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COSA SUCCEDE NELLE ALTE SFERE DEL PETROLIO? - Il Blog: discussioni, articoli, pensieri e scambio di idee
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COSA SUCCEDE NELLE ALTE SFERE DEL PETROLIO?
Di Gennaro Aprea (del 29/03/2015 @ 12:44:14, in L) Zero-carbonio, cliccato 702 volte)
COSA SUCCEDE NELLE ALTE SFERE DELL'ENERGIA?
Il 4 marzo ho assistito ad un incontro al Politecnico di Milano il cui titolo era molto promettente:
Mercati internazionali, geopolitica, prezzo del petrolio:
quale futuro per l'industria dell'energia?
Si è trattato di alcune interessanti presentazioni di 3 esperti alle quali sono seguite interventi della platea.
Le tre persone erano in ordine::
Nicola Monti, vice Presidente Esecutivo Esplorazione e Produzione della EDISON
Daslav Brkic, vice Presidente Senior dello Sviluppo del Business & Technology
   della SAIPEM (Gruppo ENI)
Vittorio Chiesa, Professore al Politecnico e direttore dell'"Energy Group".
con un presidente e moderatore del Politecnico, Prof Andrea Sianesi
 
Molti già conoscono le due società, ma vorrei precisare che Edison è in Italia la seconda produttrice di energia elettrica dopo ENEL ed ha numerose centrali che utilizzano l'intera filiera degli idrocarburi a ciclo combinato; importa inoltre il 20% del mercato del gas naturale.
Saipem è leader mondiale nei campi dell'ingegneria, delle costruzioni e della perforazione per petrolio e gas in aree remote ed acque profonde; fornisce servizi e progetta ed esegue grandi impianti on-shore e off-shore.
L'Energy Group del Politecnico segue da vicino gli andamenti di tutte le fonti energetiche e dei loro mercati, in particolare di quelli delle alternative-rinnovabili: Annualmente produce un rapporto particolareggiato, utilissimo a tutte le grandi e medie aziende del settore, nonché alla classe politica.
Potete quindi immaginare quanto questi esperti potessero dare un importante contributo alla discussione sull'argomento in oggetto.
Invece, a mio parere il risultato non è stato ottimale, nel senso che mi sarei aspettato alcune dichiarazioni chiarificatrici e "al di sopra delle parti", mentre i due alti dirigenti delle multinazionali ha illustrato solo il punto di vista della propria azienda basandosi anche su
quelli di un'altra multinazionale, la BP.
Nicola Monti ha mostrato fra l'altro un diagramma dei consumi suddivisi per ciascuna fonte energetica dal 1965 al 2014 e le previsioni fino al 2035. Il loro andamento evidenzia il grande sviluppo del carbone, del petrolio e del gas naturale, seguito dal nucleare, idroelettrico e rinnovabili le quali nel passato sono state percentualmente insignificanti rispetto alle altre. A partire da quest'anno gli esperti di previsioni delle società petrolifere evidenziano un andamento leggermente più accentuato per le rinnovabili, mentre nucleare e idroelettrico restano quasi al passo. Le tre energie fossili invece, contrariamente alle aspettative di diminuzione dovuto alla accelerata presa di coscienza dei danni crescenti per l'ambiente e la vita (fauna, flora e umani) derivati dalla loro utilizzazione, non ne tengono conto e continuano ad avere un andamento crescente dei loro consumi pressoché invariato, cioè sempre crescente.
Di conseguenza secondo Monti il prezzo del petrolio a breve termine tornerà ai livelli precedenti alla sua recente diminuzione (meno di 60 dollari per barile) per raggiungere i livelli di 80-110 $/barile
