Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 25/09/2006
Questo articolo è stato scritto nel dicembre 2005 e non accettato dall'InformaRodano
DIARIO DELL’IMMACOLATA, ovvero CRONACHE DI UN VECCHIO VIAGGIATORE AD INNSBRUCK

8 Dicembre – Le signore della biblioteca di Rodano si erano raccomandate che quelli di Millepini dovevano anticipare l’appuntamento con il pullman alle 5,45 rispetto alle 6 del precedente programma. Mia moglie ed io usciamo da casa giusto in tempo per essere precisi ed in effetti arriviamo alla fermata degli autobus AGI all’ora esatta. Fa’ freddo, siamo sotto zero, ma il pullman ci fa’ attendere fino alle 6,05.
Mettiamo i trolley nel bagagliaio del primo che arriva (che è il numero 2) e ci accomodiamo levandoci i giacconi che ci proteggono dal freddo. Ad un certo punto sento qualcuno dire ad altri: “.…ma è questo il pullman che vi hanno assegnato?”. Mi alzo e chiedo ad una gentile signora che sembra essere la nostra guida cosa significhi l’assegnazione. Mi risponde che sulla busta (e non sul foglio dove c’è l’indicazione del hotel), consegnatami in biblioteca c’è scritto il numero del pullman al quale sono stato assegnato….Guardo, ed in effetti vedo per la prima volta questo numero (piccolo). Le rispondo che vicino al numero ci sarebbe dovuto essere anche la parola pullman o bus e che alla biblioteca avrebbero dovuto informarmi, perché scommetto che pochi guardano attentamente una busta che contiene le informazioni, ma cercano subito queste ultime. E poi il numero 2 poteva essere quello che riguardava due persone, in questo caso la coppia formata da mia moglie ed il sottoscritto, segnati sulla busta.
Per fortuna il numero di pullman assegnatoci è il 2 quindi non dobbiamo spostarci. E finalmente si parte con un po’ di ritardo rispetto al previsto dal programma.
Va tutto bene fino al primo tentativo di fermata per la prima colazione e la toilette alla stazione di servizio subito dopo Verona. Impossibile: c’è una fila di pullman, camion e auto. Proviamo alla successiva: la situazione migliora ma ci sono file per la toilette (per le signore) e al bar.
Ritorno preciso all’appuntamento prefissato per la partenza ma ci sono i soliti ritardatari che ci rimandano la partenza di circa 15 minuti. In cuor nostro li perdoniamo perché veramente bere un caffè o fare la pipì era pari ad un’ascensione sul Monte Bianco.
La signora Mariangela, guida del pullman numero 1, ci racconta il programma e ci dice che l’indomani, dopo la seconda colazione, si andrà a visitare Swarovski, senza menzionare che questa visita è fuori Innsbruck.
Alle 12,30 circa arriviamo al posteggio dei pullman all’”Hof Garten” Giardino imperiale) che è pieno di decine di altri pullman. L’appuntamento per riprendere il pullman ed andare in albergo è alle 17.30.
Scendiamo e per fortuna la temperatura non è molto bassa come avevo erroneamente previsto; c’è anche un po’ di sole che ci aveva accompagnato durante tutto il viaggio, ma si sta annuvolando. Come programmato, andiamo verso il “Weihnachtsmarktin” (Mercatini di Natale) che è a non più di 500 metri da dove ci ha lasciato il pullman ed entriamo nella “Altstadt” (città vecchia) del centro storico dove i vecchi edifici sono molto caratteristici e decisamente di ottima architettura. Siamo affamati ed i ristoranti sono zeppi di gente. In uno ci rifiutano; una gentile signora alla porta di dice: “voll!” (pieno!).
