Omografi? Contatti
Il Blog di Gennaro Aprea: commenti sulle notizie, pensieri e idee dell'autore.

Omografo, chi sarà mai costui?

Per rispondere a questa domanda introduco una nuova pagina del sito nel marzo 2008  (alla quale tutti i lettori possono partecipare) facendo alcune considerazioni che mi sono venute in mente con l’andar del tempo. L’origine del tutto sta nel fatto che, pur non essendo un linguista, mi piace scrivere usando le parole italiane in maniera corretta, così mi è venuta l’idea che sia interessante sviluppare una sorta di dizionario che possa aiutare alcune persone che si trovano davanti a parole poco usate o sconosciute.

Questo vale per stranieri che non conoscono bene la nostra lingua (anche alcuni italiani) ma si sforzano di leggere e capire quando prendono in mano un giornale ed anche libri in cui trovano parole scritte uguali ma che nella nostra lingua hanno significati anche molto differenti. Quindi queste parole possono confonderli perché non sempre il contesto della frase è chiaro.

Mi rendo perfettamente conto che chiunque potrebbe utilizzare un qualsiasi dizionario italiano per capire il significato di una parola e troverebbe le varie alternative o possibilità, ma in generale chi legge non ha o non porta con se un libro del genere che è sempre piuttosto voluminoso e pesante. Quello che ho in mente invece è un leggero vademecum che chiunque può tenere facilmente in tasca o in borsa. E poi, come ho già accennato,  non tutti si accorgono immediatamente nel testo di un articolo di giornale o in un libro che una parola può avere significati diversi.

C’è un’altra cosa che comunque non si può leggere sui dizionari: alcune parole sono dei sostantivi il cui significato è facilmente reperibile in questi libroni, ma la stessa parola la si può trovare come coniugazione di un verbo che sul dizionario è solo menzionato all’infinito. Per esempio porta è ciò che chiude un’apertura; la stessa parola è anche la terza persona del presente dell’indicativo del verbo portare, la sola parola che troverete sul dizionario.

Infine penso che sia divertente poter leggere parole che posseggono significati che a volte non hanno alcun nesso fra di loro (per aprire il dizionario clicca qui).

Ma, a proposito di italiani, solo poco tempo fa abbiamo letto un articolo di Michele Smargiassi su La Repubblica del 6 febbraio 2008 che “un laureato su cinque ha difficoltà a scrivere”. Ci ha anche informato su un’indagine internazionale Alls-Ocse (Adult Literacy Life Skill) coordinata dalla pedagogista Vittoria Gallina che non lascia dubbi: 21 laureati su 100 non riescono ad andare oltre il livello elementare di decifrazione di una pagina scritta (es. le istruzioni di un elettrodomestico).

Altre informazioni: avvocati, medici, ingegneri, con anni di università alle spalle; un “dottore” su cinque ha serie difficoltà ad usare la parola scritta.

Tanto per  dare un primo esempio, un dentista aveva chiesto un parere ad un collega con questa frase: “Aiutami a diramare un dubbio”!

I linguisti parlano di “illetteratismo”, e nei bassi indici di lettura indicano la causa del nuovo analfabetismo. Sette su cento non leggono mai e confermano: ”leggere oggi non serve”.

Al concorso per magistrati indetto a Roma qualche mese fa vi erano 4000 candidati per 380 posti; 58 posti non sono stati assegnati; 3700 candidati, tutti ovviamente laureati (magari anche con qualche titolo e praticantato in più) hanno presentato prove irricevibili sul piano puramente linguistico. “Per pudore vi risparmio le indicibili citazioni” ha detto uno dei Commissari, il Giudice di Corte d’Appello Matteo Frasca.

D’altra parte dobbiamo dire che l’italiano corrente è una lingua che non usa molto gli accenti come fa’ il francese, per cui nella lingua d’oltralpe si può riconoscere il significato di una parola omografa od omofona a seconda dell’accento (esempio di una omofona: maire, il sindaco; mère, la madre; mer, il mare; in tutte le tre parole la dizione francese è la stessa perché la “e” finale in francese non si pronuncia; la parola omografa des scritta senza accento significa “dei”, preposizione, con l’accento, dès, significa “da” e “a partire da”, “fin da”) e si pronunciano ambedue (con pronuncia italiana) “deh”.

