Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 24/05/2013
RICORDO DI DON GALLO

I lettori di questo blog sanno certamente che sono da decine d’anni un laico non credente, di quelli “tosti” come si dice a Napoli, ed anche anticlericale nei confronti della Chiesa cattolica come è oggi, per come ha cambiato nei secoli in peggio la religione fondata da Gesù di Nazareth rendendola quasi un “business” con un “management” assoluto e conservatore che non ammette discussioni e obiezioni dal basso (chissà se il nuovo Papa Francesco riuscirà a farla ritornare come dovrebbe essere una religione che dice di predicare l’amore per il prossimo).
Eppure la notizia della scomparsa di questo prete salesiano e missionario in Brasile al tempo della dittatura degli anni 70, tanto diverso dagli altri, che ha dedicato la sua vita ad assistere le persone bisognose di tutto, dall’uscita dalla droga alla miseria più nera, cosa che ho apprezzato moltissimo, mi ha rattristato sinceramente.
Mia moglie ed io, durante una breve vacanza in Liguria nel luglio dell’anno scorso, avevamo avuto occasione di ascoltarlo in un parco per un paio d’ore in mezzo a centinaia di persone affascinate da Don Andrea.
Ci avevano fatto impressione le cose che diceva, molte delle quali condividevo completamente, e la forza con la quale le esprimeva nella loro semplicità perfettamente intellegibile a tutti, ai quali spesso strappava sorrisi e risate perché parlava sempre in allegria. Era uno dei pochi preti “sopportati” dall’alto clero che spesso all’inizio lo aveva anche umiliato relegandolo per impedirgli di parlare, invano.
Una delle cose che mi ha fatto più impressione è la risposta che aveva dato una volta alla domanda su come interpretasse il mistero della Trinità, cioè il Dio uno e trino, di una religione di cui egli era uno dei rappresentanti; la risposta era stata (più o meno): “ Non sono un esperto di dogmi perché sono un povero semplice prete di limitata cultura; mi basta di sapere che Dio sia antifascista”.
VERO “STATO” UNIONE EUROPEA. E’ POSSIBILE? QUANDO?
Quando entrò in funzione il Mercato Comune Europeo nel gennaio del 1958 l’idea di un “stato” europeo mi entrò subito nella testa. La causa principale di questo mio atteggiamento nasce dal fatto che, dopo un anno di lavoro in Nigeria (allora ancora colonia inglese), proprio nel 1958 iniziai ad occuparmi di mercati esteri, prima nella Pirelli alla Direzione Esportazione Gomma, poi all’AGIP nel Servizio Estero Agipgas, poi ancora come responsabile della Direzione Vendite Estero della Merloni-Ariston elettrodomestici. Non vado oltre per non annoiarvi, ma in tutta la mia vita di lavoro ho avuto a che fare con numerosi paesi del mondo, anche lavorandovi in alcuni di essi per periodi medio o brevi, e viaggiando molto sempre per lavoro.
Perché ho fatto questa lunga premessa? Una delle ragioni più importanti è che ho vissuto, per esempio, il problema dei dazi doganali che progressivamente sono diminuiti di entità fino ad essere eliminati fra paesi del Mercato Comune ed anche parzialmente nel mercato mondiale con vari accordi internazionali (GATT- General Agreement on Tarifs and Trade – WTO World Trade Organisation). Ho così visto crescere il mercato globale (con tutti i problemi che ha creato) ma che ha dato la possibilità a molti popoli di crescere economicamente e culturalmente.
In poche parole sono un europeista convinto da decenni.
Però, da quando
la Comunità Europea si è trasformata in Unione Europea in un primo tentativo di trasformarsi in uno stato federale, i nazionalismi di vario genere (es. Regno Unito, Francia, Germania, Polonia, Ungheria, ecc.) dei numerosi stati che la compongono hanno fatto sì che la meta finale “Stato” è stata rimandata sempre di più nel tempo. Una delle tante ragioni di questa situazione è la mentalità conservatrice dei politici di ciascuno stato (occorre veramente mandarli in pensione) che a loro volta hanno nominato i loro rappresentanti nella Commissione Europea apposta per rallentare questo processo. Questi ultimi hanno creato anche un pesante burocrazia nei vari campi, politico, finanziario, economico e fiscale, nei rapporti con altri stati esteri, militare, non sono neanche riusciti a prendere una decisione su una lingua comune, ecc.
Sono quindi divenuto sempre più pessimista di poter vedere la realizzazione dello “stato” Unione Europea con un governo ed un parlamento federali.
I paesi più importanti nel mondo non prendono quasi mai in considerazione l’Unione Europea come entità sovranazionale; pensate agli Stati Uniti dove, al di là delle dichiarazioni di cortesia e di apprezzamento per un futuro stato europeo, tutti i Presidenti hanno avuto e continuano ad avere contatti unicamente con i capi dei singoli stati, per non parlare della Cina, dell’India, ecc.
Ultimo esempio è stato il recentissimo viaggio del Primo Ministro cinese Li Keqiang in India – stato con il quale
la Cina ha da sempre molti contrasti di tutti i generi - con un incontro che ha lo scopo di iniziare un primo rapporto migliorativo che speriamo si realizzi presto. Subito dopo il signor Li si è recato in Pakistan, vecchio e fedele alleato per controbilanciare diplomaticamente l’incontro con il vecchio nemico di ambedue; e finalmente in Europa a Berna e Berlino. E perché non a Bruxelles, ho pensato subito? Una volta di più l’Unione Europea non conta niente, ahimè!
Poi è successa una cosa imprevedibile! Il vituperato Presidente francese François Hollande che ha perso in un anno dalla sua elezione moltissimi consensi, ha fatto alcune dichiarazioni impensate per un capo dello stato francese, tutti i suoi predecessori molto tiepidi o addirittura contrari all’Europa politica quando si tratta di cedere sovranità all’UE; così come
la Germania che si autodefinisce europeista solo a parole. Hollande ha auspicato un piano per arrivare nel 2015 ad alcuni concreti punti fermi dello stato europeo.
I media italiani non ne hanno parlato molto, come spesso succede; Eugenio Scalfari (domenica 19 maggio su
La Repubblica ) ha scritto un articolo entusiasta su questa possibilità, poco dopo moderato da un altro eccezionale articolo di Barbara Spinelli (22 maggio) che ha messo qualche puntino sulle “i” e qualche dubbio sulla reale intenzione del Presidente francese e sulla fattibilità del piano.
Il nostro Presidente del Consiglio Enrico Letta si è detto d’accordo sul piano Hollande
A mio parere quest’ultimo ha lanciato un messaggio concreto ai tedeschi in vista delle loro elezioni di ottobre.
Però la cosa mi ha ridato un po’ di fiducia.
Sono certo che risolverebbe molte situazioni, cominciando dalla crisi che ancora ci attanaglia. Gli Stati Uniti sono stati la causa della grande crisi mondiale che tuttora si fa sentire pesantemente; ne stanno uscendo più facilmente anche grazie al fatto di essere uno stato federale (tuttora con molte pecche) mentre l’Europa è invischiata seriamente in discussioni fra stati con idee diverse su come risolverla… e la fine non si vede vicina proprio perché non c’è una politica economica e finanziaria unitaria.
Credo di avere ancora qualche anno da vivere e sarei felice di vedere qualche passo concreto verso
la Stato Unione Europea.
Fotografie del 24/05/2013
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