Poi finalmente troviamo un posto in un bar tipo tavola fredda con tavolini, ma…dove siamo? La cameriera che ci accoglie ci parla italiano, nei tavoli intorno a noi si sente parlare solo italiano…poi finalmente sentiamo parlare in tedesco: che siano dei turisti stranieri?….Ed è lo stesso per la strada, siamo tutti italiani, tranne qualche turista francese ed inglese; forse quelli che stanno dietro i banchetti a vendere le loro mercanzie di Natale, i würstel, i punch e la birra, sono gente locale. Ciò mi tranquillizza così facciamo il giro di tutte le stradine ed i vicoli con le caratteristiche insegne in ferro battuto messe a bandiera sopra ai negozi, ai ristoranti agli alberghi. In una stradina, “Kiebach Gasse” (chiamata anche il vicolo delle favole) vi sono sulle pareti degli edifici dei grandi pupazzi che ricordano le favole più famose. Vediamo anche un Pinocchio e una Biancaneve un po’ spettinata con i sette nani.
Più avanti, sulla Friederich-Strasse magnifica strada con i portici, c’è un grande negozio di Swarovski dove entriamo. E’ enorme e nel sottosuolo c’è anche un piccolo reparto museale dove, fra l’altro, c’è un pianoforte e la giacca di Elton John (con foto dell’artista che la indossa), interamente coperta di queste pietre.
Con la videocamera riprendo le strade, la gente, i banchetti, il “Goldenes Tachl” (Tettuccio d’oro) e più avanti nella larga strada “Maria-Theresien Strasse” ammiriamo altri palazzi, chiese e la colonna con la statua di Maria Immacolata, accompagnata da S. Anna ed altri santi protettori del Tirolo.
Insomma proprio una affascinante esperienza. Alle 17 ci avviamo all’appuntamento con il bravo autista del nostro pullman numero 2. Siamo un po’ infreddoliti e stanchi e non vediamo l’ora di arrivare all’albergo. Che si trova fuori città in un paesino anonimo a mezzora di guida.
E’ un tipico hotel austriaco che si chiama ovviamente “Gasthaus” ed appartiene dalla metà del 1600 alla famiglia Stangl. E’ un 4 stelle e le camere sono all’altezza.
A cena ci servono un pasto banale corrispondente ad una pensione di categoria decisamente inferiore alle 4 stelle. E’ difficilissimo avere l’acqua minerale non gassata (bevande a pagamento): non è prevista. Ripiego, con difficoltà da parte della cameriera, sull’acqua del rubinetto e la mia pur scarsa conoscenza della lingua mi aiuta.
Dopo cena andiamo a fare un giretto a piedi ma il paese non offre niente che valga la pena di vedere, salvo un chiesa buia, e numerosi grandi abbeveratoi/fontane; sentiamo che dentro a delle grandi stalle qualche bovino muggisce. E comincia a nevicare un po’.
Il letto non prevede coperte, ma solo piumoni d’oca. Io ci dormo benissimo, mia moglie no e la mattina si lamenta di aver avuto caldo, freddo, di essersi svegliata perché il piumone viaggiava da tutte le parti…
9 Dicembre – Alle 10 partenza per Innsbruck per l’appuntamento dopo mezzora con la nostra guida austriaca, Sabine, che parla benissimo l’italiano. Ma all’inizio sembra che abbia bevuto abbondantemente di primo mattino perché ogni due parole si mette a ridere fragorosamente e lungamente nel microfono. Poi si calma e comincia a descrivere la città, la sua storia, per prima cosa, perché si chiama così (ponte sul fiume Inn) e ci racconta dei primi insediamenti. Ci porta in un quartiere carico di storia perché in origine era un campo militare romano che si chiamava Veldidena. Perciò la zona si chiama Wilten e ci fermiamo presso la bella basilica di stile rococò che visitiamo accuratamente. Sabine ci spiega che questa basilica è stata costruita da un parroco/architetto di un paesino nei pressi di Innsbruck che la volle dedicare alla “Madonna sotto le 4 colonne”. C’è in effetti sopra l’altare maggiore un bel quadro di Maria che ricorda la preghiera dei soldati romani ad una immagine della Madonna posta sotto 4 alberi.
