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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 13/11/2014 @ 18:14:12, in L) Zero-carbonio, cliccato 657 volte)
L’ACCORDO USA CINA SUL CONTENIMENTO DELLE EMISSIONI PER LA DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE TERRESTRI
 
Ieri i due Presidenti delle nazioni che inquinano da sole il mondo per il 40%, Obama e Xi Jinping, hanno raggiunto un accordo per diminuire le loro emissioni di gas serra entro il 2030.
Leggendo i titoli della stampa ed ascoltando la radio e la televisione sembra che i pesanti problemi legati all’uso delle energie fossili, soprattutto carbone e petrolio (ma anche gas seppur in misura minore) saranno risolti abbastanza presto. In effetti l’accordo è una buona notizia perché gli impegni del Protocollo di Kyoto del 1997 che avevano lo stesso scopo non erano stati mantenuti (anzi le emissioni erano aumentate del 50%), soprattutto perché gli USA e la Cina e gli altri paesi del BRIC non avevano aderito. E’ una buona notizia perché costituisce un primo piccolo passo avanti in vista della Conferenza sull’Ambiente e l’Energia che si terrà a Parigi nel 2015 dove saranno discussi nuovi impegni fra la maggior parte dei paesi aderenti alle Nazioni Unite.
Tuttavia, se si va un po’ più nei dettagli dell’accordo di ieri fra i due paesi, si può capire meglio che, dietro i titoli, ci sono molte cifre che dimostrano la mediocrità dell’accordo.
Non posso qui dare dettagli, ma suggerisco di leggere su La Repubblica di oggi 13 novembre due interviste ad altrettanti scienziati che spiegano perfettamente cosa c’è dietro le strette di mano; una delle due è stata intitolata “I confini dell’ottimismo”; questa è del Professor Pascal Acot, francese. L’altra intervista è a Richard Brubaker, americano, che insegna a Pechino, Ambedue se ne intendono molto: se non avete il quotidiano a disposizione, sicuramente lo potete chiedere alla direzione del giornale o andare su Google dove sicuramente troverete i due articoli. Vale la pena di leggerli attentamente.
Mi limito fare un commento personale.
La gente comune ha cominciato a rendersi conto che qualcosa sta cambiando intorno a noi:
-          il cambiamento del clima con la sparizione delle stagioni intermedie con sintomi quali l’aumento della frequenza delle punte di temperature minime e massime o stagioni invernali ed estive irriconoscibili
-          le alluvioni sempre più frequenti che a loro volta provocano danni ingenti alle persone e agli ambienti: naturale, agricolo, rurale, e urbano
-          si parla molto dei problemi economici legati all’approvvigionamento e molto meno alle conseguenze dell’uso continuo delle fonti di energia fossili
-          accanto queste (carbone, petrolio e gas) si sono aggiunte le fonti alternative, prima il nucleare, e più recentemente altre alternative cui si sono aggiunte le rinnovabili di cui si conosce ancora poco perché la loro tecnologia è in continua e rapida evoluzione.
-          Le fonti di informazione parlano male o bene di tutte le fonti di energia, cosa che impedisce l’esatta conoscenza o addirittura confonde la gente la quale rinuncia ad approfondire la conoscenza; una delle ragioni principali è che le lobby dei produttori/venditori di energie fossili sono potentissime e condizionano politici e  altri decisori.
La cosa più grave è che la gente comune, salvo poche eccezioni legate a particolari siti industriali, non collega ancora molte di queste situazioni ai gravi danni all’ambiente in generale che sono a loro volta strettamente legati alla nostra salute, derivanti dall’inquinamento delle polveri e dai “gas serra” prodotti dalle fonti fossili, danni che sono in continuo aumento.
A fine settembre 2013 a fine marzo e a settembre 2014 l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle’ONU composto da circa 500 scienziati di tutto il mondo, ha presentato il suo 5° Rapporto sul Clima che ha confermato il deterioramento del clima e l’aumento delle temperature terrestri per cause antropiche, cioè come conseguenza dei comportamenti umani.
Sarebbe quindi necessario offrire una maggiore chiarezza e comprensione rispetto ai numerosi saggi esistenti, scritti in genere dagli “addetti ai lavori” e dai loro scambi di idee e discussioni in convegni ed incontri dove è praticamente assente la gente comune anche perché per alcuni sarebbero di difficile comprensione.
Inoltre è auspicabile che tutti i mezzi di informazione parlassero sempre più di frequente di questi problemi che riguardano direttamente noi e le generazioni future perché è necessario che le azioni per salvare il pianeta, cioè per “cambiare verso”, come dice il nostro giovane Presidente del Consiglio, siano realizzati al più presto possibile altrimenti non ce la faremo.
Tutti noi dobbiamo interessarci di questi argomenti per capire di più: è importante.
A proposito, il nostro giovane Presidente non se ne interessa come dovrebbe: nel decreto ”Sblocca Italia” ci sono numerose azioni che esaltano la ricerca e l’utilizzazione delle fonti fossili.
 
