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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Gennaro Aprea (del 12/08/2019 @ 17:16:51, in L) Zero-carbonio, cliccato 262 volte)

Questo articolo è stato scritto da Luca Re di QualEnergia, il portale di notizie tecniche ed economiche destinato agli "addetti ai lavori" del mondo della sostenibilità ambientale. Quindi le notizie che leggerete non raggiungerebbero i miei lettori, cioè chi attinge ai normali media e social. Che sono invece importantissime e utili per tutti.

Come potete notare l'articolo è un estratto dello scritto originale in inglese pubblicato dall'IPCC.

L’eccessivo sfruttamento dei terreni che accelera il cambiamento climatico 

 

Luca Re  

 

Il rapporto speciale dell’IPCC sui cambiamenti climatici e l’uso delle risorse naturali da parte dell’uomo. Dati e riflessioni in sintesi.  

 

Il suolo è una risorsa “critica” per il futuro del nostro Pianeta, perché il modo in cui sfruttiamo la superficie terrestre per soddisfare i nostri bisogni – produrre energia, coltivare, dissetarci e così via – ha un impatto crescente sui cambiamenti climatici.  

 

Questo è il messaggio centrale che l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo delle Nazioni Unite che studia l’evoluzione del clima) ha voluto trasmettere con il suo rapporto speciale Climate Change and Land, presentato oggi, giovedì 8 agosto, a Ginevra. 

 

Mentre il rapporto uscito lo scorso ottobre si era concentrato sulla necessità di ridurre velocemente le emissioni di anidride carbonica per limitare a +1,5-2 gradi l’aumento delle temperature medie entro fine secolo, rispetto all’età preindustriale, il nuovo studio approfondisce le relazioni tra l’uso dei terreni e il surriscaldamento globale.  

 

Perché l’uso “sostenibile” dei terreni è di fondamentale importanza, avvertono gli scienziati dell’IPCC. 

 

Le foreste, i boschi, le aree coperte in tutto o in parte di vegetazione (paludi e acquitrini, ad esempio), sono bacini naturali (cosiddetti carbon sink) capaci di trattenere la CO2, quindi le attività umane incontrollate, come l’agricoltura intensiva, gli allevamenti di bestiame su vasta scala, la deforestazione, finiscono per peggiorare il bilancio climatico complessivo. 

 

Tanto che ogni anno arriva in anticipo il “giorno del sorpasso”, Overshoot Day (nel 2019 è stato il 29 luglio), il giorno in cui la Terra esaurisce tutte le risorse naturali a disposizione dell’uomo per dodici mesi.  

 

In altre parole: la popolazione mondiale vive sopra le sue reali possibilità, perché chiede agli ecosistemi terrestri più energia, più cibo, più acqua, più materie prime, rispetto a quello che gli ecosistemi sono in grado di offrire alle persone conservando un equilibrio ecologico.  

 

Così il rapporto speciale dell’IPCC si focalizza su temi come la biodiversità, l’alimentazione, le risorse idriche, il degradamento dei suoli (desertificazione, siccità), la distruzione degli ambienti naturali.  

 

Il punto è che lo sfruttamento eccessivo della superficie terrestre contribuisce a velocizzare il cambiamento climatico, e il cambiamento climatico a sua volta contribuisce a deteriorare sempre di più gli ecosistemi, perché gli eventi “estremi” – ondate di calore, alluvioni, siccità – diventano più intensi e frequenti producendo conseguenze rovinose, come l’erosione dei suoli, le frane, la scomparsa del permafrost.  

 

Gli incendi che stanno devastando la Siberia e lo scioglimento record dei ghiacci in Groenlandia (ad un livello di previsto finora solo nel 2070) sono esempi recentissimi di quanto il cambiamento climatico antropogenico (innescato dalle attività umane) stia facendo scomparire enormi fette del capitale naturale che la Terra ha messo a nostra disposizione.  

