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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 07/08/2020 @ 12:27:04, in C) Commenti e varie, cliccato 180 volte)
SCUOLE: MANCANZA DI AULE E SPAZI 
PER IL DISTANZIAMENTO
 
Sull'Espresso nella settimana pre-Ferragosto ho letto un interessante articolo di Silvia Perdichizzi che commenta il recente rapporto di Greenpeace "Quanti medici vale un caccia?". In breve il rapporto dimostra che la spesa militare in Italia, di cui una parte consistente per armamenti superati tecnologicamente, ha sottratto risorse per istruzione e sanità.
 
Qui parleremo di un solo aspetto della sanità, il distanziamento nelle classi in settembre. In effetti recentemente si è molto trattato il problema della disponibilità degli spazi nelle scuole atta a mantenere le distanze ed altri comportamenti di sicurezza al fine di evitare i contagi alla riaperture del prossimo anno scolastico.
 
Le principali soluzioni proposte riguardano:
 
- utilizzo delle numerose caserme vuote e palestre (e dove si fa la ginnastica?)
  e relativi costi di adattamento
 
- parziali lezioni via Internet per studenti che posseggono tablet
  e/o PC per lasciare posto/spazi in aula al 30/40% che non
  li possiede
 
- uso delle aule attuali nel pomeriggio per circa la metà degli alunni
  che non hanno potuto assistere alla lezione dell'insegnante per ottenere il  
  distanziamento, servendosi di supplenti (alto costo) o di studenti universitari  
  laureandi nelle materie necessarie per ogni lezione
 
 
Non ho mai letto o sentito nei media quest'altra proposta che vi espongo.
Prima di scriverne devo fare poche premesse-
 
a) la mancanza di scuole riguarda una media inferiore al 20%
    di tutti gli studenti delle scuole dell'infanzia (3-6 anni), primarie
    e secondarie con punte del 25%. Quindi non  enorme.
 
b) gli edifici scolastici sono per lo più costituiti da una serie di aule
    una dietro l'altra alle quali si accede da porte in un lungo
    corridoio. Questa mia affermazione si basa su esperienze
    personali vissute nelle scuole che ho frequentato in numerose
    città dove ho abitato, Firenze, Napoli, Bolzano e Roma (quest'ultima nella
    scuola media e ginnasio/liceo del Mamiani, e Liceo scientifico 
    Cavour). Attualmente, nel piccolo comune di Rodano dove
    vivo, la situazione è simile.
 
c) si suppone che la media degli studenti per ogni aula prima del blocco
    causato dal Covid 19 sia di circa 30 bambini-e/ragazze-i
Ed ecco la proposta:
 
1) abbattere i muri di divisione fra due aule contigue (se essi
    sostengono il soffitto vi sono semplici e poco costose
    soluzioni ingegneristiche)
2) necessità molto inferiore di nuovi banchi monopersona; i
    vecchi doppi possono essere distanziati nello spazio
    maggiorato dell'aula occupando sempre un solo studente.
3) se necessario, fornire agli insegnanti microfoni facciali e
    un paio di altoparlanti per le file lontane oppure
    insonorizzare il soffitto; lavagne di maggiore dimensione
    come nelle più grandi aule universitarie
4) utilizzare queste aule grandi la mattina ed il pomeriggio
    dove entreranno i 30 studenti per coprire le necessità di 
    insegnamento necessario secondo il numero di classi
5) posizionare la cattedra al centro del lato lungo del rettangolo
    sul muro adiacente al corridoio ed i banchi di conseguenza
     
Il mio primo commento aggiuntivo è che questa soluzione può essere ragionevolmente economica da ogni punto di vista. Inoltre si ottiene il vantaggio aggiuntivo della disponibilità di 2 porte, ciascuna solo per l'ingresso del 50% prefissato degli studenti e la seconda per l'altro 50%, evitando così pericolosi "affollamenti". Idem per l'uscita.
E' comunque un bene per gli studenti e gli insegnanti tornare a rivedere, rispettivamente compagni ed alunni, ante Covid, così come consigliano e auspicano psicologi specialisti dei ragazzi e giovani.
Ciò non toglie che si possano creare gruppi più limitati di numero per particolari iniziative di ricerca e affiatamento conservando ovviamente i distanziamenti necessari, anche all'aperto, ove possibile.
E infine questa ristrutturazione può essere realizzata abbastanza rapidamente e ripristinata pre-Covid quando esso sarà sparito definitivamente; il tutto a costi limitati
 