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Di Gennaro Aprea (del 25/10/2014 @ 18:32:47, in F) Questa è l'Italia, cliccato 517 volte)
LA MANCANZA DI CULTURA IN ITALIA
 
Vi sono molti tipi di cultura di cui gli italiani sono deficitarii, Uno fra i tanti è quello che riguarda i problemi legati all’ambiente in generale, e più precisamente alle conseguenze negative della situazione di degrado e di inquinamento che ha un forte impatto sulla nostra salute e sulla produzione agricola.
Un certo numero di persone ha iniziato a rendersene conto (alluvioni e disastri di tutti i generi dovuti al cambiamento del clima, a sua volta causato dall’uso crescente ormai plurisecolare delle fonti di energia fossili e delle loro emissioni nell’atmosfera). Però la maggior parte della gente comune non ha ancora l’esatta percezione della gravità della situazione perché l’informazione è scarsa e (volutamente) confusa; e così anche dell’urgenza di cambiare l’andamento.
 
Uno degli esempi è il seguente. All’inizio della settimana scorsa ho assistito a un “wokshop” internazionale che si è tenuto per 2 giorni presso l’università Bocconi, organizzato dallo IEFE che è l’Istituto di ricerca dell’università per l’ambiente e le energie, con la partecipazione di rappresentanti della Commissione Europea e di altri due istituti del settore ambiente.
Naturalmente il convegno si è svolto interamente in inglese (molte lezioni sono ormai in questa lingua alla Bocconi) e tutti gli astanti evidentemente non avevano problemi di comprensione. Però l’Aula Magna dove si è tenuto il convegno era piena per il 30%; quasi mi sono vergognato che gli “speakers” di alto livello (inglesi, francesi, spagnoli, finlandesi, olandesi, greci e italiani) si trovassero di fronte a un’aula semivuota.
Anche se la partecipazione era gratuita, a parte un certo numero di studenti, gli ascoltatori che fanno parte della gente comune erano completamente assenti (in tutto una cinquantina di persone lunedì e meno di quaranta il giorno successivo). Conclusione, ho avuto la netta impressione che tutti non potessero altro che parlarsi addosso.
Il titolo era “Innovazione nella valutazione e gestione del ‘LowCarbon’ e ‘Smart Cities’ “
In particolare si è parlato dei seguenti argomenti specifici che dovrebbero da tempo far parte della cultura almeno di una parte della gente comune:
-          controllo, misurazione e benchmarking (cioè con richiamo alle situazioni ottimali) dello sviluppo della “green economy”, con riferimento al Patto dei Sindaci (che si sono impegnati a raggiungere e migliorare nei rispettivi Comuni le mete previste dalla politica economica e ambientale europea del 20-20-20)
-          l’applicazione e l’utilità degli standard internazionali per le misurazioni
-          l’innovazione nella valutazione e la gestione del clima e della diminuzione delle emissioni di anidride carbonica (low carbon)
-          le “Smart Cities”, cioè le città “intelligenti” che hanno pianificato o stanno raggiungendo l’organizzazione ottimale di tutti i servizi al cittadino compreso il miglioramento della situazione ambientale. Presentazione di vari esempi di Smart Cities.
 
Argomenti questi che dovrebbero essere prioritari in tutti i media fra le notizie che ci tempestano di resoconti interviste e filmati su convegni di tutti i generi: politici, sociali, letterari, musicali, cinematografici, religiosi, ecc.
Invece non ho visto alcun giornalista, né alcuna notizia preventiva e successiva su questo importante evento. Mi chiedo se gli organizzatori si sono preoccupati di invitarli oppure – più probabile – i media non avevano disposizione giornalisti all’altezza della situazione.
 
In conclusione, la cultura della “green economy” continua a non essere di interesse generale come sarebbe necessario, nonostante i problemi del clima, della salute, dell’inquinamento e del degrado a livello europeo e mondiale siano da tempo divenuti gravi problemi sociali, politici, economici e della conservazione del globo terraqueo.
 