 

Guerre, conflitti tribali, migrazioni, sono altre conseguenze, stavolta sul piano sociale e geopolitico, che si dovranno affrontare in relazione al cambiamento climatico, evidenziano gli esperti dell’IPCC, soprattutto nelle regioni più povere ed esposte al cosiddetto “climate risk” (vedi anche qui).  

 

E poi c’è il seguente problema irrisolto: quasi tutti gli scenari che prevedono di contenere sotto 2 gradi il surriscaldamento terrestre, si legge nella sintesi dello studio speciale dell’IPCC, si affidano in varia misura alle soluzioni per rimuovere dall’atmosfera le emissioni di CO2.  

 

Si parla ad esempio di tecnologie per “catturare” l’anidride carbonica degli impianti industriali (CCS: Carbon Capture and Storage) in particolar modo quelle applicate alle bioenergie; di massicci interventi di rimboschimento/riforestazione, di aumentare la tutela e la conservazione degli ambienti naturali.

 Tutto dipenderà da quanto rapidamente l’uomo riuscirà a tagliare le emissioni inquinanti nei prossimi 10-20 anni nei vari settori: trasporti, produzione energetica, agricoltura, industrie, edifici.  

 

Tenendo presente che per catturare ingenti quantità di CO2 con le bioenergie o le riforestazioni si rischierà di generare una crescente competizione tra i differenti utilizzi dei terreni: per le colture alimentari, per le piantagioni destinate a produrre energia o carburanti biologici, per rigenerare gli ecosistemi danneggiati… Il punto è che “convertire” una certa area da un uso a un altro, ad esempio da foresta a terreno agricolo oppure viceversa, ha sempre un suo costo o un effetto secondario indesiderato, come la perdita di biodiversità e il minore assorbimento di CO2, nel primo caso, la minore sicurezza alimentare nel secondo.  

 

In definitiva, ammonisce l’IPCC, l’uomo dovrà imparare – e dovrà farlo molto in fretta – a gestire in maniera molto più attenta responsabile le risorse naturali, a ridurre gli sprechi idrici e alimentari anche attraverso delle modifiche alla dieta (minore consumo di carne), a diffondere soluzioni di economia circolare per riutilizzare il più possibile le materie prime. Documento allegato (pdf in inglese):

 

 

·         La sintesi del rapporto speciale IPCC Climate Change and Land 

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Tags: agricoltura, biodiversità, bioenergie, cambiamento climatico, capitale naturale, deforestazione, emissioni CO2, overshoot day, rapporto IPCC, risorse naturali,

 
Di Gennaro Aprea (del 18/05/2019 @ 17:15:37, in L) Zero-carbonio, cliccato 294 volte)
PNIEC
 
Ecco una nuova sigla. Gi esperti e i burocrati non riescono a perdere il vizio di inventarne di nuove, sempre più complicate e non facili da ricordare per le persone che non le usano continuamente perché hanno differenti interessi culturali o che comunque non riguardano la loro vita quotidiana.
Si tratta però di un argomento nuovo e importante; ed ecco cosa significa: Piano Nazionale Integrato Energia e Clima.
 
Esso costituisce una delle applicazioni della Strategia Energetica Nazionale (SEN) pubblicata a fine 2017 che tiene conto, fra l'altro, delle modifiche dei consumi negli ultimi anni da fonti rinnovabili nei Paesi membri dell'Unione Europea. E' stato pubblicato dal MiSE nel dicembre 2018 ed inviato alla Commissione Europea in attesa della loro "benedizione". Il Ministro insieme a quello dell'Ambiente hanno fatto una presentazione in marzo. Non ricordo molti riscontri sui media.
 
