carbone ha coperto il 65% di tutto il fabbisogno energetico) prevede di ridurre i gas serra del 3.1% nel 2015. Voglio sottolineare che la sua organizzazione politica permette di attuare qualsiasi decisione economica senza obiezioni o discussioni: ciò che è deciso si fa e basta!
 
Per concludere questa lunga disamina, il 25 marzo su un'importante componente della varia stampa specializzata (QualEnergia.it) è apparso un articolo del direttore Gianni Silvestrini di cui riassumo i punti principali:
  • ·       nel recente comunicato congiunto di Greenpeace ed ENEL si evidenzia la forte rottura della politica energetica della nostra azienda elettrica che abbandonerà, così come ha già deciso la grande E.On tedesca, di abbandonare le fonti di energia fossili per produrre elettricità. Seguiranno altre "utilities", con il risultato di un forte impatto sulle politiche delle multinazionali del petrolio
  • ·       l'ex AD della BP John Browne ha detto: "lo scenario 2°C" (contenimentodell'aumento della temperatura terrestre entro i 2°C) non è accettato da molti della nostra industria perché non vogliono riconoscere questa minaccia esistenziale al proprio business"
  • ·       sta crescendo rapidamente il movimento che punta a convincere a disinvestire nel mondo dei fossili, dopo la presa di posizione delle Nazioni Unite attraverso l'UNFCC (dopo la Fondazione Rockefeller ed altri importanti investitori)
  • ·       nel mondo dei media è significativa l'accelerazione del quotidiano inglese Guardian il cui direttore Alan Rusbridger ha deciso di dedicare giornalmente una rubrica sul cambiamento climatico e supporterà il movimento "Divest Fossil", incitando a vendere le azioni delle compagnie impegnate nel settore fossile
  • ·       l'ultima mossa di Obama conferma che la leadership dell'azione sul clima sta passando oltre oceano con un'efficace battaglia tra USA e Cina; fra l'altro il presidente americano ha firmato una legge che impone che entro il 2025 tutti gli edifici governativi taglino le loro emissioni climalteranti del 40% rispetto ai valori del 2008, impegno doppio rispetto a quello previsto con la riqualificazione annua del 3% dell'edilizia governativa europea. Inoltre le emissioni specifiche dei veicoli governativi dovranno essere tagliati del 30% entro il 2025.
  •  
L'autore dell'articolo conclude dicendo: "Europa, Italia, datevi una mossa!"
Gianni Silvestrini è un esperto di energie, di ambiente e di soluzioni per il clima- Ha lavorato al CNR e al Politecnico di Milano; è stato Direttore Generale al Ministero dell'Ambiente e ha creato e presiede numerose associazioni nel campo.
Recentemente ha scritto il saggio "2 C°" par i tipi di Edizioni Ambiente, che giudico una pietra miliare per il futuro in favore del pianeta
 
Di Gennaro Aprea (del 20/01/2015 @ 19:31:41, in L) Zero-carbonio, cliccato 646 volte)
BASSO PREZZO DEL PETROLIO: QUALI VANTAGGI?
 
In Italia e nel resto del mondo:
 
-          IL PREZZO INTERNAZIONALE DEL PETROLIO HA RAGGIUNTO NUOVI MINIMI: cinque mesi fa era intorno ai 110 dollari al barile; oggi siamo sotto i 50 dollari
 
-          I PREZZI ALLA POMPA DELLA BENZINA E DEL GASOLiO PER AUTOTRAZIONE STANNO DIMINUENDO (tutti siamo felici…)
 
-          I CONSUMI DEI CARBURANTI, OLII LUBRIFICANT, PNEUMATICI (derivati del petrolio) STANNO AUMENTANDO; conseguenze:
 
-          MAGGIOR INQUINAMENTO ATMOSFERICO
 
-          MAGGIORI DANNI PER LA SALUTE
 
 -   POSSIBILE AUMENTO DEL NUMERO DEGLI INCIDENTI (più morti, più feriti,
     più disabili)
Da notare che negli USA  i prezzi alla pompa dei carburanti alla pompa sono già diminuiti di più del 50% ed i consumi stanno salendo vertiginosamente
 
IN CONCLUSIONE, MAGGIORI SPESE DELLO STATO  (che è sempre alla ricerca di soldi)
 
E se lo Stato aumentasse l’imposta ACCISA per diminuire solamente un po’ il prezzo alla pompa con lo scopo di non indurre ad aumenti dei consumi?
 