Stando al di fuori di questa basilica si vede bene il magnifico trampolino del salto con gli sci che è stato ricostruito nello stesso posto dove vi fu quello delle Olimpiadi invernali di Innsbruck molti anni addietro. Ritornando verso il centro Sabine ci fa’ notare la vecchia fabbrica di campane, appartenente sempre alla stessa famiglia Grassmayr fin dal 1600. Passiamo vicino all’arco di Trionfo e ritorniamo al posteggio dei pullman.
Poi a piedi rientriamo nel centro storico e Sabine ci porta nel cortile dell’”Hofburg” (palazzo imperiale), costruito dall’imperatore Massimiliano 1° degli Asburgo (vissuto a cavallo del 1400/1500) e ristrutturato successivamente varie volte anche dall’imperatrice Maria Teresa nel 1700. E’ un classico palazzo reale austriaco dove, oltre al museo, una parte dei locali sono stati trasformati in appartamenti e locati a famiglie senza tetto subito dopo la 2° guerra mondiale, successivamente ristrutturati e forniti di riscaldamento e servizi igienici moderni. Vi sono anche uffici municipali e la succursale del famoso caffè/pasticceria viennese “Sacher” (consiglio di andarci).
Rientriamo nell’Altstadt e la nostra guida ci porta al Tettuccio d’oro e ci racconta il perché questo è divenuto il simbolo della città, sempre risalente a Massimiliano 1° dove si sposò in questo edificio con le sue due mogli, la seconda (dopo 15 anni), una Sforza.
Poi visitiamo la Cattedrale, St Jakob con il quadro del famoso pittore bavarese Cranach che rappresenta una bellissima Madonna col Bambino (ambedue senza aureola perché amico di Martin Lutero) che si chiama “Mariahilf” (Maria Ausiliatrice). Molti edifici della città hanno sulle facciate copie di questo quadro.
Ci porta di nuovo nel vicolo delle favole e lo percorriamo tutto con le spiegazioni dei vari personaggi che spesso si riferiscono a racconti che non conosciamo in Italia. Continua a nevischiare e fa’ abbastanza freddo, ma verso l’una ci rifugiamo in un magnifico grande ristorante dove, oltre l’ambiente, l’ottimo pasto tipicamente tirolese ci riscalda piacevolmente.
Alle due appuntamento per partire ed andare a visitare il negozio ed il museo di Swarovski, ma 5 o 6 persone si fanno aspettare più del dovuto, cioè circa mezzora. Quando arrivano sorridenti non accennano neanche a uno “scusate!”, ma si giustificano perché dovevano fare spese, cosa che abbiamo fatto tutti senza essere ritardatari. Quando sento qualcuno vicino ai loro posti che li giustifica, mi arrabbio e dico ai ritardatari che sono ineducati e incivili. Non so chi siano, né voglio mai conoscerli, ma ciò che più mi fa’ arrabbiare sono quelli che li giustificano e manifestano tolleranza, come succede quasi sempre in Italia (quindi il nostro Paese è divenuto quello che è a causa del permissivismo permanente) e l’assoluta indifferenza e mancanza di intervento da parte della signora che ci fa’ da guida, troppo buona e gentile, e quindi senza il polso che dovrebbe avere.
Il sito ove c’è il negozio ed il museo di Swarovski è architettonicamente ben concepito, ma il negozio è praticamente lo stesso di quello in centro città. Non so il Museo che costa 8 Euro a persona, ma la nostra signora/guida (la chiamo così perché in tutti i suoi interventi al microfono non ha mai detto il suo nome) ci dice che sarebbero necessarie due ore per visitarlo bene.