Da un po' di tempo a questa parte c'è sicuramente un aumento di attenzione ai problemi ambientali mediante trasmissioni e articoli sui media. Tuttavia da mesi gli esperti discutono sul PNIEC (e sollevano obiezioni o fanno polemiche) fra di loro ma i media, compreso internet, non ne hanno dato ulteriori dettagli come sarebbe necessario per la sua importanza.
La mia piccola ambizione è da sempre quella di cercare di comunicare al grande pubblico nuove informazioni evitando il gergo, spesso non facile a comprendere, degli addetti ai lavori. Cosa che essi non fanno, anche se dovrebbero e potrebbero.
Giovedì 9 maggio ho seguito il convegno di "Energy & Strategy Group" della School of Management del Politecnico di Milano che ha infatti esaminato a fondo il contenuto del PNIEC.  Auditorio: circa 1.100 persone contro le solite 5/700. Alla presentazione sono seguite 3 tavole rotonde di esperti, tecnici, economisti (in totale 17 persone).
Ho cercato invano il giorno successivo ed i seguenti fino a domenica se radio TV e quotidiani (Corriere e Repubblica) lo avessero menzionato. Come sempre, il Gruppo ha presentato questo rapporto e consegnato agli intervenuti un sostanzioso volume cartaceo, da cui ho tratto queste note.
 
Tutti siamo ormai abituati ad udire ed usare la parola sostenibilità. Essa tocca numerose situazioni come l'inquinamento, le emissioni di gas serra, quindi il clima, il consumo di suolo, la deforestazione, i rifiuti, specialmente la plastica, l'agricoltura intensiva e la produzione e le abitudini  alimentari, le acque, le industrie elettrica, chimica, petrolchimica, siderurgica, ecc. ecc.
Oggi l'importanza del nuovo PNIEC deriva dal fatto che esso fissa un piano "sfidante" di incremento delle energie rinnovabili. Esso si prefigge di diminuire di elevate percentuali il ricorso alle energie fossili (carbone, petrolio e gas), cioè  quelle che producono gas serra e gli altri inquinanti, responsabili del continuo aumento medio delle temperature terrestri, quindi dei violenti e frequenti cambiamenti climatici.
Qui di seguito un brevissimo condensato:
 
Potenza totale istallata per la produzione di energia elettrica - 2017 (in GigaWatt)
- Totale da tutte le energie                                    118     GW
- Totale da energie fossili (carbone petrolio gas)    64        "
- Totale da energie rinnovabili                                 54        "
- di cui da idroelettrico storico                                 18,8      "
- di cui da nuove energie rinnovabili                        35,2     "
 
Gli obiettivi del nuovo Piano riguardano le strategie dell'Italia per il periodo 2021-2030 per la decarbonizzazione, efficienza energetica, autoconsumo e generazione distribuita, sicurezza energetica ed elettrificazione dei consumi. Prima fase al 2025, seconda fase al 2030.
 
 
 
 
PROGETTO DI  POTENZA ISTALLATA PER FONTI  (MegaWatt)
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
      Fonte                              2017                          2025                     2030                    Percentuale
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
         Idrica                          18.863                      19.140                  19.200                         + 2%
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
     Geotermica                         813                           919                       950                       + 17%
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
        Eolica                            9.766                       15.690                 18.400                       + 88%
 di cui off-shore                        0                                300                      900
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
      Bioenergie                       4.135                        3.750                    3.764                         - 9%
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Solare (*)                19.682                       26.990                  50.880                   + 158%
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
       Totale                           53.259                      66.169                   93.194                     + 75%
 
 
(*) fotovoltaico + solare termico
 
Da notare l'aumento spettacolare della fonte solare nella seconda fase
 
 
Il Gruppo Energy & Strategy ha presentato ancora numerosi dati fra i quali i più significativi sono quelli della produzione di energia elettrica, soprattutto per l'eolico ed il solare.
 
 
             ENERGIA COMPLESSIVA GENERATA PER FONTE (TeraWattH)
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Fonte                            2017                         2025                    2030                   Percentuale
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
      Idrica                            46,0                          49,0                     49,3                    + 4,7%
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
   Geotermica                       6,2                            6,9                       7,1                    +15%
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
      Eolica                           17,2                          31,0                     40,1                  +133%
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
   Bioenergie                      19,3                          16,0                      15,7                    - 19%
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
      Solare                          24,4                          36,4                      74,5                 + 205%
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
     Totale                         113,1                        139,3                    186,8                  + 65,0%
 
Anche qui si evidenziano gli obiettivi particolarmente ambiziosi il cui conseguimento è assolutamente necessario per raggiungere il deciso taglio delle emissioni climalteranti stabilito a livello europeo e internazionale. Nello svolgimento del Piano gli autori si sono poi concentrati sulle due maggiori rinnovabili, eolico e solare.
 