Il problema della necessaria diminuzione del costo dei trasporti commerciali su gomma potrebbe essere risolto restituendo periodicamente agli imprenditori del settore una parte delle accise che dovranno dimostrare di aver diritto all’utilizzo dei carburanti (come già fanno per dimostrare i loro costi contabili).
 
SECONDA CONCLUSIONE: Lo Stato potrebbe beneficiare di queste maggiori entrate fiscali per coprire varie necessità di entrate monetarie:  per esempio:
 
-          per scuole
-          ristrutturazioni di altri edifici pubblici che comprendono gli investimenti nel risparmio
           energetico
-          diminuzione delle importazioni di petrolio
-          ….e chi più ne ha, più le spende intelligentemente
 
PS - Ho appreso ieri che c'è un vero vantaggio derivante dalla diminuzione dei prezzi del petrolio: la società statale norvegese STATOIL ha deciso di abbandonare il progetto di estrazione di petrolio dall'Oceano Artico perché il suo costo provocherebbe perdite se al di sotto di 80-100 dollari al barile.
    Speriamo che questa  decisione in favore dell'ambiente sia imitata dagli altri paesi che hanno diritti in quella zona delicata per l'equilibrio climatico, cioè Russia, Danimarca, USA, Canada.
 
Di Gennaro Aprea (del 19/12/2014 @ 18:52:33, in L) Zero-carbonio, cliccato 753 volte)
UN LIBRO OBSOLETO.…MA NON TUTTO
 
Abitualmente non parlo di me, come giustamente fanno le numerose persone che scrivono, persone importanti e meno note come è il mio caso. Tuttavia questa volta penso che ciò che sto per scrivere sia utile per i lettori che si interessano ai problemi ambientali ed apprezzano quanto si scrive sull’argomento, che è vasto e spesso complicato. Ma anche per persone che non sono dei “fan” di questi argomenti, ma cominciano a percepire che qualcosa sta cambiando intorno a noi.
 
Per fortuna negli ultimi 2-3 anni si parla sempre di più di problemi ambientali legati al cambiamento del clima e al riscaldamento terrestre: ciò è un ottimo segno per noi umani, per la nostra salute e quella dei nostri discendenti che comprendono i nostri figli, se siamo giovani, i nipoti se lo siamo di meno e in generale per chi vivrà fin verso la fine del nostro giovane secolo durante il quale – credetemi, non esagero - se non cambiamo i nostri comportamenti, potrebbe essere l’ultimo per l’umanità intera.
 
Come molti di voi sanno per aver letto in passato questo piccolo blog e gli articoli della Sezione “Zero Carbonio”, ho iniziato ad occuparmi di fonti di energia nel 1954 e di problemi di inquinamento nel 1970. Quindi, lavorando in questo settore, ho preso coscienza da tempo dei problemi derivanti dall’uso del carbone, petrolio e gas (per non parlare di energia nucleare) che si sono sviluppati in maniera sempre crescente con i risultati che vediamo intorno a noi nel mondo intero.
 
Nel 2011 ho avuto l’idea di scrivere un saggio che è stato realizzato insieme ad una cara amica ex compagna di università che è diventata un’eccellente Prof alle Sapienze di Pisa e Roma. Ambedue ci siamo occupati a fondo di Marketing durante il nostro periodo lavorativo, materia che abbiamo introdotto nel libro nell’intento di utilizzarlo per un contributo alla soluzione dei problemi di cui stiamo parlando..
 
Il libro era diviso in tre parti: la prima era la descrizione di tutte le fonti di energia, quelle di origine fossile, la nucleare e le rinnovabili, con tutti i loro vantaggi e svantaggi derivanti dal loro uso (questo argomento era compreso nell’Appendice); la seconda parte conteneva la descrizione delle situazioni di numerosi paesi nel mondo, i comportamenti delle imprese con le loro potenti lobby, dei politici e le discussioni fra i vari scienziati ed esperti, obiettivi e di parte, La terza ed ultima parte illustrava perché e come il Marketing avrebbe potuto essere utile.
 