Probabilmente questa soluzione non può risolvere il problema al 100% ma certamente una gran parte.
La situazione delle aule per bambine/i 0-3 anni non si risolve con questa soluzione:  tutto dipende dagli insegnanti che devono essere delle persone particolarmente preparate. (che non è facile trovare) 
 
Un ultimo piccolo  vantaggio: la soluzione mattina/pomeriggio può dimezzare il numero di persone per mezzo  di trasporto alle/dalle scuole 
 
 
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Di Gennaro Aprea (del 03/08/2020 @ 17:02:48, in C) Commenti e varie, cliccato 218 volte)
COVID 19
 
Chi mi ha letto o mi legge qualche volta avrà certamente notato che i miei interventi-articoli si sono fatti sempre più rari, a partire da febbraio.
Le ragioni sono più di una ma la prima (non la più importante) è certamente il blocco (ove si può preferisco l'italiano alle troppe parole inglesi - lockdown in questo caso - che ci affliggono) derivante dalla pandemia che si è abbattuta sul mondo, dove l'Italia si è conquistata certamente un posto importante. Ciò mi ha reso involontariamente restio a parlarne, dato che tutti i media ci offrivano al 90% solo notizie sulla malattia, o ad essa legate, notizie che ci hanno reso tristi e impauriti.
Le restrizioni ci hanno fatto capire che forse si doveva dire anche qualcosa di meno preoccupante (ed io ho tentato di farlo 3 volte nella Sezione Satira e Umorismo, non so con quanto successo).
 
Però non ho potuto fare a meno di notare che, appena le circostanze sono divenute leggermente positive, i nostri decisori (che hanno difficoltà a decidere  spesso per incompetenza) hanno permesso un rallentamento dell'attenzione nonostante  i contagi continui. Troppa gente ha dimenticato e sottovalutato tutto con la conseguenza che la diminuzione di questi contagi si è arrestata.
I media, giornali, TV e stazioni radio principalmente, hanno smesso di evidenziare i numeri giornalmente come facevano all'inizio e si sentiva solo "lieve" diminuzione  o "lieve aumento" dei contagi. Poche notizie e numeri, solo di quando in quando, sui decessi e sui guariti o in terapia speciale. Ci siamo abituati a questa situazione considerandola positiva, cosa che non è affatto reale.
 
La realtà, secondo me, è invece che l'epidemia non è affatto vinta e nemmeno controllata come si sperava, anche se l'Italia è uno dei paesi in condizioni meno negative rispetto ad  altri dove l'incoscienza e l'impreparazione dei "decisori" è in assoluto  più che lampante.
Sicuramente ricordate che l'Italia per lungo tempo è stato il secondo Paese dopo la Cina per tutti i numeri. Ora non so più a quale livello siamo ma tutti costatiamo che il mondo è in orribili condizioni.
 
Giocare ai commenti sulle lievi diminuzioni o aumenti dei contagi, ecc. per riempire le cronache non serve.
 Io ritengo che tutti i Paesi, cominciando dall'Italia, dovrebbero far sì che potremmo dire che le cose vanno meglio solo se fissiamo e raggiungiamo lo scopo principale con  le seguenti statistiche in ordine di importanza:
1) contagi a zero per almeno 30 giorni di seguito
2) i morti che seguono a zero
3) i guariti in continuo ed inarrestabile aumento   
 
Se non si riuscirà ad arrivare a questi numeri, l'unica speranza per interrompere questo andazzo sarà il vaccino o i vaccini. La ragione è che ormai la maggioranza non ha capito o addirittura rifiuta di comportarsi semplicemente come necessario: sapete benissimo di cosa parlo.   
 
Se tutti noi cominciassimo a capire quanto sia negativo adagiarsi sui piccoli - ma inarrestabili - numeri, cominciando dai  giovani che si dimostrano incoscienti, allora potremmo sì far riprendere vigore all'economia e le soluzioni concrete per il lavoro con sicurezza, più la sanità, cioè senza le incertezze e le contraddizioni che i nostri decisori mostrano ogni giorno di più.
Temo che alla fine di questo mese di agosto vacanziero, i numeri saranno molto negativi, quindi sarà indispensabile tornare alle restrizioni dei mesi di blocco, con le conseguenze nefaste sull'economia ecc.
 
Rivoluzione?   SI, ma chi può cominciare,? e come? le Sardine? altri gruppi di volenterosi? la sinistra? la destra? Mah!
Comunque non vorrei che la Covid 19 divenisse 20 e poi 21...
 