Una delle peculiarità importanti del Piano è quella di favorire i cosiddetti repowering e revamping.
 
Per esempio, nel caso dell'eolico, sostituire le vecchie pale eoliche di potenza inferiore con altre più potenti nello stesso posto, quindi senza occupare spazio aggiuntivo; idem per i pannelli solari che nel tempo, a parità di dimensione, hanno aumentato la loro potenza ed efficienza.
Altro esempio: nel caso di vecchi impianti fotovoltaici di grande dimensione, per non aumentare l'occupazione di suolo, li si può sostituire con nuovi pannelli più potenti ma di pari dimensione al fine di conservare la stessa capacità produttiva, lasciando però maggiore spazio fra le file, con lo scopo di lasciare terreno sufficiente per la coltivazione orticola.
 
Per raggiungere questi risultati eclatanti si sottolinea che il Piano dovrà evitare uno sviluppo inerziale qualora lo si lasciasse al libero mercato come è successo finora (pur tenendo conto degli incentivi finanziari esistenti).
 
Quindi il Piano non può fare a meno di esaminare e risolvere le difficoltà crescenti cui lo sviluppo deve far fronte per realizzare il progetto.
Fra queste vi sono:
- emissione di "provvedimenti normativi e regolatori di accompagnamento coerenti con
  lo  sviluppo del PNIEC"
- eliminazione della lentezza burocratica
- ricerca della disponibilità di suolo (e di adatte acque costiere) per la installabilità della 
  potenza  prevista
- barriere di mercato od economiche in determinate zone per la presenza delle attuali
  configurazioni del sistema elettrico (centrali elettriche, trasporto energia con tralicci ad
  alta tensione, stazioni di trasformazione e ulteriore trasporto ai consumatori
- disponibilità di imprese capaci quindi necessarie a questo sviluppo
 
Personalmente ritengo che vi sia un'ulteriore difficoltà da superare, cioè la resistenza delle multinazionali mondiali del petrolio e gas. Per l'Italia l'ENI ha reso noto in febbraio il suo programma finanziario che prevede di continuare ad investire il 3,5% all'anno delle sue disponibilità fino al 2022 per la ricerca e l'estrazione di petrolio e gas naturale. Non mi risulta che Il governo responsabile della politica di sostenibilità industriale (MiSE), ne abbia messo bocca, forse per evitare ulteriori polemiche in questo periodo di pre-elezioni.
 
Come già accennato, le discussioni attuali degli stessi esperti ed addetti ai lavori vertono principalmente sui dubbi circa la possibilità di realizzare effettivamente questo Piano, in particolare nella seconda fase dal 2025 al 2030.
Il Gruppo Energy & Strategy ha costruito un'ottima strategia economico-tecnica esaminando a fondo tutte le possibili situazioni e ostacoli durante le due fasi, offrendo soluzioni adeguate.
Il Gruppo è divenuto un eccellente punto di riferimento nel settore.
 
Per esempio, per il problema della disponibilità di suolo, si esamina l'utilizzazione di aree industriali dismesse, di cave dismesse od esaurite, aree agricole non utilizzate, ecc. E sembra che tali disponibilità possano coprire il fabbisogno di suolo.
Per la soluzione delle altre difficoltà proseguono gli studi, le discussioni e gli approfondimenti.
 
 A proposito di scarsa comunicazione al pubblico, una lode va alla Casa della Cultura di Milano che invece continua a coinvolgere alcuni esperti sull'argomento ambiente. Sabato 11 maggio di mattina la Professoressa Claudia Sorlini ha fatto una conferenza superlativa sulle conseguenze dei comportamenti umani e sui conseguenti impatti negativi sul nostro pianeta. Nel pomeriggio i Proff. Paolo Pileri e Renzo Rosso hanno approfondito problemi particolari relativi al consumo del suolo e dell'acqua. L'auditorio era numeroso ma consiglio tutti i soci non presenti di vedere queste conferenze sul sito (casadellacultura.it).
 