Le prime due parti, nonostante il saggio sia stato ideato e realizzato solo 3 anni fa, è parzialmente obsoleto: per esempio c’era solo un accenno al petrolio e gas ricavati dal cracking delle argille bituminose, i cosiddetti shale oil e shale gas che hanno sconvolto i  mercati a livello mondiale, compreso quello del carbone; possiamo constatarlo perché se ne parla spesso su tutti i media (es. forte diminuzione del prezzo del petrolio).
Le fonti alternative e rinnovabili sono nel frattempo progredite tecnologicamente in maniera talmente rapida che alcune sono diventate competitive rispetto a quelle più usate, anche senza considerare gli alti costi sociali delle fossili e del nucleare che invece si basa più o meno sulle stesse tecnologie del secolo scorso.
 
Anche le situazioni di numerosi paesi sono cambiate in maniera marcata: in alcuni in meglio, in altri in peggio; alcuni politici hanno appena mostrato buone intenzioni, cioè quelle di diminuire drasticamente le emissioni di gas serra responsabili dell’aumento della temperatura terrestre (Europa: impegno “20-20-20”) altri a scadenza meno immediata (USA e Cina); altri non hanno ancora la ferma intenzione di fare qualcosa di positivo (Africa, Brasile, altri sud americani, Australia, India, ecc.) adducendo come scusa il fatto che la situazione attuale della temperatura terrestre deriva dall’uso esagerato delle energie inquinanti da parte dei paesi industrializzati in passato, quindi essi non devono e non possono frenare il proprio sviluppo.
 
E’ importante sottolineare che nel 2014 vi sono state alcune importanti decisioni, per altro inaspettate, con grande soddisfazione degli ambientalisti.
Per prima l’Università di Glasgow ha deciso di disinvestire l’intera sua dotazione finanziaria di 128 milioni di sterline dalle imprese che producono energie fossili; la seconda è stata poco dopo la LEGOche ha interrotto la sua collaborazione con la Shell per la vendita dei componenti Lego nelle stazioni di servizio di questa società petrolifera; ancora l’Università di Oxford,  l’Associazione dei Medici britannici e l’università di Stanford (California) si sono comportate come Glasgow disinvestendo i propri patrimoni (miliardi di US$) dalle attività del carbone, petrolio e gas. A settembre, alla vigilia dell’incontro sul clima delle Nazioni Unite a New York, la Fondazione Rockefeller, erede della prima e maggiore impresa al mondo nel settore delle energie fossili, ha deciso di fare marcia indietro cambiando la destinazione dei propri investimenti da energie fossili a energie rinnovabili.
Infine il 12 novembre vi è stato l’accordo-impegno USA/ Cina di diminuire le loro emissioni di anidride carbonica del 26-28% rispetto a quelle del 2005 entro il 2025 (USA) e di non superare l’aumento di emissioni entro il 2030 o prima, ed anche di produrre 1000 Giga-watt di elettricità con energie rinnovabili (Cina).
 
Inoltre, fra settembre 2013 e settembre 2014 l’IPCC (International Panel of Climate Change), emanazione delle Nazioni Unite, composto da 1500 scienziati di tutto il mondo, hanno pubblicato il loro 5° Rapporto (che viene fatto ogni 6 anni) in cui hanno dimostrato e confermato che il riscaldamento terrestre è sulla via di aumentare fino 4°C in media alla fine del secolo, a meno che non si adottino politiche energetiche tali da diminuire drasticamente le emissioni di gas serra;.
Un altro ente intergovernativo a livello mondiale, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, ha confermato le previsioni della modifica del clima in senso peggiorativo unito all’andamento delle temperature terrestri e degli oceani, come stiamo già osservando in tutto il mondo.
 
Nonostante queste notizie, buone da una parte e cattive dall’altra, le lobby continuano a fare di tutto per ritardare il cambiamento in meglio in favore del pianeta per la semplice ragione che nei loro statuti e scopi sociali è scritto che per guadagnare denaro ed aumentare i profitti è necessario cercare, estrarre, trasportare, distribuire carbone, petrolio e gas.
 
Una dimostrazione recentissima di questo andamento è il risultato delle recenti discussioni fra 196 paesi svoltesi in Perù (2 settimane di conferenza più 30 ore di negoziati) dove non si è arrivati ad alcun accordo in vista del vertice mondiale del 2015 a Parigi. Questo vertice dovrebbe condurre ad un accordo globale per arrestare definitivamente il riscaldamento terrestre. La temperatura non dovrebbe superare 2° C alla fine di questo secolo. Se non si trova un accordo – insisto - la temperatura media aumenterebbe di più di 4° con conseguenze disastrose.
Per fortuna vi saranno due altre iniziative prima del vertice di Parigi simili a quella che si è tenuta a Lima, per continuare a discutere e raggiungere accordi preliminari per l’interruzione dell’uso del carbone, petrolio e gas o la loro drastica diminuzione in tutti i paesi che ne fanno un uso sfrenato.
 
