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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 17/07/2018 @ 18:27:50, in M) Satira e Umorismo, cliccato 394 volte)
LA GUERRA DEI COLORI


 
E' già un po' di tempo ormai che in politica abbiano notato, aimè, un crescendo di polemiche, insulti, offese, insolenze, guerre e guerricciole, ecc. da parte degli addetti ai lavori.
Fra questi chi ha brillato di più è stata la Lega - non so bene quale delle due - nella persona del duro Kapò Matteo (come vedete anch'io mi sono adeguato all'insulto: comunque copyright Berlusconi).
Ma vi è anche molta concorrenza in giro sia all'interno degli addetti nell'ambito del governo attuale, sia all'interno di alcuni movimenti e di altri partiti e partitini.
 
Da qualche settimana a questa parte però una nuova guerricciola è nata a proposito dei colori che rappresentano le varie fazioni.
 
La prima è l'accoppiata GIALLO-VERDE con la quale giornalisti e addetti hanno voluto evidenziare l'accordo fra il M5S e la Lega. Il verde è naturale perché Bossi & C. l'aveva scelto fin dall'inizio in tutte le maniere possibili. Avevo notato che i vecchi Verdi, ora del tutto spariti, non avevano mai fatto un accenno di protesta, forse perché sono delle persone troppo educate, Comunque....
Non so invece come mai il giallo sia divenuto rappresentativo dei Pentastellati; non mi sembra che Grillo & C. l'avessero mai messo in campo, salvo forse durante qualche sua feroce incazzatura nei suoi discorsi a 200 decibel per il quale diventava giallo dalla rabbia. Comunque anche questo colore sembra ormai acquisito.
Nel frattempo però qualcuno lavorava sotto sotto con la discrezione e la segretezza che caratterizza uno dei corpi più importanti della sicurezza italiane: la Guardia di Finanza. Molto discretamente il loro Servizio Diplomatico, su istanza degli alti responsabili Generali, ha contattato le segreterie dei due partiti, non per problemi fiscali o di mancate restituzioni del maltolto, ma accampando i loro colori, appunto giallo-verde, che denotano le loro divise e mostrine.
 
Il risultato è stato un armistizio sotterraneo e non eclatante: infatti da qualche settimana a questa parte ora l'accoppiata viene chiamata anche GIALLO-BLU...che col tempo rimarranno i soli colori della grande coalizione....fino a prova (o protesta) contraria.
Temo infatti che il nostro Berlusconi dovrà pur dire qualcosa dato che il colore di Forza Italia è l'AZZURRO, colore da lui rubato a suo tempo a tutte le squadre italiane nei vari sport, con un colpo di comunicazione pubblicitaria di altissimo livello.
 
Mi aspetto quindi altre piccole guerre di colori, più o meno cruente e spero che i vecchi democristiani - quanti sono ancora vivi? - non si mettano in testa che nessuno potrà mai aspirare al BIANCO (sporco) dello Scudo Crociato. E che la guerretta faccia numerosi morti di cuore.
 
E che ne dite del ROSSO? A chi dei vari partitini della vecchia sinistra appartiene? Non vorrei che, oltre a tutte le litigate che hanno fatto e continuano a fare fra di loro (con ragione?...che ne dite?) non trovassero quest'altra possibile scusa per accapigliarsi.
Ormai sono troppo vecchi e pieni di buchi dei tarli, dopo che sono stati svenduti e piazzati nel retrobottega di un vecchio antiquario, in attesa di qualche nostalgico che voglia arredare la casa con questi mobili usati che costano meno di quelli dell'IKEA.
 
San Gennaro, Vuie m'avite 'a ajutà ! Facìteme 'a gràzia!
PS - Contrordine compagni: La Guardia di Finanza ha soprasseduto alla sua richiesta di modificare il colore affermando che in effetti il suo colore predominante è il verde quindi la coppia giusta è verde-giallo.
Un amico mi ha rimproverato di aver dimenticato il nero. E' vero, ma questo scritto è stato pensato  solo per strappare un sorriso. Sarebbe un grande guaio se parlassimo del nero seriamente col pericolo di cadere sul serio: NON SIA MAI!
 
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Di Gennaro Aprea (del 22/05/2018 @ 19:11:48, in M) Satira e Umorismo, cliccato 430 volte)
MENO MALE !