Mi auguro che queste brevi informazioni sul PNIEC siano state utili per dimostrare l'importanza del nuovo programma nazionale e dell'apporto dell'Italia in favore della sostenibilità.
 
Gennaro Aprea
 
 
Di Gennaro Aprea (del 22/02/2019 @ 16:35:58, in L) Zero-carbonio, cliccato 350 volte)
COSTI E BENEFICI
 
"Una società ecologicamente sostenibile potrà affermarsi quando diventerà desiderabile".
 
Non è la prima volta che ricordo questa frase di Alexander Lager, uno dei nostri massimi ecologisti, che la pronunciò nel 1995. La scrissi anche nell'introduzione del piccolo saggio del 2012.
Come molti già sanno, nella strategia di marketing per vendere più agevolmente qualsiasi bene o servizio, la comunicazione al mercato deve essere tale da renderli desiderabili.
Cosa, ahimè che ancora non si è realizzata per l'attuazione di una economia sostenibile, nel senso più largo della parola, sviluppo, lavoro, territorio, salute, sicurezza, ecc.
Da cosa dipende questa situazione? Le cause sono tante e si potrebbe scriverne a lungo, ma mi limito a evidenziarne due gruppi.
 
Primo, la limitata o trascurabile conoscenza dei nostri gestori politici dell'enorme argomento dei problemi ambientali; e di conseguenza i ridotti o pressoché zero programmi politici che finora non sono mai stati per loro una priorità, mentre invece è divenuta oggi sempre più pressante.
 
Secondo, scienziati, esperti ed addetti ai lavori che studiano e si occupano di energie non inquinanti alternative alle fossili si parlano fra di loro, cosicché la gente comune non ha a disposizione una corretta informazione necessaria a renderla consapevole di questi problemi. E ciò ha un impatto anche sui politici che hanno la tendenza ad essere scettici su di essi. Non solo, un ulteriore impatto si è avuto su molte persone che hanno ricevuto notizie contraddittorie (con l'"aiuto" delle industrie delle energie fossili) così esse sono divenute a loro volta scettiche e pensano o sono convinte che un'economia sostenibile costerà molto di più di quella attuale.
 
In altri paesi, europei e non, la situazione è certamente differente nel senso che la gente comune ha acquisito maggiore consapevolezza, soprattutto fra i giovani (abbiamo sentito recentemente le loro iniziative - vedi articolo precedente, COP 24).
 
Allora perché il titolo di questo articolo?
I media ci hanno a lungo riempito la testa di costi e benefici riguardo alla linea TAV: molte/troppe notizie contraddittorie (per motivi politici) ed infine smentite e riconoscimento di errori di approccio.
 
Non dobbiamo dimenticare che i costi e benefici per un qualsiasi investimento innovativo sono basilari per ogni azione economica, nessuna esclusa. Purtroppo abbiamo spesso sentito di investimenti importanti nelle infrastrutture che non hanno dato risultati positivi, anzi essi sono stati una perdita per la comunità, cioè per noi cittadini-contribuenti.
 
Eppure vi sono movimenti internazionali il cui scopo è "divest fossil energies".
All'estero, essi riescono a portare persone nelle piazze perché le hanno convinte a comportamenti utili a limitare l'uso delle energie inquinanti e produttrici di gas serra.
Alcuni di questi movimenti sono riusciti persino a convincere grandi investitori (assicurazioni, enti pensionistici, fondazioni e simili) a disinvestire i loro patrimoni mobiliari nelle imprese del carbone, petrolio, gas naturale.
 
Alla luce di queste considerazioni ritengo necessario che le modifiche dei comportamenti di chi ci governa in Italia e di noi cittadini abbiano bisogno di un chiaro convincimento sulla convenienza economica di sostituire le energie che abbiamo utilizzato finora con altre alternative.
 
