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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 11/10/2010 @ 15:48:15, in C) Commenti e varie, cliccato 644 volte)
ANCORA SULLA LEGGE ELETTORALE
Trascrivo lo scambio di idee che ho avuto con un amico rodanese sull’articolo precedente
 
 
Subject: Articolo e tua riflessione
 
Ciao Gennaro
mi ha fatto piacere incontrarti, seppur rapidamente l’altro ieri
 
Intanto ti invio l'articolo di cui ti avevo parlato.
 
Poi, ho visitato il tuo sito ed ho letto sia Pillole Rodanesi 3 che Quali elezioni?
 
Sono abbastanza d'accordo con te. Concordo interamente sulla premessa, ma trovo un poco macchinosa la composizione di questo "Consiglio per una nuova legge". Molto democratico ma forse si corre il rischio di non essere molto operativi.
Basterebbe un rappresentante per ciascun partito presente in parlamento, quindi meno di quelli da te citati, oltre a un suo deputy nel caso di impedimento.
 
Poi perché no allo sbarramento al 5%? Credo che una delle ragioni principali della nostra ingovernabilità sia che abbiamo troppi partiti, alcuni molto piccoli e che sono rappresentativi di caste o interessi ristretti. O meglio servono a portare al desco della divisione della torta "politica" anche chi (forse...ma non troppo...vedi Mastella, Dini ecc) rappresenta solo se stesso ed i suoi familiari.
 
Troppa democrazia porta all'anarchia!
 
Magari possiamo addomesticarlo all'italiana: 3% ma non meno!!!   
 
Accettabile anche il doppio turno alla francese....un occhio verso i Paesi nordici, Norvegia in testa, potrebbe essere utile.
Dobbiamo uscire dall'area levantina altrimenti scivoleremo sempre più in basso...verso la Libia!
 
Cordialmente
Giorgio Facchetti
 
 
Caro Giorgio,
Rispondo a mia volta alle tue considerazioni.
a) mi sembra di aver già specificato che nella "Consulta" ci deve un solo rappresentante per partito o movimento
b) se la maggioranza insistesse all'inizio delle discussioni sul metodo tedesco, immediatamente non si potrebbe contare sulla collaborazione dei piccoli (e ne abbiamo assolutamente bisogno per approvare la nuova legge più democratica), ivi compreso Fini e C. che, in caso di elezioni, non è assolutamente, in questo momento, certo che riuscirebbe a superare il 5%, idem per MPA, ecc. Quindi se sorgessero delle discussioni sul metodo tedesco, immediatamente non si potrebbe contare sulla collaborazione dei piccoli (e ne abbiamo assolutamente bisogno per approvare la nuova legge più democratica), ivi compreso Fini e C. che, in caso di elezioni, non è assolutamente in questo momento certo che riuscirebbe a superare il 5%, idem per MPA, ecc.
c) col metodo francese la selezione dei piccoli sarebbe automatica: o maggioranza assoluta al primo turno, o ballottaggio fra i due che hanno avuto più voti al primo turno: quindi i piccoli non potrebbero aspirare a molti seggi
d) Mastella aveva i deputati necessari per annullare la maggioranza di due o tre seggi che aveva Prodi perché c'era il "mattarellum" che con la proporzionale del 25% permetteva ai piccoli di avere numerosi deputati
e) se poi la "consulta per la nuova legge elettorale" decidesse alla fine a maggioranza di adottare il metodo tedesco, va benissimo, però con lo sbarramento al 3% ricadiamo nel levantinismo perché avremmo ancora una pletora di partitini 
e) non conosco le leggi elettorali scandinave; mi illumini?
In conclusione, ritengo che non sia necessaria la caduta del governo Berlusconi ed un successivo governo provvisorio per fare la nuova legge elettorale. La nuova legge si può fare anche “Berlusconi regnante”, se abbiamo la maggioranza dei parlamentari che la vuole grazie agli accordi presi da una “Consulta”. E penso che con la buona volontà si potrebbe fare in pochi mesi.
Detto questo, ti ringrazio per il bellissimo articolo “Bordel State” (l’Italia) in inglese del Professor James Walston dell’Università Americana di Roma, che passerò certamente alla mia lunga lista di persone che conoscono la lingua.
A presto vederci per fare una chiacchierata non di fretta
Ciao
Gennaro
 
 
Di Gennaro Aprea (del 17/10/2010 @ 10:57:42, in C) Commenti e varie, cliccato 872 volte)
ANCORA SULLE FERROVIE. E ALTRE AMENITA’
 
