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LA MANCANZA DI CULTURA IN ITALIA
Di Gennaro Aprea (del 25/10/2014 @ 18:32:47, in F) Questa è l'Italia, cliccato 573 volte)
LA MANCANZA DI CULTURA IN ITALIA
 
Vi sono molti tipi di cultura di cui gli italiani sono deficitarii, Uno fra i tanti è quello che riguarda i problemi legati all’ambiente in generale, e più precisamente alle conseguenze negative della situazione di degrado e di inquinamento che ha un forte impatto sulla nostra salute e sulla produzione agricola.
Un certo numero di persone ha iniziato a rendersene conto (alluvioni e disastri di tutti i generi dovuti al cambiamento del clima, a sua volta causato dall’uso crescente ormai plurisecolare delle fonti di energia fossili e delle loro emissioni nell’atmosfera). Però la maggior parte della gente comune non ha ancora l’esatta percezione della gravità della situazione perché l’informazione è scarsa e (volutamente) confusa; e così anche dell’urgenza di cambiare l’andamento.
 
Uno degli esempi è il seguente. All’inizio della settimana scorsa ho assistito a un “wokshop” internazionale che si è tenuto per 2 giorni presso l’università Bocconi, organizzato dallo IEFE che è l’Istituto di ricerca dell’università per l’ambiente e le energie, con la partecipazione di rappresentanti della Commissione Europea e di altri due istituti del settore ambiente.
Naturalmente il convegno si è svolto interamente in inglese (molte lezioni sono ormai in questa lingua alla Bocconi) e tutti gli astanti evidentemente non avevano problemi di comprensione. Però l’Aula Magna dove si è tenuto il convegno era piena per il 30%; quasi mi sono vergognato che gli “speakers” di alto livello (inglesi, francesi, spagnoli, finlandesi, olandesi, greci e italiani) si trovassero di fronte a un’aula semivuota.
Anche se la partecipazione era gratuita, a parte un certo numero di studenti, gli ascoltatori che fanno parte della gente comune erano completamente assenti (in tutto una cinquantina di persone lunedì e meno di quaranta il giorno successivo). Conclusione, ho avuto la netta impressione che tutti non potessero altro che parlarsi addosso.
Il titolo era “Innovazione nella valutazione e gestione del ‘LowCarbon’ e ‘Smart Cities’ “
In particolare si è parlato dei seguenti argomenti specifici che dovrebbero da tempo far parte della cultura almeno di una parte della gente comune:
-          controllo, misurazione e benchmarking (cioè con richiamo alle situazioni ottimali) dello sviluppo della “green economy”, con riferimento al Patto dei Sindaci (che si sono impegnati a raggiungere e migliorare nei rispettivi Comuni le mete previste dalla politica economica e ambientale europea del 20-20-20)
-          l’applicazione e l’utilità degli standard internazionali per le misurazioni
-          l’innovazione nella valutazione e la gestione del clima e della diminuzione delle emissioni di anidride carbonica (low carbon)
-          le “Smart Cities”, cioè le città “intelligenti” che hanno pianificato o stanno raggiungendo l’organizzazione ottimale di tutti i servizi al cittadino compreso il miglioramento della situazione ambientale. Presentazione di vari esempi di Smart Cities.
 
Argomenti questi che dovrebbero essere prioritari in tutti i media fra le notizie che ci tempestano di resoconti interviste e filmati su convegni di tutti i generi: politici, sociali, letterari, musicali, cinematografici, religiosi, ecc.
Invece non ho visto alcun giornalista, né alcuna notizia preventiva e successiva su questo importante evento. Mi chiedo se gli organizzatori si sono preoccupati di invitarli oppure – più probabile – i media non avevano disposizione giornalisti all’altezza della situazione.
 
In conclusione, la cultura della “green economy” continua a non essere di interesse generale come sarebbe necessario, nonostante i problemi del clima, della salute, dell’inquinamento e del degrado a livello europeo e mondiale siano da tempo divenuti gravi problemi sociali, politici, economici e della conservazione del globo terraqueo.
 

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