 
In questi ultimi giorni sono stato assillato da un dubbio terribile, cioè che il nostro ineffabile Luigino diventasse Presidente del Consiglio dei Ministri... e poi, dopo la dichiarazione che il "premier" non sarebbe stato né lui, né Matteo il leghista, nemmeno per un'alternanza 6 mesi l'uno e 6 mesi l'altro (o 1 settimana l'uno e 1 settimana l'altro, ecc.) si vociava ancora,  dicevo,  che poi Luigino sarebbe stato forse Ministro degli Affari Esteri.
 
Mi chiedevo: ma come fa un "premier" o un Ministro di tale importanza a parlare con i colleghi premier o ministri degli esteri di altri paesi europei e non, senza poter parlare in un "fluent English"?  Vi giuro, qualche notte mi sono svegliato e, pensando a questi problemi immani, sono rimasto insonne per ore...mannaggia!
 
Il fatto è che il nostro impareggiabile boss dei 5S aveva iniziato a studiare l'inglese (la fonte di questa notizia è più che sicura e seria, n.d.r.) ma il risultato era che la sola parola che era riuscito ad imparare nei vari "slang"  anglo-americani, era solo la traduzione di "formaggio". Ciò a causa - ho saputo - del suo grande amore per i formaggi, a cominciare dalla mozzarella di bufala campana, attraverso i vari formaggi freschi campani della consistenza della provola, per finire con il vero "provolone" piccante....
 
Così, quando gli era capitato di incontrare qualcuno che non sapeva bene l'italiano, pensava al formaggio che gli veniva in mente al momento, più leggero o più forte, così riusciva a far innamorare all'istante l'interlocutore, sussurrando un silenzioso "cheese" più o meno accentuato a seconda del formaggio a cui pensava, più o meno forte, in quel preciso secondo.
Dati gli ottimi risultati questa sua strategia è diventata da tempo un vezzo che ha distribuito a tutte le telecamere che lo hanno ripreso in questi lunghi mesi di presenze nelle varie TV da quando è diventato ufficialmente  il "Kapo" dei Pentastellati. Oltre a questa espressione del viso ha imparato anche a "sfilare" come i migliori indossatori di moda con le braccia penzolanti...
 
Meno male che proprio oggi si è vociferato che sarà nella lista dei ministri in pectore ma non il Ministro degli Esteri...meno male! Finalmente potrò dormire tranquillo.
 
Però, ora che è riuscito a "formare un governo di politici, ripeto, politici"  che più politici non si può (e la competenza dov'è?) dovrà pure decidere di fare qualcosa di serio come a suo tempo fece - con profitto devo dire - l'altro Matteo il toscano. E ciò perché Luigino è diventato un personaggio - molto criticato ma anche preso per il sedere.... da numerosa stampa e TV straniera.
Però, Giggì, statte accuorto, te staie cumpranno 'a nòmmena d'o famoso proverbio latino, "risus abundat in ore stultorum"... 
 
Comunque, forza Giggì ! sei tutti noi... e dietro la schiena incrocio le dita, e faccio pure le corna!
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Di Gennaro Aprea (del 03/04/2018 @ 11:21:09, in C) Commenti e varie, cliccato 643 volte)
PASTIERA


 
In questi giorni di feste pasquali sui "social" si è parlato molto della pastiera, dolce tipicamente napoletano. Non esiste un dolce chiamato pastiera di altra provenienza, quindi non si dovrebbe - e non si deve - aggiungere, come spesso sentiamo, l'aggettivo "napoletana"...è solo un inutile spreco di parole!
 
Vi sono leggende e tradizioni trasmesse oralmente e su qualche documento antico sull'origine della pastiera: ve ne sono di tutti i tipi ma io preferisco quella che racconta che la pastiera era il dolce tipico della primavera della Magna Grecia, quindi prima ancora della fondazione di Roma di Romolo e Remo. Napoli fu fondata infatti dai greci.
Una delle caratteristiche era, ed è, di profumare l'impasto con l'acqua di fiori d'arancio che nell'attuale sud era molto disponibile all'inizio di primavera. L'altro, tipicità era la frutta candita soprattutto quella di zucca (chamata a Napoli "cucuzzàta"), di buccia di cedro e d'arancia che servivano a dare la dolcezza all'impasto (allora non esisteva ancora lo zucchero) fatto di ricotta di latte vaccino mescolato con quello di capra o pecora, uova, grano cotto nel latte profumato di scorza di limone, il tutto contenuto nell'involucro di pasta frolla fatto di farina e uova dolcificata con un po' di miele
La pastiera è sempre stato il dolce fatto in casa ed ogni famiglia del popolo ha la sua ricetta particolare con qualche segreto trasmesso da nonna a madre e figlia. Solo poche pasticcerie a Napoli fanno pastiere accettabili ed hanno successo perché le donne che sanno cucinare di questi tempi sono poche e hanno meno voglia rispetto alle nostre nonne e bisnonne...in effetti  hanno meno tempo per farlo; ma va bene così.
 
