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IL PAPA IN SAPIENZA A ROMA
Di Gennaro Aprea (del 17/01/2008 @ 18:43:34, in C) Commenti e varie, cliccato 853 volte)
I vecchi lettori di questo sito sanno bene come la penso; a quelli che lo guardano per la prima volta adesso e che per caso si sono interessati al titolo, desidero chiarire che sono un laico-laico democratico, ma che posso raggiungere punte di anticlericalismo ogni volta che qualsiasi chiesa, cattolica e non, interferisce e vuole dettare legge allo Stato Italiano, compreso naturalmente i musulmani che rappresentano oggi la seconda religione praticata in Italia.
Non posso fare a meno quindi di fare alcuni commenti ed esprimere il mio pensiero su quanto è successo a Roma.
Ieri ho sentito e letto molti pareri, espressi da un gran numero di persone, che prendevano posizione in favore della libertà del Papa di parlare e contro la decisione dei professori e degli studenti di non volere Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico, ed altri – di numero inferiore – che difendevano la posizione dei professori e degli studenti.
Personalmente ritengo, come i più, che sia stato un errore prendere posizione contro la presenza del Papa dopo che l’invito era stato già fatto, per una serie di ragioni, molte delle quali egregiamente espresse da molti commentatori, in primis da Ezio Mauro, Direttore de La Repubblica.
Ma c’è un altro errore che mi sembra nessuno abbia evidenziato. Il fatto che il Vaticano abbia rinunciato alla presenza nell’Aula Magna della Sapienza di Roma li ha resi in un certo senso dei “martiri”, quindi i dissidenti hanno perso un’occasione in più per comportarsi come dei laici democratici ed hanno fomentato la speculazione politica dei molti atei devoti, e di tutti i baciapile.
Certo è che l’origine di questa presa di posizione contraria alla presenza del Papa la possiamo senza dubbio ritrovare in tutte quelle numerose e pesanti azioni di interferenza della CEI (Ruini per circa 14 anni) e di Papa Ratzinger da quando lo è, che ha fatto arrabbiare molti laici, anche assolutamente democratici. In un certo senso il rifiuto dei professori e degli studenti se lo sono voluto loro.
Mi sembra che Papa Wojtyla non sia stato rifiutato come Josef Ratzinger quando ha parlato all’Università di Bologna.
 
Però io mi sarei comportato in altra maniera, anzi in altre due maniere alternative:
 
1)     Affermare il loro dissenso pubblicamente con una lettera firmata senza rifiutare la presenza del Papa; far preparare i posti a sedere per i Prof e per gli studenti che lo rifiutano, e alla fine non presenziare dimostrando la dissidenza con l’evidenza dei posti vuoti
 
oppure
 
2)     Fare una lettera firmata nella quale si augura che il Papa non venga ad affermare la supremazia della fede cattolica sulla scienza, presenziare alla “lectio magistralis” ed ascoltare. Solo se il Papa avesse cominciato ad accennare una frase a conferma del suo atteggiamento di ingerenza e di imposizione dei propri punti di vista come dogma di comportamento clericale, alzarsi e silenziosamente abbandonare l’aula, senza un solo rumore (e gli studenti senza gli “haugh”).
 
Forse sono più estremista di molti altri ma certamente comportamenti del genere avrebbero forse fatto capire allo Stato del Vaticano che deve cominciare a cambiare politica ed atteggiamento nei confronti dello Stato Italiano.
Dato che sono ottimista di natura, mi auguro comunque che le conseguenze di questo fatto possano contribuire ad avviare un ripensamento del Vaticano e di questo Papa sul loro comportamento ormai non più accettabile dallo Stato Italiano, salvo purtroppo le contestazioni di alcuni esponenti politici
 
 
Post Scriptum del giorno dopo
 
1)     Quando ho scritto questo articolo ieri sera tardi non avevo ancora afferrato l’importanza del fatto che il Rettore ed il Senato Accademico – sbagliando - avevano ormai invitato il Papa. Il rifiuto quindi non ci doveva essere nella modalità estrema con la quale è stata sviluppata e che ha provocato la rinuncia. In effetti in quegli eventi è prassi che chi parla non venga pubblicamente contraddetto e che non vi sia alcun dibattito. Di conseguenza mi convinco che le due alternative cui avevo pensato erano valide
2)     Ieri non avevo letto ancora il contenuto del discorso che il Papa avrebbe esposto e che è apparso sui quotidiani di oggi. L’ho esaminato con attenzione e riporto alcuni passaggi importanti del suo pensiero che mi hanno colpito.
Ad un certo punto afferma che il Papa “non deve cercare di imporre ad altri in  modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà”, poi introduce, facendolo suo, il concetto di Agostino che afferma che “il semplice sapere (riferendosi alla conoscenza che si sviluppa in sede universitaria) rende tristi”. Bene, questo è solo un suo punto di vista perché molti di noi sanno che gli scienziati e gli intellettuali in generale non sono tristi quando conquistano una meta del sapere, anzi, ne sono ben felici; e nel mio piccolo anch’io lo sono per loro e per l’umanità (Galilei era triste solo perché la Chiesa lo contestava e lo ha obbligato a smentirsi).
Poi continua identificando “la ricerca della verità” come scopo principale del sapere ed afferma che è “compito del Pastore della Chiesa (cioè il Papa stesso) mantenere desta la sensibilità per la verità, che è la ricerca del vero, del bene, di Dio, e su questo cammino sollecitarlo a scorgere le utili luci della fede cristiana e a percepire Gesù Cristo, come la luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro”.
Io ritengo che queste frasi, che a mio parere odorano di retorica da catechismo e che non sono nemmeno molto chiare, siano in contraddizione con la prima affermazione di non voler “imporre ad altri in modo autoritario la fede, ecc.” perché il suo punto di vista in definitiva è che la sua chiesa cristiana è infallibile ed è la sola che ricerca e trova la verità che va bene per tutti gli esseri umani, anche per quelli che sono ahimè, nati, cresciuti e educati in altre religioni, musulmane, ebraiche ecc., e naturalmente anche nelle cristiane non cattoliche.
 
 
In breve, se io fossi stato un professore presente e non d’accordo con questo pensiero unilaterale del Papa, mi sarei alzato e silenziosamente me ne sarei andato non potendo aprire con lui un dibattito contestandogli la sua unilateralità (che è la stessa di quei gesuiti missionari che nei secoli passati trattavano molto male i selvaggi pagani per obbligarli a convertirsi alla religione cristiana). Per fortuna ora la Chiesa cattolica usa altri metodi più raffinati, ma altrettanto sottilmente cattivi e carichi di ipocrisia, che spesso sanno di plagio dei loro fedeli o, se volete, ha imparato a fare della buona comunicazione di marketing.