LETTERA DI ROBERTO SAVIANO A BERLUSCONI
LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
La lettera che potete leggere qui sotto è stata inviata da Roberto Saviano a Silvio Berlusconi qualche giorno fa ed è apparsa sul quotidiano La Repubblica. Non poteva essere più perfetta.
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Ho avuto l’idea di ricopiarla con qualche modifica perché io non sono uno scrittore di successo e tanto meno noto come Saviano, quindi ho eliminato “il mio mestiere di scrittore”
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Signor Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei. Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l´unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia. Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. È una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
Roberto Saviano
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La mia lettera invece inizia così:
“Signor Presidente del Consiglio, questa lettera è la copia esatta di quella dello scrittore Roberto Saviano che mi permetto di copiare integralmente perché non vi possono essere parole migliori per esprimere il mio pensiero.
L’unica differenza è che non sono uno scrittore, ma un semplice pensionato, quindi ho tagliato quella frase.
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Signor Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola,. Sono un cittadino che ama l’Italia. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l´unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. È una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
Gennaro Aprea”
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Stamattina parte ed invito i miei lettori a copiare la mia copia modificandola ovviamente secondo il loro status e la loro opinione, ed infine spedendola a:
Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna
00187 Roma
Sarebbe molto bello se questi amici, molti dei quali non conosco affatto, volessero invitare anche i loro amici e parenti a fare la stessa cosa. Sarebbe bellissimo se migliaia di queste lettere invadessero gli uffici del Presidente del Consiglio, oltre alle migliaia di firme di solidarietà che Repubblica sta già raccogliendo
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