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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 16/02/2010 @ 11:56:09, in L) Zero-carbonio, cliccato 787 volte)
ACQUA…buona, abbondante, cara (?), sprecata (si)…
 
Qualche mese fa i giornali si sono riempiti di articoli sul “problema” acqua ed hanno battuto e dibattuto sulle probabili privatizzazioni delle aziende, di solito comunali o consorzi pubblici, che distribuiscono questo bene inestimabile per la vita di tutti noi, della fauna e della flora.
Dopo qualche settimana, silenzio.
Pochi giorni fa l’argomento è tornato di attualità quando si è parlato della ACEA (Azienda Comunale Elettricità Acque) romana che sta passando di mano, con  tutte le polemiche che ne sono seguite.
E’ un po’ di tempo che volevo parlare di questo tema ma non avevo tutte le idee chiare che ora mi sembra invece di avere, grazie a un evento al quale ho partecipato sabato 13 febbraio, organizzato dal PD milanese presso il magnifico Palazzo Marino, la sede del Municipio di Milano, di fronte al Teatro della Scala.
L’evento era intitolato “Green Economy Day”. Devo dire che mi piace poco l’utilizzo di termini stranieri, però in questo caso è giusto che sia così, dato che l’espressione Green Economy ormai definisce a livello mondiale e in maniera perfetta e brevissima un concetto che racchiude il programma che l’umanità intera deve adottare in una “terza rivoluzione” industriale, dopo quella dell’informatica.
Riassumo il contenuto della discussione sull’acqua che verteva su un “busillis” di moda anche in altri settori (es. protezione civile, difesa, ecc.): Privatizzare o non privatizzare? Questo è il dilemma!...
Si affermava, e tuttora si afferma, che le municipalizzate sono in perenne deficit (vero nella maggior parte dei casi), quindi non hanno i soldi da investire per migliorare la produzione e la distribuzione, per tappare i buchi delle reti di canalizzazioni e tubazioni che in media fanno perdere circa il 30% del “prodotto” acqua (con punte superiori al 50%). Le organizzazioni delle municipalizzate “fanno acqua” da tutte le parti con conseguenti altissimi costi, ecc., per non parlare dell’obesità di queste organizzazioni, riempite di persone che sono figli, fratelli, sorelle, cugini, zii e zie, generi e suoceri, cognati vari, amici e amici degli amici, di solito dello stesso partito che gestisce l’amministrazione comunale.
La privatizzazione (o anche la società mista privata-pubblica) si afferma, risolve tutto: elimina il surplus di dipendenti, assume dirigenti responsabili e li paga bene, immette capitali freschi per i necessari investimenti per le riparazioni delle canalizzazioni, per l’ottimizzazione della produzione e sanitizzazione della rete idrica, aumenta i prezzi dell’acqua agli utenti, ecc. e soprattutto, essendo un imprenditore privato tende, anzi è il suo fine principale, ad avere un ritorno sugli investimenti ed un profitto. Tutto bene? Forse si, ma forse anche no.
Allora veniamo al dunque del Green Economy Day.
Ci sono state molte persone esperte, compreso senatori, deputati, assessori comunali, che hanno parlato e dibattuto su tantissimi argomenti relativi al clima, al riscaldamento globale dovuto all’effetto serra del CO2, alla distruzione delle foreste, al miglioramento della mobilità,alle piste ciclabili (Reggio Emilia 170 km contro 70 di Milano), alle energie rinnovabili e alternative, e di tante altre cose analoghe.
A un certo punto l’organizzatore e ospite della giornata, il Presidente del Consiglio Comunale di Milano, Manfredi Palmeri, ha annunciato la presenza e l’intervento di una signora francese, Anne Le Strat, Assessore Delegato alle acque del Comune di Parigi, retto da una giunta di centro-sinistra. Un giornalista di Repubblica, Ivan Berni, ha intervistato la signora Le Strat che era accompagnata da un’interprete, la quale ci ha raccontato ciò che hanno fatto a Parigi (città di 2.176.000 abitanti più 8.700.000 della grande Parigi).