Mi è sembrato il rapporto di un ufficio studi che serve a tranquillizzare gli azionisti delle società petrolifere. Comunque ritengo personalmente che siano troppo ottimisti di fronte alle attuali politiche di numerosi paesi dell'OPEC (Organizzazione Paesi Esportatori di Petrolio) che hanno iniziato da tempo ad investire pesantemente in settori alternativi, così come la Cina (grande produttrice di carbone) e di altre entità che disinvestono dal settore energetico delle fossili (es. Fondazione Rockfeller, varie università e fondazioni di importanza mondiale).
Daslav Brkic ha ribadito i concetti di Monti basandosi su un paradigma che lui afferma essere apparso sui mercati che stanno subendo una trasformazione. Il nuovo concetto è:
- se il mondo si avvia ad un periodo di alta domanda di energie unita ad un'alta crescita economica con ridotta disponibilità di energie, il prezzo tende ad aumentare
- se invece vi è disponibilità di energie, ridotta crescita economica e ridotta domanda di energie, il loro prezzo tende a diminuire.
Mi sembra di aver già appreso questi concetti al primo anno di Economia nella prima metà degli anni 50 del secolo scorso.
Hanno poi parlato delle alte diminuzioni di prezzo dovute alla abbondante nuova produzione di petrolio e gas negli USA causa dal metodo "fracking" (vedi su google) che si sta allargando a numerosi paesi del globo. I due esperti affermano che questo metodo di estrazione tenderà a diminuire a relativamente breve termine, così che i prezzi torneranno a salire.
Successivamente il Prof Vittorio Chiesa è intervenuto fornendo molti dati sullo sviluppo delle fonti alternative negli ultimi 3 anni, sviluppo dovuto soprattutto alla pesante diminuzione dei costi di produzione unita al forte aumento dell'efficienza.
La situazione significativa degli investimenti in fonti rinnovabili a fine 2014 sul totale di tutte le fonti nel mondo è la seguente (% degli investimenti):
- Americhe            23
- Europa                21
- Africa                    4
- Asia e Oceania   46
Tutto ciò con una percentuale maggiore nel fotovoltaico (46%) ed eolico (28.7%)
Non solo, egli ha anche dimostrato che l'incremento di potenza delle fonti di energia rinnovabili, compreso in Italia, sarà decisamente superiore a quanto prospettato da Monti e Brkic.
Le rinnovabili sono state caratterizzate da una diminuzione di costi di produzione pari al 60-80% negli ultimi 3-4 anni, unito ad un notevole aumento di efficienza. che hanno consentito un deciso incremento della domanda; questo trend continuerà ancora nei prossimi 20 anni, a meno che si affaccino sul mercato nuove più avanzate tecnologie.
Ha aggiunto infine che il legame tra il prezzo dell'energia elettrica e quello del petrolio è molto debole e che il settore dei trasporti (che ha il maggior impiego del petrolio) potrà subire dei mutamenti con lo sviluppo dei veicoli elettrici e l'uso dei biocarburanti.
In altre parole ha dimostrato che le previsioni dei consumi di energie mostrate poco prima non avevano tenuto conto di queste realtà
 
Nessuno dei tre oratori ha parlato dei problemi del clima, dell'aumento delle temperature terrestri, della presa di conoscenza dei politici e degli rapporti degli scienziati i quali hanno dimostrato le conseguenze deleterie per il continuo uso delle tre fonti fossili. Evidentemente l'unico interesse cui guardare delle multinazionali è quello economico.
 
Al termine dei vari interventi, il moderatore ha chiesto al numeroso pubblico, Prof  Andrea Sianesi del Politecnico, di fare domande agli esperti. Sono intervenuto per primo così.
 