Vorrei precisare che mi posso permettere di parlare di pastiere perché, fra le cose che amo fare, c'è la cucina tradizionale di Napoli imparata fin dalla mia adolescenza da mia madre e da una mia zia sorella di mio padre, cuoca superlativa, conosciuta in tutta la l'ambiente degli alti ufficiali della Marina Militare perché lo zio era negli anni 50, prima colonnello commissario, e infine generale. La pastiera è stato sempre uno dei dolci che mi sono divertito a preparare per Pasqua, cosicché  gli amici che l'avevano assaggiata mi hanno sempre chiesto di gustarla.
Fino a qualche anno fa ne facevo una decina che erano distribuite fra parenti e cari amici, alcune spedite anche in Inghilterra e Francia.
 
Non vorrei che qualcuno (la grande industria) si inventasse un dolce imitando male la vera pastiera e la chiamasse pastiera napoletana ma di origine nord o centro Italia, o siciliana, o sarda, come è successo con la mozzarella. Ricordo benissimo che fino al periodo del dopoguerra, cioè gli anni 50 del secolo scorso, a Roma e a Napoli, se andavi in una salumeria chiedevi la "mozzarella" e ti davano quella che oggi si chiama "mozzarella di bufala campana" per fortuna ormai protetta (DOP). Altrimenti tu chiedevi il "fiordilatte" e il salumiere ti serviva ciò che oggi è servita come "mozzarella" ma è fatta di latte vaccino ben scremato.
Al centro e nord Italia non sapevano nemmeno cosa fosse la mozzarella. Solo negli anni sessanta, quando il reddito degli italiani aumentò e si cominciò ad andare in vacanza al sud, i "nordici" assaggiarono la mozzarella e la chiesero ai loro salumieri che la facevano venire dalla Campania in aereo....poi l'industria si appropriò del nome e fece la brutta copia della mozzarella con il latte vaccino superscremato.
 
A proposito di conservazione di prodotti tipici, quest'anno alcuni supermercati hanno messo in vendita delle pastiere "made in Parma" (Esselunga). La cosa si è risaputa e i "neo-borbonici"(1) si sono rivoltati contro questa invasione: hanno comprato una pastiera falsa cioè made in Parma, l'hanno regalata al Governatore della Campania De Luca, rimproverandolo di non aver fatto niente per tutelare le tradizioni napoletane. Al contempo hanno inviato una pastiera vera fatta in una nota pasticceria napoletana alla Esselunga, sottintendendo che la loro è una schifezza.
 
A Milano quest'anno tutti si sono messi a fare pastiere più o meno false: ne ho comprate due piccole per sentire come erano, una fatta industrialmente (Auchan) l'altra da un pasticciere spacciatosi di tradizione del sud; risultato: due banali "pizze di ricotta". Frutta candita quasi inesistente, l'acqua di fiori di arancio, zero (costa troppo) sapore di grano, zero, ricotta industriale di latte vaccino scrematissimo, cioè "nun sàpe 'e niènte".
 
Allora, neo-borbonici datevi da fare affinché la pastiera non diventi un banale prodotto industriale che si trova tutto l'anno.
Insomma la PASTIERA è qualcosa di molto particolare che deve continuare a vivere ed essere fatta solo artigianalmente. E' talmente buona e delicata che - come si dice a Napoli - "ti ricrea"
 
Infine c'è una vecchia storia che risale la secolo XIX. Maria Teresa d'Austria andò sposa a Ferdinando II di Borbone, buona forchetta ed ottimo ardente amante (ci fece 12 figli). Lei non si trovava bene a Napoli, non era riuscita a piacere alla corte, così era sempre seria ed arcigna.
Il cuoco di corte suggerì al re di farle assaggiare la pastiera, dolce del popolo sconosciuto allo stesso re, che approvò. Risultato: la regina sorrise, divenne allegra e la fece gustare e sorridere tutte le cortigiane che finalmente divennero devote, cosicché il re espresse la famosa frase: 'a reggina ha fernuto 'e stà sempe cu 'e ppaturnie 'nce vuleva a pastiera pe' falla rìrere.


(1) Movimento culturale  apolitico per la valorizzazione e la tutela dei beni storici, artistici, ambientali e della tradizione del Regno delle Due Sicilie

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