Ma l’appuntamento è alle 16 senza ritardatari, e finalmente ripartiamo per arrivare oltre le 10.30 di sera, cosa non prevista dal programma (io ho dovuto annullare una cena che avevo alle 20.30).
Commenti – Non ho mai parlato del pullman n° 1 perché quasi non l’abbiamo visto. Come già accennato, solo una volta all’inizio del viaggio la signora Mariangela è venuta nel nostro per dirci qualcosa. Forse sarebbe stato più simpatico vederci ogni tanto anche con i viaggiatori dell’altro pullman. L’unica particolarità su quest’ultimo è che nel viaggio di ritorno, l’autista è uscito inspiegabilmente a Trezzo sull’Adda (e noi del 2 lo abbiamo seguito) facendoci fare dei giri strani che hanno allungato notevolmente il tempo del ritorno, rispetto all’uscita di Agrate e forse anche a quella della tangenziale che avevano preso all’andata.
Parliamo invece del complesso del viaggio. Certo è che il programma, compreso le guide locali, è stato acquistato come pacchetto dall’agenzia di viaggio Bonolatours e lo si può giudicare senz’altro buono per essere un viaggio così breve. In effetti ci sono molte cose da vedere ad Innsbruck (così come in qualsiasi altra città di quelle dimensioni) quindi non si può pretendere di poter visitare tutto. Avrei evitato la corsa al sito di Swarovski (consigliando di visitare il negozio/piccolo museo in città nel pomeriggio dell’8) e lasciando per esempio lo stesso tempo alla visita del Museo di Arte popolare tirolese nei pressi dell’Hofburg, che non è grande, per chi era interessato, altrimenti tempo libero, così come molti non erano interessati al grande museo Swarovski del sito fuori città. Da notare che delle due ore a disposizione per questa visita, circa una se n’è andata per l’andata (con i ritardatari) e ritorno, compreso il percorso a piedi, e quasi mezzora per i biglietti, quindi poco più di mezzora per la visita del negozio e del museo).
Ho già parlato bene dell’ hotel, non conosco quello del pullman n° 2 che comunque si trovava fuori dal centro città, non bene invece della cena.
Ed ora parliamo del titolo della gita: i Mercatini di Natale. Sono stati per me e mia moglie una delusione. A Merano, a Trento e a Bressanone (Brixen) sono più interessanti ed hanno più oggetti di artigianato locale di quanto non abbia visto a Innsbruck. La maggioranza di quelli offerti in questa città li avremmo potuti vedere agli “obej obej”, oppure all’”Artigiano in Fiera” pochi giorni fa.
In conclusione questa gita è stata a mio parere finalizzata molto al consumismo e poco alla cultura. Voto finale, ovviamente a giudizio personale di un vecchio viaggiatore come me: sei più.
La prossima volta il Comune e la Biblioteca dovrebbero stare più attenti ed affidare l’organizzazione a persone che hanno maggiore esperienza di viaggi ricercandole fra i tanti potenziali volontari Rodanesi. Ultima nota, questa volta positiva, è il ricordo di una delle famiglie che si è dimostrata sempre simpatica e civile durante tutto il viaggio, anche grazie alla loro giovanissima figlia Francesca che ha scattato decine di foto con la sua bella macchina digitale.
Il discorso del Papa all’Università di Ratisbona
Abbiamo sentito molti commenti e prese di posizione favorevoli e contrari al discorso del capo della religione cattolica che ha sollevato un inferno di reazioni nel mondo musulmano.
Certamente, come ha giustamente detto Eugenio Scalfari, vi è stato un grosso errore di comunicazione che poteva essere evitato.
Ciò che ho notato e che mi ha fatto sorridere per le analogie con le esternazioni dei politici italiani è che Benedetto XVI il giorno dopo ha detto che è stato mal interpretato. Evidentemente la familiarità con gli italiani nel corso della sua vita di alto prelato in cui ha ricoperto importanti cariche in Vaticano, ha avuto un impatto sul papa bavarese.