A dicembre di quest'anno tutti gli stati che fanno parte delle Nazioni Unite (196 paesi) si riuniranno a Parigi per decidere come evitare l'aumento dei gas serra (prodotti dal carbone, petrolio e gas) per decidere se e come evitare che l'aumento delle temperature in corso non ecceda i 2° C in media alla fine del secolo.
La gente comune sta cominciando a prendere coscienza di questa situazione e sta facendo pressione sui politici affinché adottino le politiche di contenimento graduale dell'uso delle fonti fossili al più presto e non oltre il 2050 fino alla definiva decarbonizzazione.
Tutto ciò (la pressione sui politici dal basso) costituisce un fattore che sicuramente avrà un impatto sui consumi ed i prezzi delle fonti di energia. Mi sembra che nella costruzione delle previsioni dei consumi di energia a livello mondiale, sarebbe necessario - avrei dovuto dire, obbligatorio - tenerne conto.
Nessuno degli esperti ha commentato le mie affermazioni.
 
E' importante sottolineare che pochi giorni dopo questo incontro sono apparse le statistiche ufficiali dell'Agenzia Internazionale dell'Energia delle emissioni di gas serra nel mondo nel 2014. Esse mostrano per la prima volta un arresto del loro aumento dopo 40 anni di crescita ininterrotta nonostante l'aumento della produzione globale del 3.3%; la ragione ed il merito sono della Cina.
Questo grande paese infatti (finora l'uso del carbone ha coperto il 65% di tutto il fabbisogno energetico) prevede di ridurre i gas serra del 3.1% nel 2015. Voglio sottolineare che la sua organizzazione politica permette di attuare qualsiasi decisione economica senza obiezioni o discussioni: ciò che è deciso si fa e basta!
 
Per concludere questa lunga disamina, il 25 marzo su un'importante componente della varia stampa specializzata (QualEnergia.it) è apparso un articolo del direttore Gianni Silvestrini di cui riassumo i punti principali:
  • ·       nel recente comunicato congiunto di Greenpeace ed ENEL si evidenzia la forte rottura della politica energetica della nostra azienda elettrica che abbandonerà, così come ha già deciso la grande E.On tedesca, di abbandonare le fonti di energia fossili per produrre elettricità. Seguiranno altre "utilities", con il risultato di un forte impatto sulle politiche delle multinazionali del petrolio
  • ·       l'ex AD della BP John Browne ha detto: "lo scenario 2°C" (contenimentodell'aumento della temperatura terrestre entro i 2°C) non è accettato da molti della nostra industria perché non vogliono riconoscere questa minaccia esistenziale al proprio business"
  • ·       sta crescendo rapidamente il movimento che punta a convincere a disinvestire nel mondo dei fossili, dopo la presa di posizione delle Nazioni Unite attraverso l'UNFCC (dopo la Fondazione Rockefeller ed altri importanti investitori)
  • ·       nel mondo dei media è significativa l'accelerazione del quotidiano inglese Guardian il cui direttore Alan Rusbridger ha deciso di dedicare giornalmente una rubrica sul cambiamento climatico e supporterà il movimento "Divest Fossil", incitando a vendere le azioni delle compagnie impegnate nel settore fossile
  • ·       l'ultima mossa di Obama conferma che la leadership dell'azione sul clima sta passando oltre oceano con un'efficace battaglia tra USA e Cina; fra l'altro il presidente americano ha firmato una legge che impone che entro il 2025 tutti gli edifici governativi taglino le loro emissioni climalteranti del 40% rispetto ai valori del 2008, impegno doppio rispetto a quello previsto con la riqualificazione annua del 3% dell'edilizia governativa europea. Inoltre le emissioni specifiche dei veicoli governativi dovranno essere tagliati del 30% entro il 2025.
  •  
L'autore dell'articolo conclude dicendo: "Europa, Italia, datevi una mossa!"
Gianni Silvestrini è un esperto di energie, di ambiente e di soluzioni per il clima- Ha lavorato al CNR e al Politecnico di Milano; è stato Direttore Generale al Ministero dell'Ambiente e ha creato e presiede numerose associazioni nel campo.
Recentemente ha scritto il saggio "2 C°" par i tipi di Edizioni Ambiente, che giudico una pietra miliare per il futuro in favore del pianeta

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