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Di Gennaro Aprea (del 25/09/2014 @ 17:43:11, in L) Zero-carbonio, cliccato 526 volte)
LA GIORNATA SULL’AMBIENTE ALLE NAZIONI UNITE

 
L’altro Ieri, 23 settembre, si è parlato molto di ambiente nell’aula delle Nazioni Unite. In 125 città nel mondo milioni di persone (in Italia Roma e Milano) hanno manifestato in favore dell’ambiente e contro l’uso delle fonti di energia che producono i gas serra che hanno un forte impatto sul clima, sulla temperatura terrestre, quindi sulla salute dell’umanità (Antonio Cianciullo - Intervista a Pascal Acot - La Repubblica).
Queste notizie mi hanno reso felice perché, come sapete, sono un convinto ambientalista e, nel mio piccolo, molto piccolo, ho cercato finora di trasmettere alla gente comune questo grande problema non ancora risolto.
Un’altra ottima notizia è che la Fondazione Rockefeller che appartiene alla famosa e antica famiglia che ha rappresentato finora la stella del capitalismo americano, ha deciso di non finanziare più alcuna impresa che si occupa delle fonti di energia fossili (carbone, petrolio e gas naturale (metano) e dei loro derivati, i quali sono tutti la causa dell’aumento dei gas serra insieme alla deforestazione. Questa decisione significa che la mobilitazione che viene dal basso ha aiutato anche gli scienziati, che studiano e controllano la situazione da anni, a convincere un rappresentante di una famiglia che ha fondato la Standard Oil nel XIX secolo, poi divenuta ESSO e iseguito EXXON, CONOCO, MOBIL e CHEVRON a ritirare tutti i finanziamenti in favore di chi inquina e cedere tutte le loro partecipazioni in queste società. I finanziamenti saranno d'ora in poi riservati a chi si occupa di energie rinnovabili (Federico Rampini su La Repubblica).
 
All’Assemblea hanno parlato numerosi personaggi importanti in favore dell’ambiente (persino Leonardo di Caprio) e molti capi di governo, fra i quali, oltre al Presidente Obama, anche il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi.
Ieri sera sul tardi ho sentito le sue parole che confermavano la ferma volontà del governo italiano di adottare lo sviluppo della “green economy”.
Di tutte queste notizie non ho visto e sentito molti commenti sui media, nemmeno su La Repubblica dei giorni successivi, perché i nostri giornalisti mettono avanti a tutto gli incontri per incrementare la coalizione per la guerra all’ISIS, le discussioni/beghe sull’Articolo 18 e l’uccisione del turista francese in Algeria.
E’ importante sottolineare comunque che le affermazioni di Matteo Renzi all’ONU sono in netto contrasto con le politiche della compagine ministeriale che continua a favorire l’estrazione del petrolio e del gas in Adriatico, Sicilia e Basilicata, in terra ferma e in mare aperto; ha riconfermato l’accordo per il gasdotto Transadriatico (che farebbe affluire questa fonte di energia non prima del 2020, quindi una politica non a breve termine, non fa obiezioni sull'aumento continuo dell'uso del carbone in alcune centrali elettriche, ecc..
Mi farebbe molto piacere se le parole di Renzi si trasformassero in realtà perché è necessario capire che la politica energetica deve trasformarsi in una rapida de-carbonizzazione, come alcuni paesi virtuosi ha già iniziato ad attuare.
Ciò significa confermare e continuare a dare finanziamenti alle energie rinnovabili in maniera intelligente (non come hanno fatto finora i passati governi), sviluppando la geotermia come e più dell’eolico e dei vari tipi di solare; e soprattutto significa dare lavoro a produttori di materie prime e seconde per l’efficienza energetica dei vecchi edifici e all’attività edilizia, facendo al contempo risparmiare sugli acquisti di petrolio e gas che importiamo, eliminando il carbone al 100%.
L’ENI dovrebbe aggiungere allo scopo sociale del suo statuto lo sviluppo delle energie alternative non inquinanti, come ha già fatto l’ENEL con la sua Enel Green Power che (stranamente ??) lavora più all’estero che in Italia.
 
Potrei continuare a lungo ma ritengo che queste brevi note siano sufficienti e chiudo con l’augurio che i media inizino a creare rubriche permanenti sui problemi dell’ambiente e del cambiamento del clima perché la gente comune deve poter prendere seriamente coscienza dei problemi importanti che incidono sulla qualità della vita di tutti noi.
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