Fino al 2008 il business dell’acqua era in mano a una società mista pubblica-privata per la produzione e la sanitizzazione; e a due società private per la distribuzione. I prezzi delle bollette erano aumentati del 270% nel giro di pochi anni. Il comune di Parigi ha negoziato con le società private e, al loro posto hanno creato nel 2008 una società pubblica che si occupa di tutti gli stadi, dalla produzione alla distribuzione. Nel giro di un anno i profitti che avrebbero ottenuto le società private sono stati investiti. Non solo, il risultato finale è stato che il costo totale della gestione pubblica ha fatto risparmiare 35 milioni di Euro in un anno, mentre per gli anni futuri si prevede di aumentare i risparmi. I prezzi (il doppio di ciò che paghiamo a Milano) al consumatore non sono aumentati ed il servizio è migliorato.
Queste strategie sono state ripetute e realizzate in altre città francesi medie e piccole con ottimi risultati.
Allora, come la mettiamo? E’ possibile fare una cosa simile in Italia? E allora andiamo al nocciolo del problema. Quali sono le ragioni per cui le municipalizzate italiane si sono ridotte nelle condizioni finanziarie fallimentari che hanno fatto pensare alla privatizzazione? Le mie risposte sono: incompetenza, irresponsabilità, fannulloneria, burocrazia ed in alcuni casi corruzione, da parte di troppe persone.
E’ possibile cambiare questa situazione?
Se ci giriamo intorno e guardiamo ciò che sta succedendo, mi sembra che non si può essere che pessimisti. Eppure io non mollo. Sono convinto che vi sia una minoranza, che purtroppo e troppo silenziosa (forse perché è eccessivamente sconsolata), la quale vorrebbe che il nostro Paese cambiasse, che alla guida del Paese, a livello centrale e locale, vi fossero persone oneste e capaci. Questa minoranza consistente la troviamo fra quelli che non votano più, che si disinteressano della politica, che vivono alla giornata e che si fanno solo i fatti loro. Poi fanno parte di questa minoranza i componenti e i simpatizzanti di alcuni partiti politici, che votano sia per la maggioranza attuale che per l’opposizione. I quali votano turandosi spesso il naso per quelli che considerano il meno peggio….
Io faccio parte di quella minoranza e dico a chi mi legge: dobbiamo svegliarci, dobbiamo interessarci alla cosa pubblica, cioè ai nostri interessi, che significa fare politica, cercando di conoscere a fondo chi ci può rappresentare. Poi quando è eletto, seguire ciò che fa’ e contattarlo parlandogli durante il periodo del suo incarico. Alla prossima votazione, se non ha agito bene e nel nostro interesse, rimandarlo a casa, o meglio, in pensione.
Ma torniamo all’argomento principale di questa mia piccola disamina: l’acqua.
Pensiamoci bene, perché è un argomento da non sottovalutare. Perciò, per non farla troppo lunga, vi lancio alcune frasi che danno da pensare:
-          il prezzo che paghiamo per l’acqua in Italia è mediamente decisamente inferiore a quello praticato in tutti i paesi europei
-          è assolutamente necessario rimettere a posto le canalizzazioni e le reti idriche che perdono, quindi ci vogliono capitali; dove e come li troviamo?
-          La disponibilità dell’acqua (quella buona) nel mondo sta scomparendo per una serie di ragioni ed il costo della desalinizzazione dell’acqua marina è molto alto
-          Il riscaldamento terrestre, l’avanzare della desertificazione e l’aumento della popolazione terrestre, almeno fino al 2050, faranno diminuire la disponibilità di acqua
-          Numerosi studiosi hanno previsto che molti conflitti per la proprietà dell’acqua nei territori ove scarseggia susciteranno nuove guerre nei prossimi 50 anni; e già se ne vedono alcuni esempi
-          molte falde acquifere e molti fiumi dai quali otteniamo l’acqua sono inquinati quindi la depurazione è costosa
-          per pagare di meno l’acqua che sicuramente costerà di più dobbiamo risparmiare, cioè non sprecarla; ciò significa fare la doccia e non il bagno, utilizzare i getti che la nebulizzano, non lasciare il rubinetto aperto mentre ci laviamo i denti, utilizzare di preferenza la lavastoviglie invece del lavaggio a mano, nelle nuove case e, ove possibile anche nelle vecchie, istallare serbatoi coperti per raccogliere le acque piovane per l’innaffiamento…
-          ci sono manuali appositi che ci insegnano come risparmiare….
 