In inglese vi sono molte parole omofone (esempio: write (scrivere), right (dritto e destra), rite (rito e anche atto sessuale fra coniugi) wright (artigiano, operaio) si pronunciano nella stessa maniera, cioè – con pronuncia italiana - “rait”).

Da noi l’accento è usato quasi sempre solo per le parole con la pronuncia tronca, come cioè, perché, menabò, pietà, ecc.

D’altra parte molti giovani hanno l’abitudine di scrivere migliaia di SMS dove ovviamente gli accenti sulle parole che dovrebbero averli non sono presi in considerazione. Per non parlare delle e-mail! Quindi è molto facile che molti si stiano dimenticando la corretta grafia di queste parole…se non se ne sono già dimenticati!

Per chiarire meglio con un altro esempio, dovremmo mettere l’accento su parole come condomini  a seconda del significato, cioè condòmini, membri di un condominio, e condomìni, plurale della parola condominio, cioè un edificio i cui appartamenti sono proprietà di condòmini. Certo che la nostra lingua diverrebbe ancora più complicata, dato che molti stranieri già la considerano tale.

Oltre agli omografi, vi sono numerose parole (che io ho nominato simili, che nel dizionario saranno scritte in corsivo) che possono confondere chi conosce poco la lingua italiana (soprattutto gli stranieri) perché sono scritte con le stesse lettere, ma alcune vocali o consonanti sono spostate all’interno della parola. Poi vi sono quelli (anche italiani) che, quando scrivono, hanno la tendenza ad usare parole o incedere nella loro lingua d’origine (spagnoli, portoghesi, francesi) o dialettali per gli italiani, raddoppiando o togliendo le doppie consonanti – vedi rispettivamente Sardegna, Veneto, ed altre regioni.

Conosco molti europei (tedeschi, francesi spagnoli e inglesi) che sanno bene l'italiano, ma fanno un'enorme fatica a scrivere esattamente alcune parole che richiedono doppie consonanti (es. capello e cappello). Quando vivevo in Brasile dovevo precisare che il mio primo nome si scrive con due “n” perché, quando lo dettavo, lo scrivevano sempre con una sola “n”.

Ho cercato su Internet se esiste già un dizionario degli omografi, ma non ho trovato alcun riferimento. Sono anche andato alla mia libreria preferita, la Hoepli di Milano, ma non hanno traccia di una raccolta di parole omografe

Allora, per cominciare e per prova, lancio io la proposta di collezionare in queste pagine tutte le parole omografe e simili che incontriamo. Se la cosa interessa qualcuno, può scrivermi sulla pagina “contatti” e menzionare la/e parola/e che, pur essendo scritta/e in maniera identica (o molto simile) ha/hanno significato diverso.

Ritengo che la collezione degli omografi potrebbe continuare a lungo perché l’italiano si arricchisce velocemente di neologismi di origine italiana ed anche straniera, principalmente dall’inglese.

Comincio dunque io con un certo numero; a prima vista mi sembra che alla fine saranno non poche, ma neanche moltissime.

Saranno gradite anche correzioni migliorative o aggiunte delle definizioni già scritte.

Tutti quelli che invieranno le parole, saranno menzionati nel “dizionario”. 

Metto ai voti anche due proposte di titolo per il dizionarietto:

UNA PAROLA – PIU’ CONCETTI

oppure

EADEM ATQUE SIMILIA ITALICA VERBA, cioè parole italiane uguali, (dette anche omografi) e simili

Altre proposte saranno benvenute.

footer

 

Aggiungi Gennaro Aprea a "Preferiti"

 

HomeChi Sono | Rodano | Discussioni | Omografo? | Contatti

 

Sito ottimizzato in 800x600