La differenza rispetto ai politici è che questi dicono di essere stati mal interpretati, spesso per delle quisquiglie, a qualche decina di giornalisti che a loro volta lo scrivono o lo dicono in TV. Su quante persone i media in Italia hanno un impatto? Certamente su poc hi milini. Ciò che ha detto il Papa invece ha sollevato le proteste di un miliardo di musulmani in tutto il mondo.
Ora voglio vedere come va a finire, e se qualcuno ne chiederà le dimissioni, così come spesso è successo qui da noi. Chi ne avrà il coraggio?….Sembra che Ahmadinejad abbia già dato forfait.
BREVI CONSIDERAZIONI INIZIALI SULLE GUERRE

Esperti, studiosi, giornalisti di tutto il mondo scrivono e discettano sulle ragioni per cui ci sono le guerre.
Io non so quante guerre sono in corso nel mondo, so che sono tante, ma vorrei tentare di fare una breve analisi della situazione odierna che ha come conseguenza la morte nel mondo di militari di tutte le armi (pochi) e di centinaia di migliaia di civili innocenti ogni anno.
Qualche giorno fa ho letto un interessante articolo su “La Repubblica” di Wolfram Heilengerber che intervistava un professore della Harvard University, Samuel Huntington che affermava che le nuove guerre sono causate da ragioni culturali e religiose. Il succo di questa affermazione è contenuto in un saggio scritto 10 anni fa e intitolato “Lo scontro delle civiltà”. L’autore, durante l’intervista, affermava che i leader del mondo devono contenere i conflitti (utopia?).
Abbiamo letto e sentito che le guerre si fanno per ragioni economiche, petrolio, minerali, rame, uranio, ecc.
Poi vi sono le guerre civili, scontri razziali, tribali e religiosi all’interno di uno stato (es. Biafra, Sudan) e gli stermini dei dittatori, da Stalin a Hitler, a Saddam Hussein, a Pol Pot, per non parlare dei curdi e degli armeni, e poi, anche se più antichi,. quelli degli spagnoli appoggiati dai preti cattolici in Sud America qualche secolo fa.
E chi ne ha più ne metta; mi scuso di averne dimenticati molti. Infine c’è il terrorismo.
E’ tutto qui? Forse no, ci sono altre ragioni più o meno valide e mi piacerebbe che qualcuno me ne suggerisse altre che ritiene importanti.
Quanto pesano queste ragioni sulle conseguenze, cioè sull’uccisione di esseri umani? La risposta a mio parere è: dipende dalle situazioni, quindi hanno un peso variabile, ma certamente tutte sono valide a seconda dei casi.
Non si parla quasi mai – e chi ne parla è tacciato di utopista – del peso che ha sempre notevole sulle ragioni delle guerre e di tutto ciò che serve ad uccidere: le armi e gli armamenti in genere.
Io sono convinto che tutto ciò che dà luogo a guerre e alle morti cui abbiamo accennato finora, è la necessità di consumare gli armamenti che si producono nel mondo. Se la fabbricazione di armi e munizioni potesse diminuire drasticamente, molto probabilmente diminuirebbero i conflitti armati.
Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale le potenze mondiali, in primis gli USA, hanno spinto l’innovazione degli armamenti al parossismo ( per es. dagli aerei ad elica a quelli a reazione, e alla fine alla bomba atomica che ha distrutto Hiroscima e Nagasaki) la ricerca di armamenti sempre nuove è stata la causa che ha pesato moltissimo sulle guerre di Korea, del Vietnam, ecc.
Sono state prodotte delle nuove bombe, quelle intelligenti, quelle a uranio arricchito, adesso quelle che quando arrivano al suolo irraggiano un numero inverosimile di piccole bombe che possono scoppiare in mano ai bambini e che uccidono una persona a 30-40 metri di distanza. E che dire dei missili? delle mine anticarro e antiuomo, e dei milioni di armi leggere che vengono prodotti ogni anno in tutto il mondo?