In conclusione vi renderete conto che in soli 3 anni le cose sono talmente cambiate che il nostro libro è divenuto in grande parte obsoleto.
 
Quindi arriviamo alla terza parte del saggio: quella sull’impiego del marketing.
Avevamo scritto che i decisori finali delle politiche energetiche e ambientali, cioè i politici, erano pesantemente condizionati e influenzati dall’enorme potenza delle lobby, anche con la corruzione (lo sono ancora). Quindi i molti scienziati ed esperti che avevano studiato e controllato la situazione ambientale ed il riscaldamento terrestre non erano ascoltati dai politici. Tuttavia la necessità di affrettare i tempi del risanamento ambientale era secondo noi molto importante.
Probabilmente gli accordi del prossimo anno in Francia potranno fare qualcosa di positivo (anche se si parla di lasciare ancora 5 anni prima di imporre l’inizio del cambiamento in tutti i paesi che firmeranno). Però riteniamo che ancora non si è arrivati alla soluzione finale di diminuire il riscaldamento terrestre eliminando le emissioni di gas serra nel più breve tempo possibile.
 
Avevamo quindi pensato che la soluzione fosse legata al problema della presa di coscienza di un grandissimo numero di persone nel mondo riguardo alla situazione, cioè di raggiungere in pochi anni alla consapevolezza piena della gente comune dei pericoli ai quali va incontro l’umanità. Se alcune centinaia di milioni di persone si fossero rese conto dei pericoli per la nostra terra e per la nostra salute, molto probabilmente avrebbero avuto la capacità di influenzare in alto grado i politici, come tentano di fare gli scienziati, gli esperti e gli ambientalisti.
 
Ed ecco in breve come si è sviluppato il nostro pensiero.
Da quando la produzione ed il consumo dei beni e dei servizi è divenuta parte della nostra vita fin nella notte dei tempi, cioè da quando si è passati gradualmente dall’artigianato (che è ancora importantissimo in alcuni settori) alla grande industria e la produzione in serie, anche nel settore agricolo, le aziende hanno impegnato tutti i loro sforzi per convincere noi consumatori ad acquistare i loro prodotti e servizi.
Hanno utilizzato il marketing (cosiddetto strategico) per battere la concorrenza. Hanno cioè strategicamente studiato i mercati dei consumatori ed i loro bisogni offrendo prodotti innovativi che potessero avere successo.
Poi hanno usato il marketing (cosiddetto operativo) per far sì che i loro prodotti divenissero talmente “desiderati” da portarli fino al “bisogno” dei consumatori di acquistarli. Hanno usato, e sempre di più usano, tutte le infinite forme di pubblicità e di promozione, Tutti noi le conosciamo… e spesso siamo stufi di subirle…
 
Abbiamo quindi stimato che la soluzione era quella di fare del marketing operativo al fine di far sì che l’ambiente che ci circonda e la salute dell’umanità divenissero un “bisogno” per un gran numero di persone comuni nel giro di 5-6 anni: Così, una volta trasformate in “ambientalisti consapevoli” avrebbero votato quei politici che avessero messo nelle principali priorità dei loro programmi l’eliminazione totale dei gas serra e l’uso di tutte le energie alternative non inquinanti. Naturalmente una volta eletti i politici, i nuovi ambientalisti avrebbero dovuto controllarli da vicino e continuamente.
Le tecniche per raggiungere questo traguardo ci sono: le avevamo studiate attentamente e sono sempre valide. E’ per questo che ho voluto affermare che la “terza parte” del nostro libro non è obsoleta perché finora i problemi di cui abbiamo parlato sono sempre trattati solo dagli esperti ambientalisti e dai politici, spesso gli uni contro gli altri, mentre il “popolo bue” non partecipa come potrebbe e dovrebbe.
 
Se questo messaggio trovasse la strada giusta, potremmo noi tutti dare una mano al nostro pianeta, cioè a noi stessi, per rendere il miglioramento più vicino nel tempo.
 
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