Di conseguenza è indispensabile che ogni partito e movimento politico coinvolto in elezioni di ogni genere, non solo inserisca nel suo programma l'economia sostenibile come prioritaria, ma anche si prefigga di fare ricerche e studi accurati sui costi e benefici della sostituzione dell'economia cui siamo abituati, in particolare le energie fossili.
 
Queste vecchie fonti - ormai molti già ne sono abbastanza convinti - hanno rovinato gravemente l'ambiente in tutte le maniere possibili.
Per realizzare tutto ciò sono necessari esperti e tecnici di altissimo livello specializzati in ciascun settore dell'economia, della salute e delle problematiche ambientali, coordinati da esperti di sostenibilità economica. Naturalmente tutti affatto indipendenti da partiti e movimenti di origine politica.
Ma non basta. E' importante che queste politiche siano abbracciate dalla gente comune affinché sia spinta a premere sui legislatori e su chi le fa applicare. La gente deve essere pienamente informata e coinvolta.
 
In altre parole noi tutti non dobbiamo attendere che i governi (centrali e locali) legifichino tiepidamente in favore dell'ambiente con l'attuale lentezza. Dobbiamo prendere iniziative e scendere in strada affinché queste nuove politiche divengano più incisive e applicate con la massima rapidità; tutto ciò anche al di là degli accordi internazionali (es. accordi europei al 2030, data ultima per salvare il pianeta)
 
Non sto qui ad elencare tutte le infinite situazioni che possono interessarci direttamente, sono molte.
Ecco un solo esempio fra i tanti
 
- Plastica biodegradabile. L'abbandono completo della plastica (inventata dal nostro grande chimico Giulio Natta nel secolo scorso) che continuiamo ad utilizzare, è ancora lontano ma è necessario sostituirla al più presto, come più volte è stato ampiamente dimostrato dalle immagini delle isole di rifiuti di plastica nei mari e nell'esistenza di microplastica nel pescato, cibo importante della nostra alimentazione, con le conseguenze negative sulla salute degli umani e di uccelli e di altri animali.
 
Le materie prime per produrla provengono interamente dal petrolio con processi petrolchimici a loro volta pericolosi per l'ambiente e gli umani.
Eppure la tecnologia ha fatto da tempo passi da gigante e già oggi la sostituzione completa con plastica biodegradabile è possibile.
Quali le cause principali?
a) l'industria petrolifera/petrolchimica che sembra non avere alcuna intenzione di cambiare mestiere (salvo poche virtuose eccezioni estere) e continua ad investire nella ricerca e lo sviluppo
b) l'industria della fabbricazione della materia prima plastica e delle sue applicazioni e utilizzazioni
c) la grave insipienza dei politici sui problemi della sostenibilità e la lentezza con la quale stanno affrontando il problema i decisori che si avvicinano a queste problematiche, spesso pesantemente condizionati dalle industrie di cui sopra.
 
Occorre affrontare decisamente l'esame costi-benefici della sostituzione della plastica con le nuove materie prime interamente biodegradabili, così come per tutti gli altri settori economici iniziando da quelli che hanno un impatto più pesante rispetto ad altri, come la mobilità delle persone e delle merci, l'agricoltura, tutte le varie cause del riscaldamento terrestre e le numerose soluzioni innovative della produzione di energia elettrica con il relativo accumulo (è di questi giorni la notizia del nuovo campo eolico più grande del mondo in acque britanniche che sarà pari a 7 centrali atomiche) riscaldamento e raffrescamento naturali. Senza dimenticare il riuso.
 
Per passare oltre la plastica, i calcoli più difficili sono quelli riguardanti il valore dei benefici per l'ambiente e la salute derivanti dall'uso di nuove tecnologie; per quest'ultima direttamente in prima battuta e indirettamente a cascata dai graduali miglioramenti ambientali.
Miglioramenti che alcuni tecnici, abbiamo sentito, tendono a ritenere "insignificanti" o privi di interesse.
 
Ora che avete finito di leggere, tornate al primo rigo e valutate ancora la frase di Langer.
 
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