Non la vedo facile. Provate a dire voi qualcosa di concreto: io sono tropo vecchio e superato.
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Di Gennaro Aprea (del 06/07/2020 @ 16:44:51, in L) Zero-carbonio, cliccato 240 volte)

Qualche tempo fa ho trovato,  grazie a Legambiente che solo le persone particolarmente interessate ai problemi  del clima e dell'inquinamento leggono su La Nuova Ecologia, il seguente articolo che ritengo particolarmente interessante.

In Italia, ovunque vi siano abitazioni, strade trafficate, industrie, commerci, ecc. si potrebbero facilmente creare le Mini Foreste. Occorre solamente (e non è sempre facile) la presa di coscienza degli abitanti per realizzarle e seguirle nei primi anni di vita nell'interesse di tutti.

Biodiversità, mini foreste urbane per combattere inquinamento e cambiamento climatico
Ispirate al lavoro del botanico giapponese Akira Miyawaki, in Nord Europa il movimento Urban forest ha guidato le comunità locali nel piantare foreste urbane molto fitte, a crescita veloce e ricche di specie animali e vegetali/ Le foreste tropicali stanno perdendo la capacità di assorbire carbonio 

Per ripristinare la biodiversità e combattere la crisi climatica, in tutta Europa stanno sorgendo delle mini foreste molto fitte, ispirate al lavoro del botanico giapponese Akira Miyawaki, che ha piantato più di 1.000 foreste simili in Giappone, in Malesia e in altri stati dell’Asia.
Spesso sono situate nei cortili delle scuole o lungo le strade, vicino a grandi arterie del traffico. Le foreste possono essere piccole come un campo da tennis, ma crescono 10 volte più velocemente, diventano 30 volte più dense e 100 volte più bio diverse di quelle piantate con metodi convenzionali. Questo risultato si ottiene piantando alberi molto vicini, almeno tre per metro quadrato e utilizzando varietà autoctone adattate alle condizioni locali. Deve essere piantata un’ampia varietà di specie vegetali (circa 40) per ricreare gli strati di una foresta naturale.

Nicolas de Brabandère, naturalista belga e fondatore di Urban Forest Belgio, ha iniziato a piantare foreste in stile Miyawaki nel 2016, organizzando volontari e autorità locali per piantare 300 alberelli su una striscia di terreno erboso. Ora la sua prima foresta è alta 3 metri e il suo pavimento è uno spesso strato di humus. La natura partecipativa e la velocità di crescita delle mini foreste attraggono la gente, e de Brabandère prevede un futuro luminoso per il movimento. “Ogni volta che racconto la storia, piace a tutti. Quindi ho la sensazione che la tendenza continuerà”.

 
Gli scienziati dicono che l’utilizzo di questi ecosistemi “coltivati” possa essere utile per raggiungere gli obiettivi climatici, visto che le foreste miste possono immagazzinare 40 volte più carbonio rispetto alle piantagioni di una singola specie. Le foreste di Miyawaki sono progettate per rigenerare la terra in molto meno tempo rispetto agli oltre 70 anni che una foresta impiega per riprendersi da sola. Inoltre, sono in grado di attirare uccelli migratori e aumentare la biodiversità urbana.
Nel 2017, i ricercatori dell’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, hanno monitorato le mini foreste appena piantate e hanno concluso che conservano una biodiversità spesso più ricca delle vicine foreste naturali. “Ciò è dovuto principalmente alla giovane età delle foreste e alla canopy vegetale meno spessa – ha spiegato al Guardian Fabrice Ottburg, un ecologo animale che ha condotto lo studio di Wageningen – Questo permette alla luce del sole di raggiungere direttamente le piante in fiore che attraggono gli impollinatori”.


Nei Paesi Bassi, il gruppo di conservazione IVN Nature Education ha aiutato le città e le famiglie a piantare 100 foreste in stile Miyawaki dal 2015. Ed è sulla buona strada per raddoppiare questo numero entro il 2022. Oltre a loro, altri gruppi in Belgio e Francia hanno recentemente creato almeno 40 mini foreste.
La prima in Francia è stata piantata nel marzo 2018, accanto a una trafficata strada a quattro corsie ai margini di Parigi. Il lavoro è stato svolto attivamente dalla comunità locale del quartiere, e aveva come obiettivo primario quello di ridurre il rumore e filtrare l’aria inquinata. Anche a Tolosa, a marzo, un piccolo gruppo forestale ha piantato 1.200 alberelli su un terreno di 400 metri quadrati.

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