Se siete riusciti ad arrivare fino in fondo a questo lunga riflessione, vi invito a pensare seriamente - ma con allegria – perché in tutto ciò che facciamo ci deve essere sempre qualcosa che ci fa’ piacere, anche se si tratta di cose serie.
Meditiamo, agiamo e non molliamo!
 
 
Di Gennaro Aprea (del 04/02/2010 @ 11:51:00, in L) Zero-carbonio, cliccato 784 volte)
 
ONDA VERDE?
 
Non so chi di voi ascolta le varie radio della RAI, compresa “ISOradio”, che trasmettono le situazioni del traffico; sicuramente le persone che viaggiano in macchina per lavoro, o per andare o tornare dal lavoro, o per diletto, o anche perché vi sono costrette per le più svariate ragioni.
Queste notizie sono intitolate, come ben sapete, ONDA VERDE.
Esse, specialmente la mattina presto e nel tardo pomeriggio all’ora del rientro dal lavoro, sono più o meno le stesse, per esempio:
-          traffico intenso sulla A4 Torino-Trieste con rallentamenti e code
-          traffico rallentato sulle tangenziali di Torino, di Milano, di Roma, che là si chiamano GRA (Grande Raccordo Anulare) e sulla “Tangenziale” di Roma, che invece è una radiale (come ar solito, ‘sti romani se vojono fa’ vede’ sempre diversi, cioè er mejo de tutti…)
-          traffico fermo con coda di 7 chilometri sulla A1 per incidente, oppure per veicolo commerciale che ha perso il carico, o per frana, o per ordigno bellico (ma non finiscono mai questi ordigni dopo 65 anni?)
-          ecc.
E questa sarebbe l’”Onda Verde? Sono quasi certo che il nome derivi dal fatto che si pensa al traffico veloce quando c’è il semaforo verde…però c’è anche il giallo e il rosso e,  in molti casi, nero.
Infatti io direi onda nera, tanto è l’inquinamento che provoca, specialmente – non solo – quando decine (o per Milano e altre grandi città centinaia) di migliaia di auto, e TIR, e camion, e furgoni, si avvicinano alle grandi città o se ne allontanano per il ritorno a casa dei pendolari. Per non parlare del traffico delle auto (con molti SUV e dintorni) dei genitori che accompagnano i bambini – anche se non sono più bambini – a scuola la mattina (o a prenderli all’uscita), perché poverini non possono fare 300 o 500 metri a piedi….”è pericoloso non accompagnarlo, chissà cosa potrebbe succedergli quando è solo …”., come sefosse l’unico studente che va ed entra a scuola la mattina o esce il pomeriggio nelle strade deserte.
Poi ci sarebbe l’onda gialla quando il traffico è rallentato. Ed infine l’onda rossa quando è completamente fermo…
Ma poi, sono onde o “tsunami”?
W la bicicletta e le gambe!
 
Di Gennaro Aprea (del 21/12/2009 @ 17:39:00, in L) Zero-carbonio, cliccato 675 volte)
FLOPENHAGEN ?
 
 
Qualcuno ha chiamato la riunione di 192 paesi mondiali sul clima con questo epiteto.
Io non sono d’accordo, per una serie di ragioni di cui ve ne dirò solo poche ma significative.
 