Ho letto recentemente in un articolo di Enrico Franceschini che alcuni studiosi, un giornalista congolese e un’analista del World Security Institute for Defense Information hanno fatto una ricerca e ricavato il numero di persone uccise da armi da fuoco leggere ogni giorno nel mondo, comparandolo a quello delle altre situazioni.
Il risultato è:
- per crimine od omicidio : 560
- per guerre : 250
- per suicidi : 140
- per incidenti : 50
Vi sono 640 milioni di armi leggere nel mondo, cioè un’arma ogni 10 persone. Negli USA ve ne sono 286 milioni, cioè circa una per ogni abitante, compreso i bambini. Sempre negli Stati Uniti per ogni persona uccisa, ve ne sono 3 ferite.
Sono statistiche spaventose.
Ma chi produce e vende queste armi e perché? Il traffico di armamenti è considerato il più importante “global business”…e le fabbriche di armi posseggono dei lobbisti che influenzano pesantemente i governi.
L’Istituto internazionale di studi strategici mette a disposizione i dati riguardanti le armi “pesanti”, cioè aerei, navi, carri armati ed il loro commercio internazionale.
Ebbene, ecco una statistica recente sui maggiori esportatori (dati annuali in milioni di US dollari):
1) USA : 583
2) Italia : 250
3) Brasile : 164
4) Germania : 159
5) Belgio : 155
6) Russia : 130
7) Cina : 100
9) Inghilterra : 79
10) Giappone : 65
11) Svizzera : 54
12) Canada : 52
13) Rep. Ceca : 51
14) Francia : 48
15) Spagna : 47
16) Norvegia : 45
17) Turchia : 30
18) Finlandia : 26
Questi sono dati molto parziali e incompleti ma che danno un’idea della situazione.
Allora, possiamo fare qualcosa per limitare la produzione di armi? Chi legge penserà che si tratta di pura utopia.
Si forse è vero, ma a mio parere solo in parte: il fatto è che non c’è la volontà degli stati e dei loro governi di diminuire la produzione. Le Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale non hanno fatto alcun passo – o non ne hanno avuto la capacità - per invitare gli stati produttori di armi a riciclare queste industrie di guerra e trasformarle in industrie di pace.
Eppure abbiamo alcuni esempi dai quali partire per poter almeno cominciare a pensare ad un primo passo per modificare la situazione.
Gli Stati Uniti e l’Unione sovietica – e ora la Russia – hanno negoziato per anni le loro potenzialità di armi atomiche ed i relativi missili. Oggi alcune entità internazionali verificano e si sforzano di garantire il controllo sulle armi non convenzionali, chimiche nucleari, biologiche. Qualche successo è stato ottenuto, anche se parziale, ma perché non continuare?
Perché non si pensa a fare la stessa cosa per le armi pesanti e leggere? perché non si pensa a livello Nazioni Unite, Unione europea, e altre istituzioni internazionali che sembrano avere qualche interesse in questo senso (non certo gli USA per le loro fabbriche), a pensare che si potrebbe cominciare a riciclare le industrie delle armi al fine di trasformarle in industrie ad altissima tecnologia per il bene dell’umanità?
Si sono visti di recente dei tentativi di controllare il commercio di armi: Israele ha parlato con i russi per limitare le vendite dei loro missili a Siria e Iran che vengono poi ceduti agli Ezbollah (i russi hanno respinto le accuse). Anche gli Usa chiedono che le vendite a Siria ed Iran siano accompagnate da clausole che ne vietano la rivendita.
Forse questi sono embrioni di presa di coscienza della necessità di limitare la diffusione degli armamenti. E’ importante continuare su questa strada ed estendere questi tentativi al concetti del riciclaggio delle industrie!
[1] La neutrale per eccellenza!
Fotografie del 25/09/2006
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