Capotreno francese
Poliziotti inglesi
 
Nell’articolo precedente vi ho parlato della Stazione Centrale della “Milano da bere” dove regna un’assurda – per essere buoni - organizzazione dei servizi ai viaggiatori (l’ufficio assistenza ai viaggiatori apre alle 7 quando vi sono treni in partenza ed in arrivo a partire dalle 5.30 di mattina) e nessun ferroviere presente sa niente; In più, se lo si fa’ notare, alle informazioni ti dicono che “è un’anomalia”…..mentre invece è una semplice schifezza.
Questa volta vi parlo della società ferroviaria francese semiprivata, 50% TGV (treni grande velocità) del gruppo di statale delle ferrovie francesi SNCF e 50% di una società privata, un po’ come quella di Luca di Montezemolo.
Si tratta sempre della mia anziana sorella che è arrivata sabato scorso da Parigi con il treno in arrivo alle 5.38 (ritardo di 14 minuti) a Milano.
Alla partenza il conduttore francese del vagone nel quale viaggia mia sorella, come sempre si usa fare per i treni notturni con cuccette o vagoni letto, ritira a tutti i viaggiatori degli scompartimenti il biglietto e la carta di identità o il passaporto. Dopo la frontiera di Domodossola i francesi restituiscono la carta d’identità e trattengono il biglietto. Ciò accadeva alle 4.30 di mattina con le basse luci notturne.
Dopo un paio di giorni, mia sorella ci mostra la carta d’identità di un’altra signora francese insieme ad altri documenti, carta alla quale non aveva fatto caso con poca luce e senza occhiali. Chissà a chi il conduttore francese ha dato la carta d’identità di mia sorella.
Nasce il problema: come farà a passare la frontiera al ritorno senza questo documento?
La accompagno dai Carabinieri che dicono che senza un altro documento (mia sorella aveva con se una patente col vecchio indirizzo che è sempre valida in quel paese e non occorre rifare esami o controlli fino alla morte, anche a 110 anni) non potevano accettare una denuncia di smarrimento ma dovevano almeno avere il numero della carta d’identità emessa in Francia che si può otttenere andando al Consolato che farà le ricerche del caso presso il Comune di residenza, cosa per cui ci vuole molto tempo mentre mia sorella deve ripartire presto. Ci suggeriscono di andare in Comune e fare un documento sostitutivodell’atto di notorietà o un’autocertificazione….in Comune non se ne parla neppure.
Ultima speranza la Polizia di Stato. Ci proviamo e la risposta è come quella dei Carabinieri, ma l’Agente disponibile e che sa il francese, si accorge, come invece non fanno i Carabinieri, che non diciamo frottole, leggendo, oltre alla patente, anche sul libretto degli assegni di mia sorella il nome e l’indirizzo attuale. Si impietosisce e accetta di fare la denuncia di smarrimento.
Risultato:
a)     imperizia, o disattenzione, o incompetenza del ferroviere francese, ufficiale di pubblico servizio, che provoca fastidiose conseguenze?
b)     disattenzione di mia sorella che non controlla? ma in parte la si può perdonare data l’età e la situazione
c)      la burocrazia italiana
Tutto ciò succede perché in Italia e di altri paesi europei vige il principio della “mala fede”. Nei paesi anglosassoni, primo la Gran Bretagna, vige invece il principio della “buona fede”, cioè se io dico una cosa il mio interlocutore mi crede sulla parola. Per spiegarmi meglio faccio un esempio calzante. Se un inglese sta guidando l’auto e la velocità del mezzo supera il limite indicato, per esempio 30 miglia all’ora, e viene fermato da un poliziotto che gli contesta l’eccesso di velocità, la conversazione avviene più o meno così:
Poliziotto: “Buongiorno Signore; lei ha superatto il limite di velocità indicato….”
Conducente: “mi rendo conto, ma in buona fede non me n’ero accorto”
P. : “Come si chiama Signore? E dove abita?
C. : “John Brown” (in Gran Bretagna non esiste la carta di identità) ed abito a…….., in via……al numero..…”
P : “Bene, Signore, lei possiede la patente di guida?
C. : “Si, Agente, la possiedo” (in G.B. non è obbligatorio portarla con se)
P. : “Bene, Signore; l’ammenda è di 50 Sterline (circa 60 Euro). Domani verrà al posto di polizia di……..per pagarla, non oltre le 5 del pomeriggio. Può andare, Signore, buongiorno Signore”.
Il conducente parte e il giorno dopo si presenta la posto di polizia per fare il suo dovere.
Nel frattempo i poliziotti hanno verificato sul data base i dati del signor Brown. Se tutto è a posto non succede niente. Se invece ha detto qualcosa di inesatto (nome, mancanza di patente, indirizzo sbagliato, ecc.) l’ammenda può salire fino a 500 sterline a seconda della gravità della colpa e se non è recidivo. In caso contrario può andare perfino subito in galera per una sentenza che il giudice emette il giorno dopo (da noi si dice “per direttissima”, ma sono casi rari). E nessuno dei colpevoli può evitare queste procedure penali…a meno che non sia un delinquente di mestiere che non si presenta o non si fa’ trovare, così che può solo ritardare le pene, galera, ecc..Così funziona il principio della buona fede. Da noi ci sono invece moltissime leggi (troppe) e non ci sono controlli, così le leggi non sono rispettate.
Quali considerazioni da fare? Fate voi, però pensateci prima un po’ su.
 