1)     Nonostante la lunga preparazione con minacce di defezioni importanti, di rifiuti dei paesi poveri e in via di sviluppo ad accettare proposte o imposizioni da parte dei paesi più industrializzati e ricchi, il solo fatto che si siano riuniti 192 paesi, è già un bel passo avanti rispetto a Kyoto e all’allora defezione successiva degli Stati Uniti
2)     Ora sembra invece che gli USA (il Presidente Obama) pur con qualche titubanza e limitazione nelle cifre e compromessi vari, si siano messi alla testa dei paesi che prendono sul serio il pericolo del grave riscaldamento terrestre e delle sue terribili conseguenze per l’umanità intera. A questo proposito il famoso giornalista Thomas Friedman (multipremiato Pulitzer) ha scritto un eccellente articolo sul New York Times nel quale critica il comportamento di molti delegati importanti, compreso il suo Presidente, ma lo incita a prendere iniziative concrete per una legge per contrastare l’aumento della CO2, legge che metterebbe in concorrenza aperta gli USA con la Cina e gli altri grandi produttori di gas serra. E conclude: se gli Stati Uniti riescono a realizzare questo obiettivo, tutti lo seguiranno, compreso anche la corsa alla fabbricazione concorrenziale di prodotti tecnologici (compreso quelli per la eco-edilizia) per energie alternative e rinnovabili, e per la loro applicazione. Come spesso succede, l'Europa si è fatta sentire poco; non parliamo dell'Italia!
3)     Anche la Cina, l’India ed il Brasile si sono fatti sentire positivamente (es. il Presidente Lula ha detto che la strategia per il salvataggio della Terra “potrà funzionare solo se i paesi si assumeranno la responsabilità di rispettare i propri obiettivi e se le nazioni ricche aiuteranno concretamene quelle povere a dotarsi di fonti energetiche pulite”), mentre i paesi andini, quelli che hanno gas e petrolio in abbondanza – e lo vogliono vendere -, hanno attaccato Obama e la sua politica. Così come i paesi-arcipelaghi degli oceani che temono di essere sommersi dall’aumento del livello del mare. E questi ultimi fanno bene ad insistere affinché gli accordi dei “grandi” prevedano limiti più alti di diminuzione dei gas serra.
4)     Insomma non è facile mettere d’accordo 192 paesi in una settimana, però sembra che vi sia una ferma intenzione da parte dei più importanti stati mondiali di voler continuare a trattare per il bene di tutti, non solo per il loro.
 
Io mi auguro che i pochi miliardi (pensate solo ai 700 miliardi che gli USA hanno messo in campo per salvare le loro banche) che hanno messo in campo per aiutare i paesi poveri nel percorso verso lo sviluppo delle loro “green economies” diventino molti di più, nel nostro stesso interesse.
E noi, nel nostro piccolo, dobbiamo continuare a chiedere insistentemente e senza pause che i “grandi” raggiungano gli accordi necessari a salvaguardare il mondo dalla catastrofe.
In Italia l’opinione pubblica deve essere ancora più insistente perché i nostri governanti fanno poco o niente in questa direzione obbligata, anzi mettono in campo nuovi investimenti per energie inquinanti, e per il nucleare, invece di promuovere quelli necessari allo sviluppo di produzione di energie rinnovabili e alternativi.
 
PS – Molti lettori si chiederanno perché insisto su questi argomenti. Vado per i 79 anni, non ho figli e tanto meno nipoti (salvo quelli di mia sorella). Se non si cambia politica economica i grossi guai diverranno concreti a partire dagli anni 20 di questo secolo e scoppieranno negli anni 40. Io non ci sarò più quindi potrei dare un’alzata di spalle e fregarmene.
Bene, vi confesso di essere uno scemo che pensa agli altri, anche ai poveri bambini dei paesi poveri dell’Africa e alla piccola brasiliana che ho adottato a distanza
 
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