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IL 25 APRILE E DINTORNI
Di Gennaro Aprea (del 06/05/2008 @ 10:57:46, in C) Commenti e varie, cliccato 818 volte)
CONOSCIAMO LA STORIA? IL 25 APRILE E DINTORNI
 
Negli anni 80 scrissi un articolo per un mensile in occasione del 25 aprile, la festa italiana della Liberazione.
Allora cercavo di fare un paragone con il 4 luglio americano e di dimostrare che le due feste avevano la stessa importanza per i relativi popoli.
Mi è tornato in mente quest’anno, dopo le ripetute polemiche e discussioni sul perché alcuni dei nostri politici importanti aborrono questa data, primo fra tutti il designando (oggi) Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi che avrebbe il dovere, per la sua carica, di onorare il 25 aprile, come non ha mai fatto in passato.
Ogni Paese nel mondo intero possiede una data importante; non ho nessuna intenzione di menzionarle tutte, ma questa volta vorrei ribadire quanto scrissi qualche anno fa e fare un commento sulle date di tre Paesi che conosciamo meglio di altri, la nostra e quelle della Francia e degli Stati Uniti d’America:.
Tutte riguardano la rivolta dei tre popoli contro una monarchia: quella del popolo poverissimo e sfruttato contro Luigi XVI re di Francia, quello dei coloni americani ricchi ma sfruttati dalla monarchia di Giorgio III, re di Gran Bretagna, quello degli italiani oppressi dalla monarchia sabauda e dalla dittatura fascista, occupati dai tedeschi nazisti di Hitler, stanchi di una guerra ignobile che ha fatto centinaia di migliaia di morti.
Il 14 Luglio 1789, la presa e la distruzione della Bastiglia, l’orribile carcere di Parigi dove morivano di torture e di esecuzioni capitali i diseredati, i ribelli (anche facenti parte della nobiltà) alla monarchia. Questa data è stata solo l’inizio della rivoluzione francese, alla quale si sono succedute altri eventi e altre date, di battaglie rivoluzionarie perse e vinte durante la guerra civile, di orribili repressioni, della dittatura del “Terrore”, della costituzione della Prima Repubblica francese.
Negli Stati Uniti il 4 Luglio 1776 commemora la Dichiarazione di Indipendenza della colonia inglese nel continente americano dalla Gran Bretagna, che cercava di ricavare dai coloni il massimo di imposte per mantenere le spese dell’impero che si già estendeva a vari continenti. Quindi ragioni prettamente economiche (la legge sul bollo ed il monopolio del the, tanto per menzionare due famosi esempi). Dopo il 14 luglio vi sono altre date, le battaglie perse e vinte dai coloni, la definitiva vittoria di questi (aiutati anche dalla Francia che odiava i britannici), conclusasi nel 1783 con il riconoscimento dell’indipendenza da parte della monarchia inglese.
Il 25 Aprile 1945 per noi è stato la vittoria e la conquista della libertà dal fascismo e dal nazismo. Questa storia la conosciamo meglio, ma spesso consideriamo che date successive importanti, così come è avvenuto negli altri Paesi, sono le sole che costituiscono pietre miliari della nostra nazione, il referendum per la Repubblica del 1946, la Costituzione del 1° gennaio 1948, giusto 60 anni fa.
Ma allora, perché solo quest’anno, per la prima volta, solo il nuovo Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, post-fascista, ha menzionato il 25 Aprile nel suo discorso di apertura? Perché abbiamo visto ancora dei post-fascisti fare il saluto romano per festeggiare l’elezione di Alemanno, post(?)-fascista a sindaco di Roma? Perché Berlusconi che è stato eletto dalla maggioranza degli italiani e che si dice il rappresentante di tutti gli italiani, continua ad ignorare il 25 Aprile? E con lui tutti i suoi “discepoli” che al più minimizzano questa data?
Questo è il giorno più importante della nostra Repubblica, non solo gli altri. Non ce lo dimentichiamo più!
 
Se non ci fosse l’Unione Europea che si basa sulla democrazia e che difende tutti gli stati componenti da eventuali dittature, avrei paura che fra qualche anno potrebbe succedere ciò che avvenne dopo qualche anno dal 1922 (primo governo Mussolini), cioè con l’assassinio di Matteotti, quando ci fece perdere la libertà aprendo il periodo della dittatura dura.
 
P.S. – Questo articolo è stato scritto ieri, quando la trasmissione Porta a Porta di ieri sera lunedì, non era ancora andata in onda.
Avevo pensato seriamente che Fini avesse cambiato registro e volesse dimostrare di aver dimenticato seriamente le sue origini politiche. Mi sbagliavo, ci siamo sbagliati in tanti, così come ha sbagliato il Presidente della Repubblica che aveva apprezzato le parole di Fini sul 25 aprile ed il 1° maggio.
Quelle erano parole preparate, forse non solo da lui ma con il concorso di consiglieri, ben preparate con una tattica atta a dimostrare di essere al di sopra delle parti.
Ieri sera, non aveva preparato niente: le sue parole gli sono venute spontanee dal cuore; il paragone fra le bandiere bruciate di Israele e americane (atto assolutamente da aborrire) e la morte di un giovane di 29 anni per mano di un pestaggio di naziskin, dimostrano che non è cambiato niente, che dentro di lui c’è sempre la stessa cultura fascista, quella cultura che vogliono minimizzare o negare ai 5 giovinastri assassini, ma che la città di Verona ha sviluppato all’interno del suo ambiente, così come è stata sviluppata quella degli estremisti razzisti contro Israele a Torino.
Stamattina, nella trasmissione di “Prima pagina” di Radio 3 un ascoltatore intervenuto ha detto una cosa giustissima: “vorrei vedere se Fini avrebbe il coraggio di ripetere quel paragone in faccia alla madre di Nicola, il giovane ucciso”!
Ultima notazione: che mi dice Fini delle bandiere italiane bruciate in pubblico dal suo amico - si fa' per dire - Bossi?