 
 
Di Gennaro Aprea (del 29/12/2010 @ 17:41:43, in C) Commenti e varie, cliccato 753 volte)
SIAMO TUTTI SCRITTORI
È vero che molti famosi scrittori del passato non vivevano dei loro scritti, anzi spesso sopravvivevano grazie ad altri mestieri e professioni, ma in alcuni casi anche di rendita; non solo, il successo per molti di loro è venuto dopo la morte, nonostante fossero degli ottimi romanzieri, poeti o drammaturghi.
A partire dalla fine del 1800 quando fu istituito il Premio Nobel (il primo fu assegnato nel 1901) la scrittura ha iniziato la sua piena “mondializzazione” che è andata via via accentuandosi col passar degli anni. Senza fare nomi, mi riferisco ai premi letterari dei quali abbiamo assistito impotenti all’inflazione, specialmente in Italia. Penso che ogni sindaco ormai voglia far ricordare il suo nome instituendo un nuovo premio letterario….
Con il recente sviluppo della civiltà mediatica degli ultimi decenni e l’incoraggiamento che essa ha dato alle persone che una volta non si sarebbero mai aspettate di divenire famose in pochissimo tempo, molte di esse si sono messe a scrivere libri di tutti i generi, dalle autobiografie ai saggi politici, a quelli umoristici, ai romanzi, poesie, saggi sociali, e di moltissimi altri generi.
Cantanti, professori, comici, deputati e senatori, presentatori alla TV, giudici, partecipanti a trasmissioni di intrattenimento, attori, musicisti, giornalisti, avvocati, imprenditori, medici, sportivi, veline, ecc. hanno scritto di tutto e di tutti, unendosi a quell’infinità di scrittori sconosciuti che non riescono a far pubblicare i loro lavori perché sono appunto degli sconosciuti, soprattutto perché non appaiono in televisione.
La grande differenza fra i primi e gli sconosciuti è che gli editori fanno a gara per pubblicare i lavori dei famosi le cui immagini appaiono spesso in TV e poi sono commentate ulteriormente sulla stampa o sulla stessa TV da polemiche e discussioni per lo più chiassose. Questi hanno guadagnato e continuano a incrementare i loro redditi anche perché molti di essi sono diventati “testimonial” per la pubblicità di numerosi prodotti e servizi.
Personalmente non ho il tempo di seguire tutte le trasmissioni, ma circa 5 giorni alla settimana nella trasmissione di Corrado Augias “Le Storie – Diario italiano” ,vi è un nuovo libro pubblicato di recente; idem per la bisettimanale “Che tempo che fa” di Fabio Fazio; qualche volta ho seguito occasionalmente qualche trasmissione di altre reti nelle quali si presentava un nuovo libro. Potete quindi immaginare quanti sono i libri che escono ogni giorno riempiendo le librerie di ogni tipo, ben pubblicizzati in televisione.
Ma la cosa bella è che la gente – soprattutto quella che va al mare in vacanza – compra molti di questi libri facendo finta di essere un intellettuale sulla sdraio. E spesso si tratta di testi “spazzatura” di autori vari, compresi numerosi stranieri.
Mi chiedo: ma tutti questi libri esisteranno ancora nelle biblioteche – ormai molte informatiche – fra 50-60 anni, o anche più? Quanto le future generazioni apprezzeranno questi libri? Forse quelli che commentano le stagioni politiche e le situazioni sociali ed economiche ad esse connesse saranno ritenuti interessanti perché aiuteranno gli storici professionisti; ma gli altri? Chissà!.
E mi chiedo ancora: dato che i libri stampati stanno vistosamente perdendo terreno rispetto a quelli offerti ormai da più editori di libri da comprare via Internet[1], ma anche da leggere e sfogliare sulle tavolette elettroniche che stanno invadendo i mercati mondiali da un paio d’anni, cosa succederà a questi volumi cartacei che stanno anche loro inflazionando le librerie di tutto il pianeta?
Si, siamo diventati tutti scrittori (anche io) ma forse vi saranno solo poche opere – come è sempre successo - che resisteranno nel tempo e saranno parte della cultura delle future generazioni. Alcuni di essi, pur avendo scritto buone cose, stanno sparendo perché “non sono più di moda”  (es. Alberto Moravia)….ma speriamo che i giovanissimi li studieranno nella futura letteratura italiana o di altri paesi.
Rinnovo i miei migliori auguri di buon anno a tutti i lettori.


[1] Amazon ha dichiarato che le sue vendite di libri “on line” ha raggiunto il 52% quindi ha superato quelle del cartaceo
 

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